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Pizzul, Jacopo Volpi: il vino, le risate con Pecci, quella cena con Bearzot ESCLUSIVA

L'ex direttore di Raisport ha passato una vita assieme al telecronista più amato da tutti, ricordi e aneddoti sul gigante del giornalismo scomparso

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Un gigante del giornalismo. Un innovatore, a modo suo, un esempio. Quando scompare qualcuno è raro trovare chi ne parli male ma trovare difetti a Bruno Pizzul è impossibile. Il suo fare piacioso, i suoi commenti sobri ma pungenti, le sue frasi a effetto. Ci mancherà tutto del professore friulano che univa l’Italia: lui che da Cormons andò a giocare a Catania per poi diventare la voce di tutti. Nel giorno della sua scomparsa lo ricorda Jacopo Volpi, ex direttore di Raisport, che con Pizzul ha passato una vita professionale insieme. In esclusiva per Virgilio Sport ecco il ricordo di Volpi

Pensando a Pizzul quale è la prima cosa che le viene in mente?
“Parlare del Pizzul professionista è inutile, l’ha conosciuto tutta l’Italia: raccontava le partite senza percentuali e statistiche, con una voce bellissima e grande competenza. Mi piace ricordare l’uomo, con lui ho passato un pezzo di vita assieme. Facevo il bordocampista alla Rai quando c’era lui sulle telecronache dell’Italia”.

Com’era Bruno “fuori dal campo”?
“Una persona generosa, non ti faceva mai pesare la sua notorietà. Era di un’umanità impareggiabile. Pensate che agli Europei del ’92 il direttore Gilberto Evangelisti decise di assegnare a lui sia le due semifinali che la finale. Pizzul lo chiamò e gli disse di cambiare. Lasciò le semifinali a Nesti e Cerqueti e lui fece solo la finale. Non se ne trovano più di colleghi così”.

Le sue telecronache in coppia con Pecci sono rimaste storiche
“Sì la Rai finalmente si adeguò alla doppia voce, una battaglia che conducevo da tempo. Pizzul e Pecci insieme erano fenomenali, sapevano raccontare le partite e far ridere. Pecci però viaggiava da solo perchè aveva paura dell’aereo, una volta per arrivare a Minsk fece 14000 km in auto”.

Pizzul ebbe anche Mazzola e Riva come seconde voci…
“Ed erano anche quelle telecronache che rimpiango, tanto diverse da quelle di oggi. Io credo che gli ascoltatori le apprezzerebbero ancora. Riva poi era un personaggio spigoloso, si convinse ad accettare solo perché c’era Pizzul”

Com’era Bruno a tavola?
“Uno spettacolo, non poteva mai mancare una bottiglia di rosso. Ricordo una cena leggendaria prima della finale dei Mondiali del ’94: eravamo io, Bearzot, Pizzul e Chinaglia…”

Un quartetto storico quasi come quello dello scopone di Pertini in aereo nell’82 dopo la vittoria del Mondiale..
“Non la dimenticherò quella sera, non vi dico quante bottiglie di vino finirono. Eppure il giorno dopo Pizzul era lucido e sobrio come non mai, pronto per la telecronaca di Italia-Brasile ma ci fu intoppo…

Cosa successe?
“Io e Galeazzi eravamo a bordo campo travestiti da fotografi per poter fare eventuali interviste a caldo se l’Italia avesse vinto, Pizzul doveva fare la telecronaca ma si presentò con 5′ di ritardo. Era talmente famoso e popolare che tutti lo fermavano lungo la strada per arrivare allo stadio per chiedere una foto o un autografo. Fortuna che c’era Nesti in postazione…”

Iniziò lui la telecronaca…
“Sì poi dopo 5′ arrivò senza alcuna ansia Pizzul. Si accese una sigaretta e iniziò la sua telecronaca”.

Quel rumore dell’accendino nelle pause…
“Indimenticabile, era l’unico vizio che si concedeva, all’epoca non era vietato”

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