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Usa nuovo dream team del fioretto femminile, Italia d'argento senza troppi rimpianti

Dopo il bronzo di Tokyo, il fioretto femminile a squadre porta in dote un argento che pure sa di resa al cospetto della nuova ondata di fiorettiste americane. Errigo al passo d'addio

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il dream team adesso ha le stelle e le strisce sulla bandiera. Perché questa versione degli USA sembra davvero troppo anche per le ragazze del fioretto femminile, che tornano da Parigi con una medaglia d’argento che è oggettivamente il massimo risultato al quale potevano aspirare. Arianna Errigo, Martina Favaretto, Francesca Palumbo e Alice Volpi s’inchinano alle americano che vincono 45-39, legittimando una supremazia che nel corso della finale per l’oro è parsa evidente sin dalle prime stoccate. Un po’ di rimpianto per le italiane, già uscite con le ossa rotta dalla prova dell’individuale che ha visto Volpi perdere la finale per il bronzo contro la canadese Harvey. Ma contro Kiefer e Sgruggs, rispettivamente campionessa e vice campionessa olimpica, anche nella priva a squadre c’è stato poco da fare.

Partenza lenta, ma le americane hanno un altro passo

Hanno provato, Errigo e compagne, a mettere pressione a una nazionale che pure è sembrata decisamente sul pezzo, nonché in stato di grazia. Proprio la portabandiera ha tentato subito di allungare nei primi ingaggi, salvo poi subire un 3-0 di parziale da Kiefer che ha passato il testimone a Sgruggs, letteralmente su di giri nel confronto contro Martina Favaretto. Così già nel secondo dei 9 assalti il vaso s’è rotto: 5-1 di parziale della statunitense e USA avanti 10-5, cosa impensabile fino a qualche minuto prima.

Per le ragazze di Stefano Cerioni (anche Giovanna Trillini nel box) la finale è tutta in salita, ma ci pensa Alice Volpi a rianimare le compagne: trova la parità a quota 11 e poi di nuovo sul 12-12, ma a quel punto subisce tre stoccate dalla non certo trascendentale Dubrovich che rimettono le americane avanti 15-12 a un terzo di gara, non senza qualche polemica per un richiamo ufficiale nei confronti di Alice che fa arrabbiare tutto il pubblico di fede italiana.

L’illusione finale: Errigo l’ultima ad arrendersi

La montagna è impervia, e la situazione non migliora certo nel quarto assalto, quello che mette di fronte Kiefer e Favaretto. Che pure si difende come può, limitando i danni e lasciando il testimone ad Arianna Errigo contro la riserva Weintraub, con l’Italia sotto di 4 stoccate. Arianna parte bene, torna a -1, poi di colpo si spegne e lascia il suo secondo giro a -6, dunque cedendo di ulteriori due staccate. Non lo sanno ancora le italiane, ma da quel -6 non riusciranno più a riemergere.

Nonostante Alice Volpi nel sesto assalto ne recuperi una a Sgruggs, ricucendo sul 30-25. Cerioni si gioca la carta Palumbo, ma è Weintraub la carta a sorpresa delle americane, decisamente in stato di grazia: il parziale di 5-1 chiude i giochi con due assalti d’anticipo, perché Volpi s’illude soltanto di riportarsi a contatto nel duello con Kiefer (ricuce a -5, poi cede 3-0 nelle ultime tre stoccate), mentre Errigo nell’ultimo assalto con Sgruggs alza clamorosamente il livello della propria scherma, arrivando addirittura a -3 sul 39-42.

La neo vice campionessa olimpica però riaccende la luce al momento opportuno: altro mini parziale di 3-0 e medaglia d’oro meritatamente al collo di Team USA, che può legittimamente auto incensarsi dopo aver centrato una clamorosa doppietta nell’individuale. Il baricentro del fioretto al femminile s’è spostato in America, e questo ormai è un dato di fatto non più opinabile.

C’era una volta il dream team del fioretto. E il futuro…

Quello che una volta era un pozzo di medaglie (quasi sempre d’oro) della scherma italiana, ripensando ai trionfi di Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sydney 2000 e Londra 2012, da 12 anni ormai è diventato uno dei grandi rimpianti della spedizione italiana. Almeno stavolta l’argento dimostra che qualcosa si sta muovendo, dopo che a Tokyo era arrivato un bronzo (come a Pechino 2008).

Non scendiamo dal podio da 8 edizioni consecutive dei giochi (a Seul 1988 arrivò un argento), ma la sensazione è che i fasti di un tempo siano oggettivamente lontani. E dietro a Errigo (36 anni), Volpi (32 anni) e Palumbo (30), ad eccezione di Favaretto (23 anni), non sembra esserci ancora un ricambio all’altezza delle generazioni precedenti. Los Angeles non è proprio dietro l’angolo, ma nemmeno così lontana.

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