Predestinato è dir poco: Mattia Furlani fa un salto nella storia, conquistando la prima medaglia olimpica nella sua giovanissima carriera. Una medaglia di bronzo che poteva anche essere d’argento, pensando ai due soli centimetri che hanno diviso il primatista mondiale Under 20 dal giamaicano Pinnock. L’oro, come da attese, se lo prende Miltiadis Tentoglou: 8.48 è la misura che vale il back to back olimpico. Ma il futuro, questo sì, ha tinte solo azzurre.
- Primo salto show di Furlani, poi sale in cattedra il greco
- Finale palpitante: Pinnock avanti per due centimetri
- Con Furlani e Iapichino il futuro è garantito
Primo salto show di Furlani, poi sale in cattedra il greco
Perché Furlani, al netto di una pressione che sentiva di avere sulle spalle, ha dimostrato di essere davvero un talento dotato di un carattere fuori dal comune. La prima finale olimpica della sua carriera comincia subito con una misura che profuma di medaglia: salta 8.34 (con un metro di vento contrario!) e mette tutti alle sue spalle, anche sua maestà Tentoglou che si ferma 7 centimetri più dietro.
Al termine del primo giro di salti, il laziale dimostra di non essere atterrato a Parigi a fare la comparsa (o pura esperienza): la finale entra nel vivo e subito il greco dimostra di non voler essere da meno, saltando 8.48 e mettendo pressione su tutta la concorrenza. Furlani stesso si ripete con una buona misura (8.25) e la sensazione è che, come successo a marzo ai mondiali indoor di Glasgow, la questione per l’oro sia ridotta a due soli candidati. In realtà Tentoglou ha già messo le mani avanti: nessuno riuscirà ad avvicinare la misura del greco, nemmeno un Mattia che pure non vuole dare nulla per scontato. E soprattutto il giamaicano Wayne Pinnock riesce a mettere la freccia su Furlani: 8.36, un paio di centimetri che si coloreranno d’argento.
Finale palpitante: Pinnock avanti per due centimetri
Non lo sa ancora nessuno, ma la finale di fatto si è già bella che confezionata. Furlani da quel momento in poi mette insieme due nulli, un altro 8.34 e chiude con 8.27: sono misure che dimostrano che la gamba è ottima, ma non bastano per spingersi oltre una medaglia di bronzo che pure è una ricompensa adeguatissima per quelle che erano le attese.
Il podio parigino è regale e Furlani se lo gode tutto: giro di pista col tricolore avvolto sulle spalle e festa grande, perché a 20 anni è un’emozione unica trovare un bronzo alla prima esperienza olimpica. Ed è anche un volano straordinario per Larissa Iapichino, che nelle qualificazioni ha dimostrato di essere tra le sicure protagonista dell’atto conclusivo.
Con Furlani e Iapichino il futuro è garantito
Il salto nel futuro è totale: Furlani, grande protagonista nel corso della stagione, aveva avuto qualche passaggio a vuoto prima della rassegna olimpica, ma nei giorni dove contava di più ha stupito per maturità e determinazione, centrando la qualificazione alla finale al secondo salto e poi mettendo pressione a rivali molto più abituati a stare in situazioni del genere.
Per l’Italia è la prima medaglia in arrivo dall’atletica: tutti aspettavano Jacobs, ma alla fine il primo mattone porta la firma di un ragazzo nato a pane e atletica, con il papà Marcello protagonista del salto in alto (personale di 2.27), mamma Khaty Seck, velocista di origini senegalesi, e la sorella Erika bronzo europeo Under 23 nel 2017. Insomma, geni vincenti, con Roma, Grottaferrata e i Castelli Romani come luoghi d’infanzia e dei dolci ricordi. Ma è a Parigi che Mattia ha fatto la storia: il primo mattone di una saga (statene certi) destinata a scrivere tanti altri capitoli.