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Olimpiadi Milano-Cortina, la resa di Malagò: la pista di bob non si fa. L'Italia ne esce malissimo

Mai nella storia del giochi olimpici invernali una nazione ospitante s’era vista costretta a emigrare fuori per far disputare alcune competizione. Ora Inssbruck o St. Moritz

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Era nell’aria, adesso è ufficiale: il restyling dello Sliding Centre di Cortina non si farà, e pertanto per disputare le gare di bob, skeleton e slittino ai giochi olimpici del 2026 al comitato organizzatore non resterà altro da fare, se non chiedere “asilo” agli impianti degli Stati confinanti.

Con Austria e Svizzera pronte ad accogliere la carovana a cinque cerchi, rispettivamente a Innsbruck e St. Moritz, con tutte le ricadute (positive) in termini di presenze e benefici economici per i rispettivi territori.

La pista dedicata a Eugenio Monti non verrà ristrutturata

Cortina invece perde un treno di fondamentale importanza: ristrutturare la pista dedicata a Eugenio Monti, il “rosso volante” (che nel 1968 conquistò l’oro nel bob a due e nel bob a quattro a Grenoble, ma che a Cortina vinse due argenti nel 1956 e a Innsbruck due bronzi nel 1964), rappresentava un’occasione unica per un territorio che invece si vede ora privato della struttura più importante della rassegna, limitandosi a ospitare soltanto le gare femminili di sci alpino sull’Olimpia delle Tofane e quelle di curling all’Olympic Stadium.

Tra polemiche, esposti degli ambientalisti, aziende costruttrici in fuga e un’altra miriade di problemi, alla fine il comitato organizzatore s’è dovuto arrendere all’evidenza. Ed è inutile sottolineare come per l’Italia si tratti di una magrissima figura anche in campo internazionale.

L’annuncio di Giovanni Malagò

Anche la sede scelta da Giovanni Malagò, presidente del CONI, per annunciare la rinuncia di Cortina a ristrutturare l’impianto non è propriamente delle migliori: Malagò ha parlato nel corso della Sessione del CIO in corso di svolgimento a Mumbai, in India, spiegando di aver ricevuto la comunicazione ufficiale da parte del Governo italiano di non voler proseguire con l’iter di affidamento diretto dei lavori,prospettando nelle scorse settimane.

Solo due giorni fa il Governo ci ha comunicato di voler prendere in esame l’opzione migliore e più sostenibile, cioè quella di considerare l’ipotesi di spostare le gare in un’altra sede già esistente e funzionante. Di conseguenza, Milano-Cortina 2026 dovrà individuale un impianto in grado di ospitare le gare di bob, slittino e skeleton fuori dall’Italia. Stiamo già lavorando per sondare tutte le possibili alternative insieme al CIO e alle Federazioni Internazionali, prima di presentare il tutto al Consiglio per l’approvazione definitiva. A questo proposito, è importante ricordare che una decisione come questa avrà conseguenze sul budget del Comitato Organizzatore e sull’intera operazione.

Mai nella storia del giochi olimpici invernali una nazione ospitante s’era vista costretta a emigrare fuori per far disputare alcune competizione. In questo, Milano-Cortina può “vantarsi” di aver stabilito un record davvero poco invidiabile.

Le critiche a Innsbruck

Spostare la sede di alcune competizioni all’estero non è cosa semplice: comporta problemi logistici e organizzativi, oltre che un fardello pesante anche dal punto di vista economico. Innsbruck, come detto, appare la soluzione più “ovvia”: due ore e mezzo di macchina di distanza e una pista tra le migliori al mondo (quella di Igls) garantiscono tutte le necessità di cui una competizione olimpica ha bisogno.

Già ad agosto il sindaco della cittadina austriaca aveva presentato un piano di massima per convogliare tutte le gare sul proprio territorio, corredato da una richiesta di 12,5 milioni di euro per i lavori di restyling (per qualcuno saliranno a 20 milioni di euro: la Regione Veneto, col presidente Zaia in testa, aveva fatto sapere di non essere intenzionata a riversare così tanti soldi alla municipalità tirolese, ma tant’è…) con un piano di sviluppo per lo sviluppo dell’attività da parte di tesserati italiani anche dopo il 2026.

Unico impedimento: una pista “poco” ecologica, con quintali di ammoniaca da utilizzare per consentire il regolare svolgimento delle gare. Rigenerare la “Eugenio Monti” avrebbe comportato invece una spesa non inferiore ai 120 milioni di euro: i conti così tornerebbero, però a quale prezzo (politico, specialmente)?

St. Moritz, una doppia vittoria

Proprio gli intrecci legati alla politica applicata allo sport potrebbero far pendere la bilancia verso St. Moritz. La cui Olympia Bobrun, la pista più antica del mondo (inaugurata nel 1904), dotata di tutti i più alti sistemi ingegneristici attualmente in circolazione, rappresenterebbe una via d’uscita gradita a tutti gli atleti.

Ma con una spada di Damocle soprattutto sulla testa di Ivo ferriani, attuale presidente dell’ISBF, la Federazione Internazionale di Bob e Skeleton. Il suo principale antagonista verso la riconferma, l’elvetico Fritz Burkard, è l’attuale presidente del circolo bob di St. Moritz, che in pratica dovrebbe accorrere in aiuto del rivale italiano per consentire alle Olimpiadi organizzate dall’Italia di far svolgere in territorio svizzero le gare della federazione di cui è presidente internazionale.

Perché l’opzione Cesena è stata fatta cadere?

Magari a Roma, a Palazzo Chigi, tutto questo importerà poco, ma per Ferriani potrebbe rivelarsi un boomerang (e nemmeno Malagò potrebbe fare salti di gioia). A tutto ciò si aggiungono anche le proteste sollevate dai politici torinesi e piemontesi, che si domandano perché già due anni fa il comitato organizzatore di Milano-Cortina non abbia voluto prendere in esame la pista di Cesana, che necessiterebbe a sua volta un restyling dopo aver ospitato i giochi del 2006 (costata 110 milioni di euro, praticamente sprecati).

C’era tutto il tempo per ammodernarla spendendo poco, ma mantenendo almeno le gare in territorio italiano. Evidentemente l’Italia della politica ha fatto una figuraccia che, oggettivamente, si poteva evitare. Ma nessuno ha voluto che accadesse.

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