Dici Milano-Cortina e pensi alla pista da bob. Che in un modo o nell’altro è il motivo che più di ogni altro continua a turbare le notti della Fondazione che s’è riunita per la prima volta nel nuovo anno, dovendo passare in rassegna ancora una volta gli aggiornamenti legati all’annosa vicenda dello Sliding Center. Che a poco più di due anni dalla cerimonia inaugurale dei giochi resta nel limbo, anche se ormai il cerchio va stringendosi sempre di più, come un collo di una bottiglia.
- Un'offerta per ammodernare la "Eugenio Monti" di Cortina
- Cesana o St. Moritz come piano B. Il CIO è contro la soluzione italiana
Un’offerta per ammodernare la “Eugenio Monti” di Cortina
Lo scorso 18 gennaio scadevano i termini per la presentazione delle offerte da parte delle aziende intenzionate a rilevare i lavori dell’impianto di Cortina. Un’offerta è arrivata, come s’era fatto scappare qualche giorno fa il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ma il contenuto è rimasto ancora top secret.
Di certo c’è che tra una settimana, nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Milano-Cortina (in programma martedì 30 gennaio) una decisione dovrà essere necessariamente presa: l’opzione di ammodernare la pista “Eugenio Monti” ad oggi sembra la via preminente, anche se bisognerà attenersi anche a ciò che delibererà il CIO, che più volte ha spiegato di voler vedere un planning che possa tenere conto anche di eventuali sviluppi futuri dell’impianto selezionato, che non dovrà restare fine a se stesso (in pratica non verrebbe accettata una soluzione dove una volta finiti i giochi la pista tornerebbe in disuso, con conseguente sperpero di denaro pubblico).
Cesana o St. Moritz come piano B. Il CIO è contro la soluzione italiana
Il bando da 81,8 milioni di euro, insomma, non è andato deserto. Ma le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, all’uscita della riunione mattutina tenuta dalla Fondazione Milano-Cortina non sembravano poi tanto improntate all’ottimismo. “Confermo che c’è stata la presentazione di un’offerta rispetto al bando di gara fatto nei mesi scorsi, ma è chiaro che con dei tempi così stretti non si può fare a meno di pensare anche a un piano B, che potrebbe essere individuato nell’impianto di Cesana Pariol o di St. Moritz”. Quest’ultimo attualmente è in vantaggio, poiché necessiterebbe di pochi interventi (Cesana è dismesso dal 2011).
Sala ha ribadito che “una decisione al riguardo verrà presa il 30 gennaio nel consiglio d’amministrazione della Fondazione, anche se poi dovrà comunque passare per il vaglio del CIO. Ma in un modo o nell’altro direi che ormai siamo prossimi a prendere una decisione definitiva, e direi che sarebbe anche ora”.
Nei giorni scorsi un portavoce del CIO, a margine dell’esecutivo tenuto a Gangwong durante i giochi olimpici giovanili, ha ribadito quella che è la posizione dell’organismo internazionale: “Costruire un impianto in Italia sarebbe estremamente complesso sia in termini di spesa, sia di tempo e di futura legacy. La soluzione a nostro avviso deve essere individuata fuori dai confini italiani, in un impianto già pronto e funzionante”. Il CONI farà di tutto per evitare di emigrare, ma è sempre più una corsa a ostacoli.