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Perché la Juventus è accusata di aggiotaggio: cosa rischiano i vertici

Secondo La Repubblica gli ex componenti del Cda del club bianconero rischiano fino a 12 anni: alle origini di un caso nato in piena pandemia

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I guai per la Juventus sembrano non finire mai, oltre che non venire mai da soli, come recita il vecchio adagio. In attesa di capire quale piega prenderà, sul piano sportivo e su quello penale, la bufera relativa alle accuse di falso in bilancio che ha già decapitato il Consiglio di Amministrazione del club, dimessosi in blocco nella serata del 28 novembre, una delle pieghe più preoccupanti della vicenda riguarda le accuse sul presunto aggiotaggio.

Juve, tutti i rischi legati all’accusa di aggiotaggio

Come noto, il reato in questione è legato strettamente al mercato azionario e punisce “chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato”. Si tratta, quindi, di un problema connesso strettamente alla quotazione della Juventus presso la Borsa valori di Milano, che risale al lontano 2001.

Il reato è punito con la reclusione fino a tre anni e con una forte multa, ma le pene sono aumentate in caso di verifica “dell’aumento o della diminuzione del prezzo delle merci”. Nel dettaglio, come rivelato da La Repubblica, i vertici della Juventus rischiano fino a 12 anni di carcere.

Bufera Juventus, il crollo del titolo in borsa dopo le dimissioni del Cda

Del resto già nelle prime ore successive alle dimissioni dei componenti del Cda, il titolo della Juve aveva subito un vero e proprio crollo in Borsa, non arrestato neppure dall’annuncio di prima mattina da parte di Exor della nomina di Gianluca Ferrero come nuovo presidente, tentativo della casa madre bianconera di dare stabilità alla società e di riflesso alla quotazione del titolo, che invece a Piazza Affari non è riuscito a fare prezzo al punto di venire sospeso per eccesso di volatilità e di toccare i minimi storici dal marzo 2017, con una capitalizzazione di Borsa ridottasi a circa 670 milioni di euro.

Juve, alle radici del presunto aggiotaggio: il comunicato sulla manovra stipendi e il messaggio galeotto di Chiellini

Andando a ritroso, si può ricordare che il titolo della Juventus aveva fatto registrare un +5,07% nel marzo 2020, ovvero quando la prima ondata di Coronavirus si era appena abbattuta sul mondo intero e a lockdown appena iniziato.

Il merito fu di un comunicato che fece seguito all’intesa raggiunta il 28 marzo 2020, quella riguardante la rinuncia dei calciatori a quattro mensilità per aiutare la società alle prese con le conseguenze economiche della pandemia. Si tratta proprio di quella “manovra stipendi”, i cui effetti economici e finanziari positivi sono stati stimati in circa circa 90 milioni di euro, che oggi fa tremare la Juventus e i suoi ex dirigenti, dopo che sono state pubblicati i contenuti di un messaggio mandato da Giorgio Chiellini nella chat WhatsApp di squadra in cui l’ex capitano bianconero avvisava i compagni che la realtà sarebbe stata diversa da quanto fatto trapelare: “Vi arriverà nei prossimi giorni un foglio che vale tutto e niente dove ci impegniamo a lasciare i restanti mesi di questa stagione.

La Juventus farà un comunicato stampa dove dirà che rinunciamo a 4 mensilità per aiutare il club» vietando di parlarne alla stampa”. Gli stessi giocatori, da Chiellini a Paulo Dybala fino a Federico Bernardeschi, convocati poi in procura, avrebbero poi ammesso che la rinuncia agli emolumenti non sarebbe stata effettiva. Da qui l’accusa di aggiotaggio, legata al comunicato non aderente alla realtà che ha determinato il rialzo del titolo Juventus in Borsa, prolungatosi anche nelle settimane successive.

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