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Pomigliano, stipendi non pagati, abusi e molestie: la denuncia delle calciatrici al sindacato mondiale

FIFPRO, il sindacato mondiale calciatori, pubblica le denunce delle calciatrici del club di Serie A femminile, retrocesso lo scorso anno e poi sparito dai radar.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

“Pomigliano CF: The inside story of a nightmare club”. Si intitola così l’articolo che, da qualche ora, è comparso sul sito del FIFPRO, il sindacato mondiale dei calciatori professionisti. Un incubo che le calciatrici del club del grosso centro industriale della provincia di Napoli hanno vissuto sulla propria pelle nella scorsa stagione. Nel pezzo, infatti, sono elencate una per una le “denunce” delle ragazze: si va dagli stipendi non pagati agli atteggiamenti poco professionali, dai contratti falsificati alle molestie di natura sessuale a cui ha fatto cenno qualche giocatrice, naturalmente coperta da anonimato.

Pomigliano Femminile, una favola finita male

Il Pomigliano ha raggiunto la Serie A nel 2021, togliendosi la soddisfazione di disputare tre campionati di massima serie. Al termine della scorsa stagione, iniziata con la minaccia poi rientrata di un ritiro dal torneo, la squadra è retrocessa dopo aver cambiato quattro allenatori. Quest’anno il club non ha fatto domanda di iscrizione alla Serie B, di fatto è sparito dalla mappa del calcio in rosa. E rischiano di sparire pure gli stipendi che, a un certo punto, le calciatrici non hanno più visto. Alcune si sono rivolte all’AIC, il sindacato calciatori, per riscuotere le somme richieste a titolo di garanzia dalla FIGC per la partecipazione al campionato: il procedimento, che in teoria dovrebbe essere d’urgenza, in realtà è ancora in corso.

Le denunce delle calciatrici al sindacato FIFPRO

Nel sito del FIFPRO c’è spazio per le testimonianze delle giocatrici del Pomigliano. Una ha raccontato che il suo contratto è stato rescisso arbitrariamente dal club dopo il rifiuto di pagare un’operazione chirurgica. “Dicevano che se non mi fossi presentata all’allenamento, nonostante l’infortunio, mi avrebbero portato in tribunale. Il giorno dopo aver parlato con loro della necessità di un intervento chirurgico, hanno presentato alla Lega una falsa risoluzione reciproca del contratto. Il club non mi ha neppure comunicato la risoluzione, l’ho scoperto da un avvocato dell’AIC”.

Gli stipendi non pagati e i contratti falsificati

Un’altra di aver chiesto invano le buste paga all’amministrazione: “Non rispondevano alle e-mail o ai messaggi WhatsApp”. Un’altra ancora, diventata mamma l’anno scorso, deve ricevere quattro stipendi ed è in difficoltà: “Quando sono mesi che non ricevi quei soldi e hai altre bollette da pagare, è dura“. A una sua compagna è andata addirittura peggio: “Il Pomigliano mi deve lo stipendio dell’intera stagione. Hanno smesso di rispondere al mio agente e quando ho affrontato il presidente del club, che stava fumando, mi ha promesso che se ne sarebbero occupati, ma in realtà non è mai successo”.

Pomigliano, le accuse di molestie sessuale

Altre denunce riguardano l’inadeguatezza del settore medico, costituito da un cardiologo e da due massaggiatori, e la pretesa di scendere in campo anche a fronte di infortuni certificati. Ma quella più sconcertante è relativa alle molestie da parte di un dirigente. “Quando sono arrivata lì per la prima volta, mi ha aiutato con la mia casa“, ha raccontato una giocatrice. “Mi ha chiesto di cenare insieme più volte, ho sempre rifiutato sottolineando la natura poco professionale della situazione”. Ma le avances sono proseguite, anche con la complicità di un allenatore, il terzo dei quattro. E un giorno la calciatrice si è ritrovata addirittura l’uomo in casa.

La calciatrice in mutande e il dirigente in casa

Il dirigente aveva le chiavi degli appartamenti, in quel caso è entrato senza avvisare. “Era mattina, stavo pulendo il mio appartamento, avevo addosso soltanto la maglietta e le mutande“, ha raccontato la calciatrice. “Avevo le cuffie, mi sono voltata ed era nel mio corridoio, che mi fissava. Dato che non ero completamente vestita, gli ho chiesto di uscire e mi ha risposto che doveva mostrare l’appartamento alla gente, ma non ci ha mai informato che sarebbe arrivato. Non ha nemmeno bussato, è semplicemente entrato e mi è sembrato inappropriato. Ho comprato una telecamera, ho filmati di persone che entravano nella mia camera da letto quando non ero lì, senza saperlo o senza avvertire prima”.

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