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Qatar 2022, Serbia a rischio flop tra il mistero Vlahovic e il caso Kostic

La sconfitta contro il Brasile ha lasciato più scorie del previsto in casa Serbia, tra le frecciate del ct Stojkovic alla Juventus per la gestione di Kostic e la preoccupazione per le condizioni di Vlahovic

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Brasile-Serbia è stata una partita a due facce. Anzi tre. Se infatti per la Seleçao alla soddisfazione per la vittoria meritata e il bel gioco espresso al cospetto di un avversario di tutto rispetto ha fatto da contraltare il dramma dei seri infortuni subiti da Danilo e Neymar, due pedine di fatto insostituibili per difesa e attacco che potrebbero non recuperare per la prosecuzione del torneo, il clima in casa serba è tutt’altro che sereno, ma non per il ko, nella sostanza preventivabile.

Serbia, il brutto esordio e le polemiche di Stojkovic: Mondiale in salita

Se infatti le chances di superare il primo turno al Mondiale per la seconda volta, dopo Francia ’98, dalla scissione della Jugoslavia sono intatte e passeranno dalle vittorie tutt’altro che impossibili contro Camerun e Svizzera, nel ritiro della Serbia si respira profonda preoccupazione e un pizzico di fastidio per le condizioni di due dei giocatori più forti e rappresentativi, gli juventini Dusan Vlahovic e Filip Kostic, rispettivamente in campo solo per 25 minuti e assente nel match del debutto.

Tuttavia se già prima di partire per il Qatar il ct Dragan Stojkovic sapeva bene di dover convivere con i problemi di pubalgia del centravanti ex Fiorentina, a mezzo servizio per tutta la prima parte di stagione con i bianconeri, la situazione di Kostic ha indispettito non poco l’ex fantasista di Stella Rossa, Olympique Marsiglia e anche Verona, che in conferenza stampa ha parlato dei problemi muscolari che affliggono Kostic, senza sbilanciarsi sui tempi di recupero.

Dusan Vlahovic ora è un caso: Juventus e Serbia unite dalla preoccupazione

Tanto Vlahovic quanto Kostic, sebbene il rendimento dell’ex Eintracht Francoforte nella Juventus sia cresciuto nel corso delle settimane, hanno inevitabilmente focalizzato la propria stagione anche sull’appuntamento Mondiale, che magari non sarà l’unico per entrambi, ancora giovani, ma che arriva nel momento ideale delle rispettive carriere e pochi mesi dopo l’approdo in un top team europeo.

Le due situazioni sono diverse, come diverso è stato il minutaggio che Dusan e Filip hanno avuto con la Juventus nei primi tre mesi della Serie A. Se infatti Stojkovic pare avere sottinteso una “spremitura” eccessiva di Kostic da parte di Allegri, che non ha risparmiato all’esterno nessuna delle prime 21 gare ufficiali della stagione, non si può certo dire lo stesso per Vlahovic, che non indossa la maglia della Juve dal 25 ottobre in Champions contro il Benfica e che in Serie A non vede il campo dal 21 ottobre.

Peraltro era stato lo stesso Allegri a parlare più volte della sindrome pubalgica di Vlahovic, che si trascina il problema già dalla parte finale dello scorso campionato, e che avrebbe chiesto ed ottenuto di non giocare contro Lecce, Inter, Verona e Lazio, proprio perché non si sentiva al top, indispettendo non poco i tifosi bianconeri.

Lo spezzone giocato contro il Brasile sembra avere ribadito la situazione, visto l’apporto quasi nullo dato da Dusan alla causa, maliziosamente sottolineato dallo stesso Stojkovic nel post-partita: “Perché non ho messo Vlahovic dall’inizio? Nella prima parte siamo stati più solidi e più uniti”. Come dire: seppur per motivi fisici il giocatore non ha aiutato la squadra, risultando scarsamente combattivo e allungando i reparti di una formazione che da quel momento ha di fatto smesso di rendersi pericolosa.

La Serbia e la storia che si ripete: quando il talento non basta

La realtà è comunque quella che la sfida contro il Camerun di lunedì 28 sarà già un dentro o fuori per una nazionale certo non fortunata nel sorteggio, e arrivata in Qatar in modo rocambolesco (girone vinto di un soffio sul Portogallo anche grazie al clamoroso gol poco fantasma negato a Ronaldo nello scontro diretto), ma alla quale non manca la classe per superare i Leoni Indomabili e pure gli elvetici.

Si pensi, oltre all’unicità dell’uomo-mercato Sergej Milinkovic-Savic, all’attacco, che può contare anche sul super bomber Aleksandar Mitrovic e sulla classe di Dusan Tadic, e a un difensore come Nikola Milenkovic. Il problema è che il talento alla Serbia non è mai mancato, a differenza di coesione e continuità di rendimento.

Del resto come spiegare diversamente il fatto che dal 1994 in avanti la Serbia si è qualificata al Mondiale solo in cinque occasioni, vincendo quattro partite su 13? Non è ancora troppo tardi per cambiare la tendenza, a patto di spegnere le tensioni e di recuperare la miglior forma psicofisica.

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