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Olimpiadi Milano-Cortina, la pista da bob verso Cesana. Ma c'entra la politica (e le "quote" tra Regioni)

Forse c'è ancora la possibilità per l'Italia di evitare la figuraccia e di far disputare le gare olimpiche di bob, skeleton e slittino del 2026 a Cesana, in Piemonte.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Si sono messi a litigare pure tra governatori di regione, giusto per far capire quanto la politica italiana possa dare il peggio di sé, se stimolata a farlo. E la vicenda della pista che ospiterà le competizioni di bob, skeleton e slittino nei prossimi giochi olimpici di Milano-Cortina 2026 ha finito davvero per mandare fuori dai gangheri più di un attore principale della scena politica nazionale. Ad esempio Luca Zaia, Attilio Fontana e Alberto Cirio nelle ultime ore si sono mandati messaggi “in codice”, ognuno rivolto a tirare l’acqua dalla propria parte.

Ha cominciato per primo Zaia, presidente della Regione Veneto, lamentando il fatto che con la dipartita delle suddette gare da Cortina (troppo costoso in termini economici e ambientali ristrutturare la Sliding Center, con la “vecchia” pista dedicata a Eugenio Monti ormai in disuso) si assiste a una sproporzione di eventi in favore della Lombardia. Ha proseguito Fontana, presidente della Regione Lombardia, che invece ha fatto spallucce, dicendo che andare all’estero (in questo caso a St. Moritz, a meno di tre ore di auto da Milano) non sarebbe poi una tragedia, ma semmai una scelta responsabile tesa sia ad abbassare i costi, sia a ragionare per il bene comune.

E poi ha chiuso il cerchio Cirio, presidente della Regione Piemonte, che da almeno due anni invoca a gran voce il ripristino della pista di Cesana Pariol, che ha già ospitato le gare delle Olimpiadi 2006 e che da allora è caduta a sua volta in disuso, ma che necessiterebbe di minori costi rispetto a quella di Cortina per essere rigenerata (ma certamente più dei 12,5 milioni di euro ipotizzati in caso di trasferimento in Svizzera).

Pista da bob, gli occhi della politica

Chi più, che meno, ognuno ha un buon motivo per poter pensare di essere nella ragione. Di base c’è il principio “campanilistico”: organizzare un’Olimpiade in Italia e poi far disputare le gare in uno Stato estero non sembra essere poi una cosa tanto intelligente. Peraltro non è mai successo nella storia che un comitato organizzatore di sua spontanea volontà decidesse di andare fuori dai confini nazionali, chiedendo aiuto a strutture e organizzazioni in grado di risolvere i problemi che all’interno non sono stati risolti nei tempi e nei modi stabiliti.

Una decisione al riguardo verrà presa a partire dalla prossima settimana, quando il presidente del CONI Giovanni Malagò salirà a Milano per fare il punto della situazione con tutte le parti in causa. E sul tavolo ci sarà, oltre alla candidatura di St. Moritz, anche quella di Cesana Pariol, che chiaramente da un lato garantirebbe la permanenza delle gare in territorio italiano, ma dall’altro (soprattutto) un risvolto politico, con l’ingresso del Piemonte nell’organizzazione dei giochi.

Al riguardo, non è passato certo inosservato il post del ministro degli Esteri dell’attuale Governo, Antonio Tajani, che ha ribadito la necessità di evitare che le gare di bob, skeleton e slittino vengano portato fuori dai confini nazionali, suggerendo a sua volta la soluzione di Cesana da preferire a quelle ventilate di St. Moritz e Innsbruck. Piccolo particolare: Tajani è in quota Forza Italia, come il governatore piemontese Cirio. Convincere il comitato organizzatore a non traslocare in Svizzera (o Austria) sarebbe una vittoria su tutta la linea.

Milano-Cortina, lotte interne e “quote”

Ciò di cui nessuno parla è il fatto che l’Italia, ad oggi, non ha strutture in grado di ospitare gli atleti di bob, skeleton e slittino che stanno preparando le prossime competizioni internazionali. I giochi di Milano-Cortina erano la “scusa” perfetta per ovviare a questa grave mancanza, riuscendo al contempo a offrire al mondo olimpico un tracciato nuovo di zecca e al passo con i tempi. Andare a Cesana, che è inutilizzata da più di 10 anni, magari aiuterà a risolvere il problema nell’immediato, ma è difficile dire oggi se potrà garantire poi un utilizzo continuativo.

Di sicuro serviranno soldi e servirà soprattutto fare in fretta, perché entro la fine del 2024 l’impianto dovrà essere consegnato al CIO per i necessari test invernali della stagione che precede quella olimpica (quindi da effettuare tra gennaio e febbraio 2025). Salvare la faccia è un lato della medaglia, ma gli interessi in ballo sono tanti. Zaia ad esempio ha tuonato sul fatto che Cortina, avendo perso le gare di bob, skeleton e slittino, vedrà diminuire sensibilmente la propria “quota” di eventi olimpici (restano solo curling e discipline veloci femminili dello sci alpino), e pertanto ha già chiesto di ricevere altre gare previste in altri luoghi per compensare la perdita.

Il rischio? Vedere fortemente penalizzato anche il comparto legato al villaggio olimpico (se ci sono meno atleti, di conseguenza andrà diminuita anche la capienza e giocoforza l’investimento). Da qui l’idea, temuta dai consiglieri d’opposizione in quota PD del Consiglio Regionale Lombardo, che il Veneto voglia chiedere di ospitare alcune discipline paralimpiche ad oggi pensate in Lombardia.

Giochi Giovanili addio? La decisione del CIO

Attorno a tutto questo bailamme, è evidente come anche al CIO abbiano capito che qualcosa non stia funzionando a dovere. Tanto che a Mumbai, nel corso dell’ultima sessione, si sarebbe dovuta assegnare l’edizione dei giochi olimpici invernali giovanili 2028 (World Youth Olympics), con Milano-Cortina unica candidata e pronta a bissare l’esperienza olimpica, proseguendola per i successi due anni (con annesso “carrozzone” legato al comitato organizzatore e ad altri fondi per rimodernare gli impianti rimasti fuori dai giochi del 2026). Risultato? Assegnazione rimandata, col chiaro intento di aspettare e vedere se nel frattempo esce fuori qualche altra candidatura. Mica fessi, quelli del CIO.

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