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Reinhold Messner affronta un nuovo attacco: stavolta l'insinuazione colpisce il Re degli ottomila. Reazione tagliente

Ancora una volta il grande alpinista è nel mirino dei media, stavolta per via di alcune fotografie e di quanto sostiene un giornalista che avrebbe quindi condizionato la scelta del Guiness dei Primati che ha escluso Messner

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Ora che anche sul primato sportivo – conseguito con lacrime e sangue, è giusto evidenziarlo – si insinua il dubbio, la sua reazione non doveva e poteva che essere di indignazione. Il libro dei Guinness gli ha tolto il record da anni attribuito, ovvero quello di essere il primo ad aver scalato tutti i 14 ottomila senza il ricorso all’ossigeno supplementare, ma il celebre alpinista Reinhold Messner non è rimasto in silenzio a subire quest’ennesimo attacco dopo aver lottato tutta la sua esistenza a respingere le accuse di aver abbandonato suo fratello morente.

Stavolta si tratta di una questione di diverso spessore, è comprensibile ma è pur sempre un colpo per l’alpinista. E anche per l’uomo, alla sua onestà intellettuale.

Messner, il Re degli ottomila

A sollevare il caso è stato il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski, sostenendo che nel 1985 Messner e Hans Kammerlander avrebbero mancato la vetta dell’Annapurna, massiccio montuoso himalayano situato in Nepal centrale.

Secondo il cronista, dalla sua ricerca con il supporto di documentazione fotografica i due alpinisti non avrebbero raggiunto la vetta ma sarebbero tornati indietro alcuni metri prima di raggiungere la cima.

Sarebbe stato un semplice errore di valutazione a suggerire agli alpinisti, convinti di aver toccato il punto più alto, di bloccarsi a pochi metri dall’obiettivo, dalla cima insomma. Da qui l’esclusione dal libro per via dei parametri adottati dalle linee guida e la reazione di Messner, il quale si è visto comunque toccato nelle sue imprese sportive, da alpinista esperto. Forse il più grande in assoluto.

La reazione di Messner su Facebook

Prima un post su Facebook, con cui ha preferito affidare ai suoi followers la diffusione della sua personale frustrazione e un certo fastidio per questa vicenda. Poi le dichiarazioni rilasciate all’agenzia ANSA.

“Non la vetta ma a strada è la meta. Il mio alpinismo non conosce record”, ha scritto affidandosi a un linguaggio quasi metaforico per respingere l’accusa che strisciante gli è stata rivolta.

Le dichiarazioni all’ANSA

“Sciocchezze – ha infatti detto il 79enne all’ANSA – In primis non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono disconoscere nulla. Inoltre, le montagne cambiano. Sono passati quasi 40 anni, se qualcuno è salito sull’Annapurna di certo siamo stati io e Hans”.

Sul sito Guinness World Records l’americano Edmund Viesturs viene indicato come il primo ad aver scalato tutti i 14 ottomila tra il 1989 e il 2005.

“Nessuno che se ne intende di alpinismo metterebbe in dubbio la nostra impresa, Jurgalski infatti non ne sa nulla – ha aggiunto Messner -. La montagna cambia, come ogni cosa in natura. Soprattutto sull’Annapurna basta che crolli la cornice di neve e la vetta si abbassa di cinque metri. La cresta che porta alla vetta è lunga 3 chilometri, Jurgalski ha semplicemente confuso la cima est con quella principale. Qui evidentemente qualcuno vuole farsi notare senza avere la minima competenza. L’alpinismo è cambiato negli anni. Prima tutto girava intorno alla conquista, ovvero le prime scalate delle vette inviolate, poi invece si è iniziato a puntare sulla difficoltà dell’impresa, come abbiamo fatto io e Hans scalando l’Annapurna da una parete interminabile e difficilissima durante una tempesta, che di per sé era già un’impresa”.

Il dolore mai superato per suo fratello

Poco più di un anno fa, Messner aveva trovato una qualche giustizia, dopo quanto sofferto per la morte di suo fratello. Dopo il ritrovamento del secondo scarpone sul Nanga Parbat appartenuto a Günther, si è rinnovato un dolore mai sopito, mai superato. Forse perché accompagnato da 50 anni di sospetti, supposizioni, infanganti accuse che hanno accompagnato Reinhold Messner fino al ritrovamento della prova mancante che ha composto un quadro doloroso, ma necessario.

Reinhold Messner e la tragica morte del fratello Günther

La montagna toglie, la montagna restituisce con i suoi tempi e con il rispetto che le si deve. Anche quando è il Re degli ottomila che chiede giustizia non tanto per sé, ma per la sua famiglia e in primis quel fratello con il quale ha condiviso la passione per l’alpinismo e che, proprio in quell’impresa epica, ha perso la vita in circostanze drammatiche.

Nel 2005, dopo decenni di insinuazioni sull’abbandono da parte di Reinold del fratello, i resti di Günther furono trovati assieme a uno scarpone. Quello che Messner esibì in una nota conferenza stampa e che è rimasta impressa nella storia della comunicazione e del giornalismo italiano, per il suo appello, la sua accorata difesa e la rivendicazione di un diritto, quello di innocenza fino a prova contraria, che è stato spesso disatteso.

Messner riafferma la propria innocenza

Ora l’ottomila ha restituito anche il secondo scarpone sul versante Diamir.

“Il ritrovamento è solo la conferma della conferma e di quanto io ho sempre detto”, ha voluto affermato il campione protagonista di imprese incredibili all’agenzia ANSA. Il dramma del Nanga Parbat non ha mai abbandonato, né lo lascerà mai davvero libero: aveva appena 25 anni, quando dovette rientrare in Italia da solo e dire ai suoi genitori che Günther, due anni più giovane di lui, non avrebbe mai fatto ritorno e che sarebbe rimasto lì. Dove è stato ritrovato a più di trent’anni di distanza.

L’incidente era avvenuto durante la scalata del primo ottomila di Reinhold, il primo uomo a scalare tutte le vette oltre gli ottomila metri. Aveva continuato a vivere, a provarci Messner pur nel reiterato e ciclico incedere di alcuni su quanto accaduto in quella scalata, quel lutto che ha segnato lui, il campione, e la sua famiglia.

Fonte: ANSA

Messner anni fa durante un manifestazione

Il ritrovamento dei resti di Günther Messner

Poi però, nel 2005, i resti di Günther furono trovati sul versante Diamir, confermando la versione di Reinhold. Il Re degli ottomila all’epoca era tornato al Nanga Parbat per cremare i resti di suo fratello.

“Mi hanno chiamato fratricida per la volontà di alcuni di fama e soldi. Si tratta di un vero e proprio crimine”, aveva detto all’epoca l’alpinista con rammarico. “Il ritrovamento dei resti e di uno scarpone dimostrano senza ombra di dubbio che Günther è morto durante la discesa e non è stato abbandonato da me durante la salita”, aveva aggiunto l’alpinista.

Il rinvenimento del secondo scarpone: la verità

Il ghiacciaio del Diamir ha restituito anche il secondo scarpone, nel 2022, “più a valle perché un ghiacciaio è come un fiume lentissimo che non si ferma mai”, ha specificato Messner. “Anche sull’assenza di questo scarpone qualcuno si era fatto strane idee”.

Dal campo base gli hanno mandato una foto per identificarlo e non ci sono dubbi. Lo scarpone destro da tempo è esposto nella cappella di Castel Firmiano, assieme ad altri cimeli di alpinisti scomparsi.

“Deciderò assieme ai miei fratelli cosa farne del secondo scarpone”, ha voluto aggiungere. Messner ha convissuto con una accusa infamante, che lo ha segnato ma mai piegato.

Oggi che anche ive con la terza moglie, Diane Schumacher, i suoi progetti che a 79 anni si palesano anche nella cura di quanto è stato e di quanto è stato conquistato in questi decenni di imprese storiche, nell’alpinismo.

“I dietrologi ci saranno sempre e non taceranno mai, ma questo non importa”, aveva constato con amarezza e con una certa capacità di previsione, visto che anche il Re degli ottomila quel personaggio si è andato eclissando per questa nuova, inaspettata tesi.

Inattesa per tanti, probabilmente non per Messner, ormai pronto ad affrontare anche questa.

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