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Juventus, Tudor ha già il suo preferito: la rivelazione sul futuro e il retroscena sui rimproveri

Il tecnico croato elogia Nico Gonzalez, dà fiducia a Vlahovic ma perde Koopmeiners e forse anche Yildiz: il problema delle palle inattive

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sulle interviste ai grandi protagonisti

Legge e ascolta come tutti le voci che circolano, dal possibile ritorno di Conte a Gasperini, dalla suggestione straniera (Klopp o Guardiola) ad altre soluzioni ma Igor Tudor resta impassibile. Il tecnico croato sa che per rimanere ancora sulla panchina della Juventus non ha che una strada: vincere e convincere. L’approccio è stato incoraggiante con due vittorie e un pareggio ma lui stesso sa che ci si aspetta ancora di più.

Tudor versione zen

Per non farsi divorare dalla tensione Tudor sceglie un approccio zen: conta solo il presente. “Va vissuto tutto senza programmazioni, il futuro si costruisce oggi. La partita di oggi si costruisce oggi, così bisogna vivere. Dal passato si prendono lezioni e non ci si pensa più, il futuro non ti dà niente se non ansia. Tu ti devi preparare al massimo così quando arriva la partita vai a mille, è tutto quello che conta. Il resto conta zero”.

Il giocatore che l’ha sorpreso di più

Tra qualche rimandato (Kolo Muani) e qualche bocciato (Savona), Tudor ha trovato una gemma inattesa in rosa. E’ Nico Gonzalez ora il suo preferito: “Ho trovato un ragazzo solare, voglioso, che ama stare nel gruppo: la mentalità argentina è sempre particolare in positivo. Può crescere su tante cose, è bello averlo nel gruppo”.

Le assenze per il Parma

Lunedì a Parma potrebbero mancare pedine pesanti: “Abbiamo avuto qualche problemino con Yildiz che oggi ha fatto un po’ con noi, vediamo domani. Per Koopmeiners c’è un forte rischio per la partita, Mbangula e Gatti sono fuori, più gli altri soliti”.

Il pugno duro con chi è subentrato

Tudor ha dimostrato di saper alternare bastone e carota. Ha stupito il rimprovero pubblico ai giocatori che erano subentrati nella ripresa: “Ci ho parlato ma nella norma, senza esagerazioni. I giocatori capiscono, c’è da migliorare perché cinque cambi sono importanti: li ho visti consapevoli, con voglia di migliorare”.

Si sofferma poi il tecnico bianconero su Vlahovic che inizia a brillare dal cambio di allenatore:Lavoriamo e parliamo tutti i giorni. L’input è stare sempre dentro la partita. Lui apprende bene, ascolta, prova a mettere tutto quello che ha. È stato apprezzato anche dal gruppo, ha messo due belle palle. È un giocatore completo. Lui è chiaro che vuole il gol, anche noi per lui, ma è chiaro che arriverà”.

Tudor si offende a sentire la parola traghettatore

Guai a chiamare Tudor traghettatore. Il tecnico bianconero si offende e va su tutte le furie, ma con garbo: “Rispondo come rispondo sempre. Traghettatore è una brutta parole, 10/15 anni che sono in Italia non mi dà una sensazione bella. Uno quando arriva è un allenatore, allena. La vita di un allenatore può cambiare in 3/4 partite, anche se ha il contratto di 5 anni. L’allenatore è sempre solo, vive alla giornata, di partita in partita, come va vissuta la vita”

Tudor cambia l’attacco per la prima volta

Con l’assenza di Yildiz, ci potrà essere la chance di vedere dal 1′ la coppia Vlahovic e Kolo Muani. Spiega il tecnico bianconero: “Vediamo, può succedere o anche no. Kolo ha lavorato bene in settimana, anche Conceicao l’ho visto in crescita. Vedremo, non posso dire di più.

Tudor vuole migliorare la fase difensiva

Una cosa che certamente va migliorata nella Juventus è la fase difensiva e gli ultimi minuti di gara contro il Lecce ne sono la testimonianza. Spiega Tudor: “Stiamo crescendo, due/tre settimane abbiamo alzato l’intensità di difendere, di andare alti, rubare qualche palla, quando stare bassi da calcio piazzato. C’è una voglia di essere aggressivi nella compattezza”.

Tudor spiega poi come risolvere i gol subiti da palla inattiva: “Si lavora sempre di più su alcuni punti. Ci mancano caratteristiche da quel punto di vista, di peso specifico, di età, di esperienza, di quella malizia che è una roba che generalmente nella squadra potrebbe mancare un po’. Quello si può anche trasmettere nei calci piazzati. Bisogna provare a fare una crescita maggiore, in fretta. C’è voglia, predisposizione a migliorare.”

Ed infine conclude su Renato Viega che ancora non brilla in bianconero: “Ha 23 anni e la personalità di uno di 30. Ha le doti, è veloce, parla, in campo aperto non gli scappi. Può crescere su certe cose, ha un futuro davanti a sé che dipende tutto da lui. È ancora giovane, in questa squadra è importante dal punto di vista mentale. È una personalità che serve in squadra”.

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