Fosse stato disputato un anno fa, quest’Europeo, quasi certamente staremmo parlando d’altro: e invece il calcio è così. Restituisce, riconsegna, ridà vigore alle storie che sembrano spente, rendendole vive: quella di Ivan Perisic non può fare eccezione.
Il sangue croato, d’altra parte, come il temperamento balcanico, non sbaglia mai: testa bassa per caricare, sguardo alto per andare oltre. Perisic ha avuto bisogno di mirare lontano per ritrovare se stesso e non si è fatto pregare due volte: al suo ritorno all’Inter, la scorsa estate, era tutto un rincorrersi di voci dubbiose e di riflessioni sparse. Il giocatore visto in stagione al Bayern Monaco convinceva e non poco, ma che fare con quello che fino a poco tempo prima ha vestito tra luci e ombre la maglia nerazzurra? E’ lì che parte la rinascita: a metà tra il dubbio e la consapevolezza, laddove esiste sorpresa.
Perisic, in fondo, è anche questo: per ulteriori risposte, chiedere ad Antonio Conte. Al suo metodo, alla rigenerazione del talento e della coscienza tramutata in numeri, chiarissimi: 42 presenze e 5 gol tra Serie A, Coppa Italia e Champions League, e uno Scudetto in mano, a maggio, con il sorriso sul volto. E’ riuscito a trasformare la diffidenza in solida carica, che ha portato con sè a EURO 2020.
Qui la storia non è cambiata: novanta minuti contro l’Inghilterra, buona prestazione. Novanta minuti contro la Repubblica Ceca, gol del pari finale. Ottantuno minuti contro la Scozia: quasi di tutto. L’incornata, incrociata, nel suo stile migliore, sul secondo palo, quella che regala il 3-1 alla sua Croazia e il passaggio agli Ottavi di finale è l’ennesima risposta del calcio tramutata in concretezza, al di là di qualsiasi retorica.
Anche perché se si può definire il merito più grande di Antonio Conte nel percorso di recupero di Perisic, quello è senz’altro la consegna di “concretezza” al lavoro del croato sulla fascia, mai fine a se stesso e per questo motivo lontano da quanto visto prima.
Concreto, e non astratto, anche il suo essere “storico”: con il gol messo a segno ad Hampden Park ha eguagliato Davor Suker come numero di reti siglate nei maggiori tornei internazionali (Europei più Mondiali) nella storia dei giocatori croati, 9. Segno che laddove c’è margine c’è ancora possibilità di mettere una firma importante: nella lunga linea del tempo e nello specifico nel presente e nell’immediato futuro. A EURO 2020 e non solo, ripartendo da se stesso, dai dribbling e dal carattere. Non chiedetelo a un croato: non chiedetelo a Perisic. Sa già come si fa.