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Europei di calcio, Albo d'oro. Chi li ha vinti e quanti titoli ha l’Italia

L'elenco completo delle squadre che hanno vinto il Campionato Europeo di calcio. Dal 1960 a oggi. La vittoria italiana del 1968

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Redazione

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Il Campionato Europeo di calcio (o più semplicemente “gli Europei“) è la competizione che ogni 4 anni mette di fronte le squadre nazionali dei paesi del continente europeo, aderenti alla Uefa. Nelle sue diciassette edizioni, si sono alternate al trono ben dieci nazionali differenti.

Campionato Europeo di calcio, chi vi partecipa

Dall’Italia all’Inghilterra, dalla Francia alla Germania, dalla Spagna alle nazioni più piccole come Estonia, San Marino o Moldova. A queste, per la verità, si aggiungono anche le rappresentative che non fanno geograficamente parte dell’Europa, come Israele, Turchia e Kazakistan, ma che si sono aggregate per varie motivazioni. Per questo, esattamente come le competizioni europee per club (Champions League, Europa League e Conference League, in primis) sarebbe più corretto dire che al campionato Europeo partecipano tutte le rappresentative nazionali degli stati che sono iscritti all’UEFA.

Albo d’oro del Campionato Europeo di calcio

Qui di seguito l’elenco anno per anno di tutte le squadre vincitrici del Campionato Europeo:

ANNO VINCITRICE
1960 UNIONE SOVIETICA
1964 SPAGNA
1968 ITALIA
1972 GERMANIA OVEST
1976 CECOSLOVACCHIA
1980 GERMANIA OVEST
1984 FRANCIA
1988 OLANDA
1992 DANIMARCA
1996 GERMANIA
2000 FRANCIA
2004 GRECIA
2008 SPAGNA
2012 SPAGNA
2016 PORTOGALLO
2020 ITALIA
2024 SPAGNA

Chi ha vinto gli Europei?

A guidare la classifica è la Spagna, con quattro vittorie: si è aggiudicata la seconda edizione del torneo, per poi mettere a segno due successi consecutivi nel 2008 e nel 2012 e poi ripetersi nel 2024. A tre affermazioni, c’è la Germania, che alzò il titolo nel 1996 e, nel ’72 e nell’80 si laureò campione come Germania Ovest. Poi Italia e Francia, con due trofei ciascuna. Chiudono l’albo, con un successo a testa, sorprese e corazzate estemporanee come Unione Sovietica, Portogallo, Cecoslovacchia, Olanda, Danimarca e Grecia. Zero affermazioni, invece, per l’Inghilterra, costretta a fermarsi al terzo posto nel 1968 e al secondo nel 2020, sempre in concomitanza di un trionfo della nazionale italiana.

  • Spagna 4
  • Germania 3
  • Francia 2
  • Italia 2
  • Unione Sovietica 1
  • Portogallo 1
  • Cecoslovacchia 1
  • Olanda 1
  • Danimarca 1
  • Grecia 1

Format e storia degli Europei

La prima edizione del Campionato Europeo è stata disputata nel 1960. Le fasi finali della manifestazione si disputano, di solito, in un mese al termine della stagione calcistica regolare, quindi abitualmente nel mese di giugno. Si gioca con intervalli regolari di 4 anni, che permetto così di intervallarsi perfettamente con i campionati Mondiali.

Il format degli Europei è cambiato nel corso degli anni. Da sempre è prevista una lunga fase preliminare, solitamente a gironi, che durante l’anno, vede le nazionali contendersi il pass di accesso alla fase finale, quella in cui si assegna effettivamente il trofeo e, tradizionalmente, risulta essere la più spettacolare e attesa. La fase finale è molto cambiata nel corso delle edizioni. Di solito, si inizia con la costituzione dei gironi, da cui, poi, escono le formazioni che andranno a sfidarsi nel tabellone conclusivo con le gare a eliminazione diretta. Si tratta, per esemplificare, di un format che più o meno ricorda quello proposto dal Campionato del Mondo.

L’edizione 2020 – che si è disputata nel 2021 per il rinvio forzato causa Covid – da questo punto di vista non ha fatto eccezione. Ma, come detto, ha presentato due particolarità: è stata, infatti, la prima occasione con 24 squadre partecipanti e, inoltre, è stata la prima in cui le fasi finali non si sono disputate in una sola nazione, ma hanno visto le varie partite disputarsi in 10 stadi differenti di 10 città di diversi paesi europei, un’edizione “itinerante”, che ha trovato stabilità solo per semifinali e finale, con lo splendido stadio di Wembley a Londra a chiudere il cerchio.

Chi vince l’Europeo vince il Mondiale?

L’albo d’oro dei campionati Europei presenta solo in parte rispondenza con quello della Coppa del Mondo. Forse proprio perché a metà tra un mondiale e l’altro e quindi in concomitanza con esaurimenti di cicli, ricambi generazionali e altro, non sempre le squadre vincitrici sono quelle che hanno appena vinto il Mondiale o che lo avrebbero poi vinto due anni dopo.

A conferma di questo, le due vincitrici più antiche Unione Sovietica e Spagna non ebbero nessun riconoscimento immediato ai Mondiali, dopo il trionfo nella rassegna continentale. La terza nazionale ad alzare il trofeo, invece, l’Italia nel 1968 era sì reduce dal disastroso mondiale inglese del ’66 ma aveva già formato quel gruppo eccezionale che solo due anni dopo, in Messico, andò a un passo dalla vittoria della Coppa del Mondo, dovendosi inchinare solamente dinnanzi dal Brasile di un certo Pelé.

La Germania del ’72 e quella del ’80 erano le progenitrici di una Mannschaft che avrebbe vinto il Mondiale del ‘74 e perso in finale quello dell’82, proprio contro l’Italia. Oppure, ancora nel 1984, la Francia targata Michel Platini che viveva un momento magico (e ottenne il trionfo in casa…) con due finali mondiali sfiorate nell’82 e nell’86. Per i Galletti la seconda vittoria nel 2000 (quella del terribile golden goal di Trezeguet contro gli Azzurri guidati in panchina da Dino Zoff) coincise con la vittoria al Mondiale (pure quello in casa…) di due anni prima: e in quei Blues brillava la stella di Zinedine Zidane. Così come anche i due Europei di fila vinti dalla Spagna nel 2008 e 2012 furono intervallati dalla vittoria del Mondiale 2010: le “furie rosse” erano semplicemente la squadra migliore di quel periodo.

Europei, vincitori a sorpresa

Però, gli Europei hanno saputo anche regalare vittorie a rappresentative che, pur forti in quel periodo storico, poi non sono riuscite ad avere alcun seguito a livello mondiale: per esempio la Cecoslovacchia del ’76 o l’Olanda di Ruud Gullit e Marco Van Basten nell’88.

Oppure, la manifestazione continentale ha regalato gloria inattesa a squadre mediocri come la Germania del ’96 o lo stesso Portogallo del 2016, che riuscì nell’impresa quasi completamente orfana di Cristiano Ronaldo nella finale con i padroni di casa della Francia. Una gara decisa dal gol messo a segno nel corso dei tempi supplementari della meteora Ederzito António Macedo Lopes, meglio noto come Éder.

E, infine, non mancano le nazionali che sono riuscite a entrare nella storia e a scrivere imprese probabilmente irripetibili e, certamente poco pronosticabili. Parliamo, per esempio, della vittoria della Danimarca nel ’92, che a quell’europeo nemmeno avrebbe dovuto partecipare, ma che fu ripescata all’ultimo momento in sostituzione della Serbia coinvolta nella guerra dei Balcani. E, poi, come dimenticare la Grecia che, da cenerentola, sorprese tutti e raggiunse il tetto, pardon l’Olimpo, del calcio europeo nel 2004.

Il trofeo degli Europei di calcio

Conosciuto con la denominazione di Coppa Henri Delaunay, il trofeo consegnato dai massimi organi dell’UEFA nelle mani del capitano della nazionale campione è intitolato a Henri Delaunay, dirigente sportivo che propose il progetto di un campionato per nazionali e primo segretario generale dell’UEFA, ma che non visse abbastanza per assistere alla prima edizione della “sua creatura”.

Alla prima versione del trofeo, utilizzata dal 1960 al 2004, dal 2008 si sostituì l’attuale. Coppa sinuosa in argento puro, che si differenzia dalla precedente per l’eliminazione del basamento. Prodotto dalla nota casa orafa di Londra, Asprey, il trofeo è alto 60 centimetri (18 in più del precedente) e pesa 8 chili, presenta due manici a corda nella parte superiore che la rendono estremamente elegante. Al centro è incastonato il logo dell’UEFA e, sul retro, viene inciso il nome del vincitore.

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