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Nuoto, Megli chiama Tokyo: “La mia grande onda è l’Olimpiade"

Intervista esclusiva per Virgilio Sport del campione di nuoto Filippo Megli, specialista azzurro dei 200 sl

19-05-2021 17:05

Quelle di Tokyo saranno Olimpiadi molto difficili per molti atleti che hanno dovuto modificare i loro piani di allenamento e adattarsi a situazioni logistiche difficili soprattutto in sport come il nuoto, dove la possibilità di allenarsi in acqua è fondamentale. Come se non bastasse, Filippo Megli, specialista azzurro dei 200 sl, ha dovuto affrontare due grossi ostacoli in questo periodo di avvicinamento alla competizione a cinque cerchi: un infortunio alla spalla lo scorso inverno e poi il Covid che lo ha costretto ad un secondo stop e a rivedere la sua programmazione. Attualmente Megli (nuotatore della Florentia Nuoto e del Centro Sportivo Carabinieri) detiene il record italiano dei 200 stile libero, quando ai Mondiali 2019 di Gwangju aveva fermato il cronometro a 1’47″94, battendo il primato di Emiliano Brembilla che durava da 10 anni. Nella stessa edizione era riuscito a battere un altro storico record italiano nella staffetta 4×200 sl, insieme ai compagni Detti, Ballo e Di Cola.
Due anni dopo questa competizione stratosferica per Megli, lo abbiamo intervistato in esclusiva per Virgilio Sport alla vigilia degli Europei di Budapest per farci raccontare come ha preparato il ritorno alle gare internazionali dopo un lungo periodo di stop e mille difficoltà, ma soprattutto per raccogliere le emozioni in vista di Tokyo e di quel sogno olimpico che aveva sfiorato nel 2016 e che ora è sempre più vicino.

Filippo, raccontaci come è stato questo periodo di avvicinamento alle Olimpiadi in cui hai dovuto affrontare prima l’infortunio alla spalla e poi il Covid.
È stato un periodo difficile perché, dopo essermi ripreso dall’infortunio alla spalla, tra novembre e dicembre ho acuto il Covid. Ma sono tornato in acqua a gennaio grazie alla Rari Nantes Florentia e al centro Sportivo che mi hanno permesso di riprendere velocemente a nuotare. Però è stato un periodo molto lungo e difficile perché dopo l’estate avevo ripreso a nuotare, ero tornato ai miei livelli e a fare dei buoni allenamenti, ma poi è arrivata la stangata con il Covid. Due stop di fila durante la ripresa sono troppi e fino a febbraio/marzo non facevo fatica a finire gli allenamenti, avevo problemi energetici e anche di fiato. Però, nonostante tutto, siamo qui e inizio a vedere le mie gare, quelle internazionali.

In uno sport come il nuoto non è facile riprendere dopo un lungo stop.
Non lo è. Il nuoto è uno sport di costanza e perdere anche solo una settimana è devastante. Noi facevamo sempre questo paragone: perdi una settimana e perdi un mese, perdi un mese e perdi un anno. Forse è un punto di vista molto pesante, ma è molto vero a livello di sensazioni. Per recuperare devi avere tanta testa e tanta motivazione. Ho avuto momenti bui in questo periodo, con problemi fisici che si riflettevano a livello psicologico. Però ormai sono stati superati e anche quelli fanno parte della vita dell’atleta.

Dopo aver superato questi ostacoli, finalmente arrivano le grandi gare internazionali. Iniziamo subito con gli Europei: Budapest 4 anni dopo. Torni in Ungheria dove nel 2017 avevi partecipato ai Mondiali. Ci regalerai qualche sorpresa?
4 anni dopo Budapest. Fa un po’ senso dirlo perché, avendo perso due anni, sembra l’altro ieri. Sono anche emozionato perché per due anni non ci sono state competizioni internazionali che ti danno sensazioni che in Italia o a livello regionale non riesci a trovare. Poi torniamo in una piscina veramente bellissima che mi ha regalato il mio primo Mondiale, quindi fa ancora più piacere. Per quanto riguarda la gara in sé, cercherò di arrivare in una condizione di medio-alta forma perché il mio obiettivo sarà il Trofeo Sette Colli dove dovrò staccare il biglietto per le Olimpiadi. Naturalmente, essendo un Campionato Europeo, è una gara importantissima, anche se nell’anno olimpico l’Olimpiade è la gara clou. Cercherò di fare il meglio possibile. È difficile ripetere un record italiano in queste condizioni, ma non è impossibile. Magari una mano dal cielo, un aiuto angelico, mi potrebbe dare una mano. Però la testa c’è e visto che la testa e il fisico quasi. Visto che la testa ha un grande influsso sul muscolo, chissà. Magari l’adrenalina e la voglia di spaccare a quei livelli potrebbero portare a fare delle belle gare.

E noi ci contiamo. Ma spiegaci come questi periodi di stop e le difficoltà logistiche di questo periodo hanno inciso sulla tua preparazione. Cosa hai dovuto cambiare nella programmazione?
Il mio percorso, dal problema alla spalla in poi, è cambiato molto. Ho dovuto aggiungere un’ora al giorno di fisioterapia, ho dovuto togliere dei sovraccarichi e degli attrezzi che noi nuotatori usiamo in acqua e in palestra. Insomma, l’allenamento è stato rimodellato in base ai miei bisogni e alle mie sensazioni. Soprattutto per non sovraccaricare la spalla e per non ricreare quei movimenti sbagliati a livello muscolare che erano le cause del mio dolore alla spalla. Quindi, avendo cambiato molto dal punto di vista dell’allenamento e della prevenzione della spalla, c’è stato un momento in cui avevo bisogno di ritrovare tranquillità ed equilibrio nell’allenamento.
Tra gennaio e marzo ci sono stati periodi difficili in cui ho dovuto fare tanto lavoro aerobico, tanti chilometri, per riprendere fiato e i passi di velocità e resistenze adeguate. Poi, avvicinandoci al Campionato Italiano, abbiamo cercato di ritrovare le velocità di base che prima avevo e che in questi mesi non riuscivo ad esprimere. Inaspettatamente, sono poi riuscito a trovare la qualifica per Budapest e un secondo posto italiano. E pensa che non pensavo nemmeno di andarci al Campionato Italiano. Questo significa che il lavoro fatto è stato ottimale e controllato bene. Il percorso è quello giusto per trovare la strada da percorrere che mi porterà ai risultati e alle condizioni che avevo lasciato nel 2019.

Bene così. Prossima tappa Sette Colli per ottenere il pass per il Giappone e poi speriamo Olimpiadi. Se provi a chiudere gli occhi e ad immaginare il momento in cui ti troverai sul blocco a Tokyo in una gara così importante, quali emozioni provi?
Tokyo e le Olimpiadi sono il sogno di qualsiasi atleta e io lo posso toccare con mano. Di sogni ne ho tanti e le Olimpiadi sono un pallino fisso per me. Le avevo quasi raggiunte già nel 2016, ma ho avuto un po’ di sfortuna: ho dato precedenza all’esame di maturità e per pochi decimi non sono stato convocato per la staffetta 4×200. Mentre da una parte il sogno è sempre presente, questa mancata convocazione mi ha lasciato questa voglia di partecipare e mi porta a dare tutto e ad allenarmi con un’altra convinzione per poter raggiungere qualcosa che ho sfiorato con un dito, ma di cui non ho fatto parte. Il sogno è quello di andare, fare la mia gara, divertirmi, spaccare il più possibile e soprattutto portarmi dietro dei ricordi per tutta la vita. Se chiudo gli occhi, mi voglio immaginare felice e pronto a partire su un blocco di partenza, sapendo che me la posso giocare con gli atleti più forti al livello internazionale nella mia disciplina.

A parte te, quali atleti saranno le più grandi sorprese delle Olimpiadi?
L’Olimpiade è una gara molto strana perché c’è un accumulo di tensioni e paure che a volte aiutano l’atleta e altre lo bloccano un pochino. Sono abbastanza imprevedibili e potrebbe succedere qualunque cosa. Non voglio ricalcare i soliti nomi come Adam Peaty o Gregorio Paltrinieri o la solita Benedetta Pilato. Per quanto riguarda la mia disciplina, sono cresciuti diversi atleti, in particolare due della mia età con i quali mi sono confrontato spesso. Loro sono il giapponese Matsumoto e l’inglese Duncan Scott che quest’anno sono più o meno tra i primi 3 o 4 al mondo nei 200 sl, con un tempo di un secondo inferiore al mio personale che è anche il record italiano. Sicuramente daranno battaglia e renderanno la finale di questa gara divertentissima sia da vedere che da fare di persona. Penso che soprattutto Duncan Scott possa fare delle ottime gare e regalare molte emozioni sia ai tifosi britannici, sia agli altri atleti che lo guardano dagli spalti o da casa.

Sei molto concentrato sui 200 sl, la tua gara. Su questa distanza abbiamo visto grandi interpreti dello stile libero azzurro: Lamberti, Rosolino, Brembilla, Magnini. A quale di questi grandi campioni ti senti più vicino quando gareggi?
Io ho sempre rispettato tutti e apprezzato tutti i miei predecessori, però c’è da dire che il 200 sl è cambiato molto negli ultimi anni perché è diventato una gara veloce in cui si parte forte e si cerca di reggere il più possibile. Magari qualche anno fa il pensiero era leggermente differente perché la gara era divisa in due da 100 che dovevano essere più o meno uguali in termini di tempi. Non ci doveva essere molta differenza tra il primo e il secondo, quini era una sorta di resistenza alla velocità. Io mi reputo della nuova generazione, del nuovo giro di duecentisti che cercheranno di passare forte, sotto i 51”, e cercare di reggere il più possibile nella seconda parte di gara, mantenendo un tempo sotto i 54” così da rientrare sotto 1’45” o 1’45”50 che sono tempi di tutto rispetto. L’idea è quella, poi bisogna farla.
Quindi stai preparando una bella partenza a fagiano dove però dovrai riuscire a tenere il passo gara.
Esatto. Infatti, se hai visto il campionato britannico, sono passati veramente forte: 23”9 i 50, poi 50”2 i 100. Invece in Italia non abbiamo ancora questa base di velocità per passare in una maniera del genere e poter resistere a tali velocità e tornare in un modo decoroso. Io qualche volta l’ho fatto, cercando di spingere tanto il primo 100, soprattutto in fasi di elevato carico. Questo mi ha portato a tornare intorno ai 58”, anche al minuto. Totalmente sbilanciato, ma mi ha dato quelle sensazioni per provare a tirare di più il primo 100 nella gara principale e cercare di resistere nella seconda parte. Io cercherò di portare avanti questa mentalità che andrà mantenuta nei grandi eventi come il Campionato Europeo e le Olimpiadi.

Sarà sicuramente emozionante. In Italia oggi ti capita di affrontare spesso nei 200 un tuo corregionale, Gabriele Detti. Come vivi questa “rivalità”?
Io sono una persona socievole, aperta e molto disponibile. Al di là di quella che è la competizione, ho sempre reputato come pari tutte le persone che hanno gareggiato con me, come Gabriele, Stefano Ballo, Nicola Ciampi e tutti i ragazzi della staffetta che considero miei amici. È naturale che, essendo uno sport individuale ci sia competizione. Ma questo non crea problemi dal punto di vista dell’amicizia e del rapporto con glia altri atleti della mia disciplina. Come si è visto nella staffetta del 2019, nonostante le differenze, ci possiamo permettere di sognare e di sperare in una staffetta soddisfacente.

E poi, sia te che Detti siete toscani.
Sì, ci conosciamo da un bel pezzo, abbiamo gareggiato insieme da un bel pezzo, ho visto i piedi di Gabriele per un bel pezzo. Però adesso nei 200 sono riuscito ad esprimermi nel modo migliore e a dargli del fio da torcere fino a batterlo in questa gara e poi a condividere staffette, nazionali, gare regionali, collegiali. Lo conosco da tanto ed è un bravo ragazzo. Come me, d’altra parte.

Rimaniamo alla Toscana, terra alla quale sei molto legato. Quali sono le cose che ti piacciono di più? Perché dovremmo venire a visitare la tua regione?
La Toscana è una terra molto ricca che dà tanto e permette di avere sia quelle materie prime che possono rendere a livello culinario: la bistecca alla fiorentina, il vino o tantissime altre ricette. Poi la simpatia e la cordialità perché noi siamo tutti dei grulli in Toscana. Ma soprattutto ci sono talmente tanti scorci da vedere, paesaggi, città fortificate, borghi antichi molto tipici e interessanti. Facendo un giro qua, ovunque tu vada puoi trovare un posto che ti rimane nel cuore.

Mi hai convinto. Dammi un consiglio.
Io conosco la zona del Mugello o della Val di Pesa. Se vuoi, ti posso consigliare le cantine Antinori, le più grosse d’Europa. Qui oltre al buon vino ci sono dei bellissimi vigneti.

Hai anche un sito molto curato. Quanto è importante oggi la comunicazione online per un atleta?
Con questo sito ho cercato di dare un’idea di quello che sono io. Oggi la comunicazione è l’80% o 90 % di quello che è la persona. Per farsi conoscere, una persona deve riuscire a comunicare. La comunicazione poi può portare fama, sponsorizzazioni e guadagni economici. Però io la vedo più come la condivisione si un’esperienza, un’emozione, uno sport e uno stile di vita che magari le persone da fuori non riescono a comprendere in tutta la sua complessità. È come se tu facessi entrare delle persone a contato con te e le considerassi parte della tua esperienza sportiva e di vita.
Quindi farai vivere le Olimpiadi anche ad appassionati, nuotatori e atleti Master.
Lo spero tanto e spero di poter fare il grullo attraverso i social per poter sdrammatizzare quello che è l’Olimpiade per un atleta e poterla rendere anche più divertente dal punto di vista vostro.
Ti racconto un aneddoto, una di quelle cose che succedono dietro le quinte e che purtroppo si perdono. Eravamo nella camera di chiamata dei 4×200 sl a Gwangju 2019 ed eravamo tutti belli tesi. Allora ho detto: “Vabbè dai, mettiamo le mani al centro, facciamo un urlo, facciamoci sentire come gruppo e cerchiamo di fare sincronia per darci la carica e sdrammatizzare”. Insomma, ci mettiamo al centro della sala con i giudici che ci stavano guardando, mettiamo le mani al centro e con un solo sguardo ci diamo il via. Io conto fino a tre e si fa un urlo. Insomma, è andata male perché chi è partito all’1, chi al 2, chi al 3. Eravamo tutti scoordinati però ci siamo messi tutti a ridere (anche i giudici) e siamo entrati sul piano vasca più tranquilli e godendoci la gara.
Allora, visto il risultato, mi aspetto di sentire un bell’urlo anche in camera di chiamata a Tokyo.
A questo punto non so se bisogna farlo giusto l’urlo o sempre fuori tempo. Come viene, viene. È giusto seguire quello che viene, via.

Un’ultima domanda. Sul tuo sito leggo che sei alla ricerca della grande onda. Ci vuoi spiegare di cosa si tratta?
Uno dei miei artisti preferiti, che ho avuto modo di incontrare attraverso l’azienda di famiglia, è il giapponese Hokusai che ha dipinto questa tela, “La Grande Onda”, che rappresenta un’onda anomala nel suo movimento, nella sua ampiezza. Questa onda mi ha sempre suscitato un senso di forza, di potenza, ma anche di dolcezza e tranquillità. Ho sempre rivisto questa potenza e questa grazia in me stesso. Io sono una persona tranquilla, umile, però non mi sono mai tirato indietro di fronte alle situazioni difficili. Ho sempre avuto grazia anche nei movimenti perché mi hanno sempre detto che la mia tecnica è molto fluida e bella da vedere. Per me è la ricerca della grande onda da surfare. A breve termine questa grande onda è per me l’Olimpiade e la qualificazione. Dopo tutte le difficoltà che ho passato, la salita è già passata e ora inizia la discesa.

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Nuoto, Megli chiama Tokyo: “La mia grande onda è l’Olimpiade" Fonte: Getty Images

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