Quattro anni di squalifica a partire dal 25 dicembre 2021, la restituzione della medaglia d’oro vinta a Pechino 2022 nel concorso misto a squadre, una lunga serie di appunti presi per non cadere in futuro nei medesimi “errori” normativi. Questa la sentenza che il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha emesso in merito alla positività di Kamila Valieva, il prodigio del pattinaggio russo, che a 15 anni stupì il mondo imponendosi come l’atleta da battere in tutti i maggiori eventi internazionali. E che adesso dovrà giocoforza riprogrammare la propria carriera, che fino alle olimpiadi di Milano-Cortina la costringerà a vedere gareggiare le colleghe.
I giorni convulsi di Pechino, le medaglie mai assegnate
Valieva venne trovata positiva alla trimetazidina, un farmaco che altera il metabolismo delle cellule cardiache e rende il cuore più efficiente. Le operazioni però furono particolarmente complicate, poiché a causa delle restrizioni pandemiche dell’epoca il campione venne analizzato con settimane di ritardo (il prelievo era datato 25 dicembre 2021: da qui la retroattività della squalifica) e i risultati vennero resi noti soltanto poche ore dopo la fine della gara olimpica del concorso misto a squadre, che proprio in virtù di quella comunicazione convinsero il CIO a non effettuare la cerimonia di premiazione.
Due anni dopo, quella scelta si è rivelata lungimirante: sebbene il TAS abbia spiegato di non avere alcuna voce in capitolo sulla modifica dei risultati, appare scontato che la decisione del CIO andrà nella direzione di assegnare l’oro agli Stati Uniti davanti a Giappone (da bronzo ad argento) e Canada, con l’Italia che passerà dal settimo al sesto posto.
La ricostruzione dell’atleta: il farmaco usato dal nonno
Valieva ha sempre contestato la ricostruzione della vicenda, dicendo che quel test era stato contaminato in modo inconsapevole da tracce di farmaci cardiovascolari utilizzati dal nonno. Non a caso, subito dopo la sospensione ricevuta dal CIO, fece ricorso al TAS che si riunì in seduta urgente e le diede il via libera per prendere parte alla gara, giustificando la decisione con la necessità di avere regole chiare sulla sospensione di atlete minorenni e soprattutto con la consapevolezza che i ritardi nell’analisi del campione non fossero conformi con gli standard del protocollo. Quella gara Valieva la sbagliò totalmente, con due cadute e molti errori che la fecero scivolare fuori dal podio, benché fosse la grande favorita.
La sentenza del TAS: “Valieva non ha prodotto prove”
Una volta che l’Agenzia Mondiale Antidoping ha presentato ricorso al TAS contro il provvedimento di un Tribunale Russo (che aveva scagionato l’atleta da qualsiasi addebito), il processo ha prodotto un esito abbastanza netto, seppur non così scontato. Alla fine il TAS non ha potuto far altro che constatare che “Valieva non ha saputo dimostrare, sulle base della probabilità e delle prove presentate alla giuria, di non aver commesso intenzionalmente la violazione addebitata”. E il fatto che all’epoca fosse minorenne (come lo è ancora oggi) non ha influenzato in alcun modo le operazioni di prelievo e di analisi, seppur quest’ultimo condizionate dai ritardi legati alla pandemia.
La colpevolezza “piena” diventa una discriminante per la nuova assegnazione delle medaglie: se l’atleta russa fosse stata assolta o condannata in forma lieve, tra le ipotesi sul tavolo c’era anche quella di confermare i risultati maturati durante la gara, qualora la stessa non fosse stata falsata da quella positività e che gli altri membri della squadra potessero dimostrare di essere estranei ai fatti contestati. Il TAS ha pure ribadito che non è di sua competenza la decisione di privare la Russia dell’oro olimpico nel concorso misto a squadre (lo farà il CIO a marzo).
Valieva, quanti dubbi sul futuro. Mosca parla di “decisione politica”
A due anni di distanza dalla vicenda che l’ha vista protagonista, Valieva non è più quel fenomeno che aveva impressionato il mondo intero del pattinaggio artistico. Le scorie degli eventi seguiti a Pechino 2022 si sono fatte sentire: con i quattro anni di squalifica si vedrà tolti i titoli conquistati dopo il 25 dicembre 2021, inclusa la medaglia d’oro agli Europei di Tallin nel gennaio 2022.
Come tutti gli atleti russi, dallo scoppio del conflitto ucraino non ha più preso parte a eventi internazionali, e nel 2023 non ha praticamente più gareggiato. A Mosca non si sono fatti attendere commenti sdegnati per la decisione presa dal TAS di Losanna, definita politicizzata. A questo punto però anche la carriera di Kamila è appesa a un filo: se tra due anni vorrà tornare potrà farlo, ma è difficile sapere oggi quanto potrà essere competitiva.