Due anni tra infortuni e disavventure varie per ambientarsi in serie A, poi l’esplosione nel Napoli dei record di Luciano Spalletti: Victor Osimhen è senza dubbio il giocatore più determinante del campionato, l’uomo copertina di una squadra che sta veleggiando verso lo scudetto e punta in alto anche in Champions League. Degli obiettivi degli azzurri, dello spogliatoio del Napoli ma anche della sua vita privata Osimhen ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera.
- Osimhen vuole scudetto e Champions con il Napoli
- Napoli, Osimhen e il rapporto con Spalletti
- Napoli, Osimhen e l’ambizione Premier League
Osimhen vuole scudetto e Champions con il Napoli
Prima ancora della sua velocità o delle sue qualità da bomber, Victor Osimhen quando è in campo impressiona per la fame, la cattiveria con la quale insegue ogni pallone o terrorizza i difensori. Fame che l’attaccante del Napoli dimostra anche a parole: gli azzurri sono lanciatissimi verso lo scudetto, ma il nigeriano vuole vincere tutto, anche la Champions League. “Siamo a marzo e c’è ancora tempo davanti – dice al Corriere della Sera -. Ma, sì, voglio tutto, vogliamo tutto. La nostra mentalità è sempre la stessa, in Italia e in Europa: imporci e vincere”.
Una mentalità costruita da Luciano Spalletti e dagli stessi giocatori a partire dal ritiro estivo, come racconta lo stesso Osimhen. “Credevamo nello scudetto prima ancora che cominciassimo a vincere. E c’è una foto conservata che testimonia il momento. Era estate e dopo un allenamento abbastanza duro parlavo con Anguissa. Gli dissi: ‘Frank, sai che la nostra squadra è forte e possiamo provare a vincerlo veramente lo scudetto’. Lui era scettico e io lo convincevo. Si avvicina Spalletti e ci chiede di cosa parliamo. Glielo dico, lui mi guarda e dice: ‘se i tuoi compagni si convincono, come lo sei tu, sì che possiamo provarci’. È nata così la nostra bellissima storia, fatta di partite, di allenamenti, di uomini che non si risparmiano. Fatta di leader”.
Napoli, Osimhen e il rapporto con Spalletti
Per Osimhen, infatti, il Napoli non ha una sola guida. “Siamo tutti un po’ leader, poi c’è chi parla di più alla squadra e chi meno. Ma ognuno si assume la sua parte di responsabilità”. “Ci curiamo l’uno dell’altro, in ogni momento – aggiunge – . Ciascuno dà la carica all’altro, e se qualcuno è in difficoltà siamo pronti a dargli una mano. C’è solidarietà, difficile spiegarla a chi non la vive. La convinzione di ognuno serve per la collettività. E quando ci credi ti senti forte, quando sei forte vinci”. E poi c’è Spalletti, che tiene tutti sul pezzo. “Il mister rappresenta il cervello della squadra. Sa una cosa a cui penso? Se un giorno dovessi fare l’allenatore mi piacerebbe essere come lui”. Ma com’è Spalletti? “Fuori dal campo un papà: pronto ad ascoltare e a suggerire consigli su qualsiasi cosa. In allenamento Spalletti è molto severo, rigoroso. Si arrabbia anche. Soprattutto con chi non dà il 100 per cento”.
Osimhen non nasconde di essersi anche scontrato col suo allenatore. “Certo. È successo in passato e probabilmente accadrà ancora. C’è una cosa che lo fa uscire pazzo: quando vede che uno non rende per quello che può. Il primo a dare il massimo è lui, pretende da noi la stessa cosa”.
Napoli, Osimhen e l’ambizione Premier League
Osimhen il massimo l’ha sempre dato, anche quando in passato sembrava che non potesse sfondare nel calcio: arrivò minorenne al Wolfsburg, che non credette abbastanza in lui. Poi la parentesi in Belgio allo Charleroi e l’affermazione con il Lille, in Francia, prima dei 70 milioni spesi dal Napoli per prenderlo. Poi gli infortuni, il Covid, “l’esuberanza” sui social network. “Sì effettivamente me ne sono capitate un po’, ma non mi sono curato troppo delle persone e di quello che hanno detto anche prima che arrivassi. Forse ogni cosa negativa è servita come stimolo in più. Sono credente e Dio mi ha messo alla prova. Nei momenti di difficoltà, il club mi ha sempre supportato. Oggi sono felice ma non soddisfatto. Si può fare di più. Per Napoli e la sua gente”.
Per Napoli, almeno per ora, Osimhen non pensa alla Premier League: “Credo sia un’ambizione di tutti i giocatori. E chissà, un giorno… In questo momento, le assicuro, non mi sfiora neanche il pensiero. Mi distrarrebbe da una stagione bellissima. Solo Napoli. Punto”. Alla città partenopea sarà legato per sempre, anche perché 7 mesi fa a Napoli è nata sua figlia, Hailey True. “E lei è bellissima, la guardo e mi commuovo. L’accarezzo e mi vengono i brividi. Mi ha cambiato la vita. Lei è la mia bimba, un’emozione unica. È la luce della mia vita, la piccola donna alla quale insegnare il valore dell’amore, il rispetto per gli altri, ricchi o poveri che siano, bianchi o neri. Hailey gioirà con me e con tutti i tifosi, lei come noi merita di vedere il Napoli tagliare il traguardo”.