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Nicolò Mirra: "La chiamata di Fnatic e AS Roma ha cambiato tutto"

Da ex calciatore a pro-player, Mirra ci racconta cosa significhi davvero essere un professionista degli eSports

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Nicolò Mirra: "La chiamata di Fnatic e AS Roma ha cambiato tutto" Fonte: Facebook

Nicolò “Insa” Mirra è un pro-player eSportivo dell’AS Roma. Giovane e talentuoso, si è avvicinato al mondo degli sport elettronici per gioco, dopo aver abbandonato del tutto la carriera da calciatore a causa di ripetuti interventi al crociato: “Giocavo a Gears of War – che è uno shooter competitivo – e dopo sono passato a Fifa facendo tutta la gavetta: son partito giocando per divertimento, con gli amici, ho vinto i miei primi tornei online e dal vivo. Col tempo i primi team, i primi sponsor… e alla fine è arrivata la chiamata della Roma e da FNatic che è stata veramente un’emozione unica” – ha raccontato.

Così, da semiprofessionista a player ufficiale di un’importante società sportiva, Mirra ha visto la sua vita cambiare completamente. “Quando ha cominciato a diventare qualcosa di più, quando ho cominciato a vincere, a portare a casa i soldi – parliamoci chiaro – quando ha cominciato a diventare effettivamente qualcosa che mi dava da mangiare, anche i miei genitori hanno capito quanto questo ambiente potesse essere potente. Ho conosciuto persone, fatto amicizia, ho viaggiato, fatto esperienze che ricorderò per tutta la vita. E di questo non posso che essere grato alla Roma e a FNatic” – ha spiegato.

Essere un professionista eSportivo non è semplice come in molti pensano. Uno dei pregiudizi più forti è proprio quello che riguarda la preparazione fisica, l’elemento che, a detta dei più, mancherebbe rispetto agli sport tradizionali. Non è proprio così. Anche gli atleti eSportivi si allenano, a seconda della sfida che devono affrontare.

“Nel periodo in cui siamo vicini a una competizione, come un torneo dal vivo, ci alleniamo 2/3 ore al giorno, giocando con gente dello stesso livello o più alto, per provare le tattiche. Invece quando giochi la week-end league, che è una competizione che si svolge in un fine settimana per qualificarsi agli eventi, devi affrontare 40 partite a week-end e quindi la preparazione non deve essere tanto più sul livello quanto più sulla quantità (anche 10 ore di fila senza perdere la concentrazione). L’aspetto fisico c’è: dal punto di vista delle mani, delle braccia, andiamo in palestra, abbiamo un allenamento preciso che ci permette di liberare tutto lo stress e di mantenerci in forma” – ha dichiarato.

E ci vuole soprattutto una mente allenata “perché devi lavorare sulla visualizzazione, sul respiro: se durante una gara hai una respirazione costante e precisa, fatta nella maniera giusta perché l’hai allenata nei mesi, ti permette anche di recuperare la concentrazione durante i momenti più duri di un torneo. È un mind-game l’eSport e se veramente sbagli è finita. Ecco perché mi alleno, diciamo ‘faccio delle sessioni’, con il mio mental coach, Mauro Lucchetta” – ha aggiunto.

Quando gli chiediamo quale sia il gamer più forte contro il quale abbia giocato, non ha dubbi: “Agge (August Rosenmeier ndr), ex giocatore del PSG e ora de l’Hashtag United. Ci ho giocato l’anno scorso al mondiale per club e mi ha dato la dimostrazione di essere un giocatore incredibile anche in un momento di difficoltà, perché quella non è stata la sua grande stagione. È uno che lotta veramente tanto e non lascia spazio a errori. È finita 1-0 ma è stato un avversario incredibile” – ha raccontato.

Il sogno nel cassetto? “La eSerie A. Spero veramente che la facciano e sono convinto che la faranno, è solo una questione di tempo. Un altro sogno è di vedere la nazionale azzurra in Italia su Fifa perché han già fatto 5/6 nazioni quest’anno durante il periodo dei mondiali: il Belgio, la Francia, lo stanno facendo gli Usa, un mio compagno di team è nella Svezia, hanno fatto la Svezia! Insomma stanno facendo un po’ di nazionalità ufficiali associate al club di calcio: sarebbe figo vedere anche gli azzurri su Fifa”.

Il consiglio di Nicolò “Insa” Mirra…

5 skills per un gamer professionista? “Dedizione, concentrazione, pazienza, la voglia di vincere (perché se hai la grinta, la voglia, la rabbia… forse sarebbe più giusta questa, la parola ‘rabbia’, però rabbia positiva), un ambiente ideale”.

E quale sarebbe un ambiente ideale? “La Roma (ride). La Roma e i FNatic sono un ambiente ideale, quindi direi un ambiente come il mio” – ha concluso Mirra.

HF4

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