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Rashford, calcio al razzismo: "Non mi scuserò mai per ciò che sono"

L'attaccante inglese affida il suo pensiero ad una lettera dopo il rigore sbagliato in finale: "Mi sentivo come se avessi deluso tutti".

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Rashford, calcio al razzismo: "Non mi scuserò mai per ciò che sono" Fonte: Getty Images

Le aspettative di vittoria tra i tifosi inglesi erano davvero alte. Purtroppo per loro però la sorte non ha voluto che ad alzare la coppa di Euro 2020 fossero gli inglesi. Tra i volti delusi dell’ Inghilterra per la mancata vittoria di Euro 2020, quello di Marcus Rashford è sicuramente uno dei più emblematici: il suo errore dal dischetto ha dato il via alla serie dei tre rigori consecutivi sbagliati dai ‘Three Lions’, sconfitti tra le polemiche nonostante la presenza in massa del pubblico di casa.

Una spinta emozionale trasformatasi in qualcosa di ben più becero al fischio finale, un sentimento ostile riversatosi nelle azioni di coloro che, ad esempio, hanno imbrattato un murales dedicato proprio a Rashford in quel di Manchester, senza limitarsi a questo purtroppo.

A far parlare sono stati anche gli attacchi a sfondo razzista ricevuti dall’attaccante dei ‘Red Devils’ oltre che da Sancho e Saka, condannati in toto dalla Football Association e dal premier Boris Johnson tra gli altri. Parole taglienti come la lama di un coltello affilato, a cui Rashford ha voluto rispondere tramite questa lettera aperta.  “Non so nemmeno da dove iniziare e come esprimere a parole come mi sento in questo preciso istante. Credo fosse chiaro a tutti che la mia stagione è stata difficile, forse sono arrivato alla finale con poca fiducia. Sui rigori mi sono sempre difeso, ma qualcosa non andava. Ho perso un po’ di tempo durante la rincorsa e il risultato non è stato quello sperato.   Mi sentivo come se avessi deluso i miei compagni, come se avessi deluso tutti quanti. Mi hanno chiesto di tirare un rigore per dare il mio contributo: posso segnarli anche mentre dormo, quindi perché non quello? Nella mia testa ho continuato a giocare fin dal momento in cui ho colpito il pallone, non esistono parole per descrivere come mi sento. Finale. 55 anni. Un rigore. La storia. Posso dire solo che mi dispiace. Vorrei che fosse andata diversamente”.

Un rigore sbagliato non può essere una giustificazione agli insulti ricevuti, che vanno al di là del normale contesto calcistico.  “Seppur continui a scusarmi, voglio parlare per i miei compagni. Ho vissuto una delle mie estati migliori e voi avete avuto un ruolo in questo. Abbiamo costruito un gruppo incrollabile. La tua vittoria è la mia vittoria. I tuoi fallimenti sono i miei. Pratico uno sport in cui mi aspettavo di leggere cose scritte sul mio conto. Che sia per il colore della pelle, per dove sono cresciuto o, più recentemente, per come trascorro il mio tempo libero.   Posso accettare critiche sulla mia prestazione, sul fatto che il rigore calciato non fosse abbastanza buono e avrei dovuto segnare, ma non mi scuserò mai per quello che sono e da dove vengo. Mai mi sono sentito più orgoglioso di quando ho indossato la maglia della nazionale con i tre leoni sul petto, guardando la mia famiglia che mi applaudiva insieme a decine di migliaia di persone. Giorni come questi li ho sognati. Ho ricevuto tanti messaggi positivi e la risposta di Withington mi ha commosso. Le comunità che mi hanno sempre circondato continuano a fare il tifo per me. Sono Marcus Rashford, un uomo di colore di 23 anni di Withington e Wythenshawe, South Manchester. Forse non ho altro, ma almeno ho questo. Dico grazie a tutti coloro che sono stati gentili nei miei confronti. Tornerò più forte. Torneremo più forti”.

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