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Record dei 100 metri maschili: tutti i primati della regina dell’atletica

I 100 metri piani sono la disciplina dell'atletica leggera più amata e spettacolare: da Lippincott a Bolt, tutti i record stabiliti nella storia della velocità al maschile

Ultimo aggiornamento:

Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Record dei 100 metri maschili: tutti i primati della regina dell’atletica Fonte: Ansa

I 100 metri piani sono una delle discipline più amate nel mondo dello sport e senza dubbio la regina dell’atletica: 10 secondi (ma anche meno) di pure adrenalina, emozione e spettacolo che nel corso del tempo hanno incoronato grandi protagonisti della pista e che rimangono sempre impressi delle memoria collettiva: da Lippincott a Bolt raccontiamo tutti i grandi record dei 100 metri maschili.

Il primo record della storia è di Donald Lippincott

I 100 metri hanno una storia di oltre 100 anni. Il primo record mondiale riconosciuto dalla federazione internazionale di atletica leggera risale al 1912 e venne stabilito dallo statunitense Donald Fithian Lippincott ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912 quando nel corso delle batterie di qualificazione firmò il tempo su 10”6 (manuale) ma non riuscì a confermarsi in finale dove si dovette accontentare del bronzo (e di un argento sui 200 metri). Il suo record resisterà 9 anni.

Nel 1920 sempre a Stoccolma sarà il suo connazionale Jackson Sholz ad eguagliarlo, l’anno successivo tocca a Charley Paddock sulla pista di Redlands ritoccarlo verso il basso e scendere a 10”4 (un record che sarà solamente eguagliato nel 1929 per ben due volte dallo statunitense Eddie Tolan).

Gli anni ’30: l’epoca d’oro della velocità

Il record di Paddock è rimasto imbattuto per quasi un decennio. Negli anni ’30 però si vive una vera e propria epoca d’oro per il mondo della velocità su pista con i record che cominciano ad essere eguagliati con grandissima frequenza. Il primo a segnare il nuovo record è il canadese Percy Williams che a Toronto fa segnare il tempo di 10”3 nel 1930.

Due anni dopo sarà ancora Tolan ad eguagliarlo e a fare lo stesso tempo nell’acro di un paio di anni saranno lo statunitense Ralph Metcalfe (in tre circostanze tra il 1933 ed il 1934), Eulace Peacock, l’olandese Chris Berger e il giapponese Takayoshi Yoshioka.

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Jesse Owens ai Giochi Olimpici di Berlino

Jesse Owens, un mito senza tempo

A chiudere l’epoca d’oro degli anni ’30 c’è una vera e propria leggenda come Jesse Owens. Nel 1936 a Chicago “l’antilope nera” abbassa il record mondiale dei 100 metri a 10”2. E’ la preparazione delle Olimpiadi del 1936 a Berlino. Ai Giochi Olimpici che dovevano rappresentare la passerella al Mondo di Aldolf Hitler, Owens si prende una clamorosa rivincita vincendo quattro medaglie d’oro (100 metri piani, salto in lungo, 200 metri piani e la staffetta 4×100).

Owens era una vera e propria macchina da record con la sua capacità di districarsi su molte distanze diverse. Il 25 maggio del 1935 ad Ann Arbor in Michigan nel giro di 45 minuti stabili i primati del mondo nel salto in lungo (8,13 che sarebbe rimasto il record della specialità fino al 1960), sulle 200 iarde piane in rettilineo, 200 iarde ad ostacoli in rettilineo (22”6, il primo ad abbattere il muro dei 23 secondi) ed eguaglio quello delle 100 iarde. In realtà in quella giornata i record erano sei visto che quelli sulle 200 iarde erano validi anche per i 200 metri sia piani che ad ostacoli.

La Grande Guerra Mondiale ferma l’atletica

Il record di Jesse Owens è rimasto di fatto imbattuto fino al 1956. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale infatti ferma tutto il mondo dello sport. Nel 1941 è Harold Davis ad eguagliare Owens con il suo 10”2 corso in una gara a Compton. Passano 7 anni prima che il cronometro si fermi sullo stesso tempo con il panamense Lloyd LaBeach che lo mette a segno a Fresno.

Dopo la guerra sono tanti gli atleti che si affacciano alla disciplina e il 10”2 viene fatto registrare anche da Barney Ewell, dall’inglese McDonald Bailey, dal tedesco Heinz Futterer e poi tre volte da Bobby Joe Morrow e due volte da Ira Murchinson nel 1956. I tempi sono maturi per abbassare ancora il tempo e lo fanno nel giro di due giorni prima Willie Williams e poi ancora una volta Ira Murchinson che tra il 3 e il 4 agosto a Berlino Est fanno un vero e proprio show con il loro 10”1. Negli anni ’50 lo stesso tempo viene fatto registrare anche da Leamon King (per due volte) e da Ray Norton.

Gli anni ’60: una nuova epopea

Dopo la Seconda Guerra Mondiale cambiano e in meglio i programmi di allenamento, ma anche i materiali e le piste. La velocità vive una seconda epoca d’oro negli anni ’60, la competizione si fa sempre più affollata e il 21 giugno 1960 è il tedesco Armin Hary a Zurigo a fermare il cronometro su un 10 netto.

Il mese successivo lo stesso tempo viene fatto registrare dal canadese Harry Jerome a Saskatoon. I 10 secondi netti diventano record ma anche limite che per anni sembra invalicabile. Dal 1964 al 1968 ad iscrivere il proprio nome in questo club dei 10 secondi saranno il venezuelano Horacio Esteves, gli statunitensi Bob Hayes, Jim Hines, Oliver Ford e Charles Green, il cubano Enrique Figuerola, il sudafricano Paul Nash e il francese Roger Bambuck.

Nel 1968 crolla il muro dei 10 secondi

I tempi sono ormai maturi per far crollare il muro dei 10 secondi. Bisogna aspettare solo fino al 20 giugno, una data storica. In quel giorno dopo che Greene e Bambuck hanno registrato l’ennesimo 10 netto, il limite crolla. Il primo a farlo è Jim Hines, nello stesso giorno ci riescono anche Ronnie Ray Smith e Charles Green tutti con il tempo di 9”9. Siamo in un momento di transizione.

Nel 1968 ad affiancare la rilevazione manuale arriva anche il cronometraggio elettronico e per anni fino al 1976 i due sistemi andranno di pari passo creando così un po’ di confusione tra i due sistemi. Il sistema di rivelazione manuale viene accettato dalla Federazione internazionale fino al 1976 con l’ultimo tempo che si segnala che è proprio di 9”9 segato dal giamaicano Don Quarrie in una gara negli Stati Uniti.

L’introduzione del cronometraggio elettronico

Nel 1968, come detto, viene cominciato a usare anche il cronometraggio elettronico per il rilevamento dei tempi. Il primo record con questo sistema è dello statunitense Jim Hines con il suo 9”95 fatto registrare a Città del Messico.

Per oltre 15 anni (mentre con il rilevamento manuale il record rimane 9”9 con tanti protagonisti a farlo registrare) il record non viene mai ritoccato. Tocca ancora ad un atleta statunitense riuscire nell’impresa il 3 luglio del 1983: a scendere a 9”93 ci pensa Calvin Smith (sarà anche oro ai Giochi Olimpici di Los Angeles nel 1984 in staffetta).

Fonte: Getty Images

Carl Lewis, un protagonista assoluto dei Giochi Olimpici

Carl Lewis: irrompe il figlio del vento

Il record di Calvin Smith rimarrà imbattuto e neanche avvicinato per 4 anni. Il primo ad eguagliarlo sarà uno delle grande leggende dell’atletica moderna: Carl Lewis. Il “figlio del vento” stampa il suo 9”93 a Roma nel 1987 e compie la sua grande opera d’arte un anno più tardi alle Olimpiadi di Seul dove vince l’oro con 9”92.

Una gara molto particolare quella dei 100 metri che venne vinta in pista dal canadese Ben Johnson che fece segnare un crono assurdo (9”79) tanto assurdo che gli verrà infatti revocato dopo soli tre giorni visto che i risultati dei test antidoping rivelano la sua positività con record e oro che andarono a Carl Lewis.

A Seul, Lewis portò a casa anche l’oro nel salto in lungo e l’argento nei 200 piani (la sua vera impresa risale ai Giochi di Los Angeles con 4 medaglie d’oro ed il record mondiale conta staffetta).

A togliere il primato a Lewis ci pensa nel 1991 il suo connazionale Leroy Burrell che a New York abbassa il primato di 2 centesimi e portandolo a 9”90. Carl Lewis se lo riprenderà un paio di mese dopo a Tokyo con il tempo di 9”86.

Lo lascerà però a Burrel ancora una volta nel 1994 quando lo statunitense stampa 9”85. L’epoca d’oro degli atleti nordamericani prosegue con il canadese Donovan Bailey che alle Olimpiadi di Atlanta fa registrare 9”84 con tanto di medaglia d’oro al collo. Ad abbattere il muro degli 8 decimi ci penserà poi tre anni più tardi Maurice Greene con il suo 9”79.

Fonte: Getty Images

Asafa Powell è stato uno dei grandi attori delle prove di velocità

Il dominio giamaicano: Asafa Powell e Usain Bolt

Ad interrompere la supremazia degli atleti nordamericani e soprattutto statunitensi ci pensa il giamaicano Asafa Powell che il 14 giugno del 2005 firma il record di 9”77, un crono che Powell farà registrare anche nel 2006 a Gateshead e a Zurigo. Sarà sempre lui a rompere quel primato sulla pista di Rieti, in Italia, nel 2007 quando ferma il cronometro sul 9”74.

Sono record che lasciano pensare dio non poter essere più battuti ma prima che sulla scena irrompa Usain Bolt. L’uomo più veloce del mondo è un vero e proprio uragano di personalità ma soprattutto di talento. Il primo record del mondo dei 100 metri arriva a New York in una gara in preparazione delle Olimpiadi di Pechino quando ferma il tempo su 9”72.

Fonte: Getty Images

Sua Maestà Usain Bolt, l’uomo più veloce di sempre

E’ solo l’antipasto del grande spettacolo che andrà in scena il 16 agosto ai Giochi quando conquista l’oro con 9”69. Per entrare nella leggenda basta un solo anno. Ai Mondiali di Berlino infatti sempre il 16 agosto ma del 2009 Bolt finisce la sua gara con 9”58 e la sensazione che avrebbe potuto anche fare meglio.

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