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Serie A, scanner al volto per identificare i violenti: i tifosi si ribellano

Combattere il razzismo e la violenza negli stadi: ecco la possibile soluzione della Lega Serie A e i dubbi che ostacolano l'iniziativa. Tifosi scettici.

Pubblicato:

Ylenia Cucciniello

Ylenia Cucciniello

Football Specialist

Giovanissima e appassionatissima di tutto lo sport: scrive di calcio giocato ma non rinuncia allo sguardo sull'extra campo, dove spesso si trovano risposte che il rettangolo verde non riesce a restituire

Nella giornata di ieri, lunedì 4 settembre, la Serie A ha presentato il progetto “Calcio social responsabilility”. Il fulcro del disegno proposto dalla Lega è quello di incentivare la sostenibilità e di combattere temi che, ultimamente, abbracciano sempre di più questo sport. Tra questi ne fanno indubbiamente parte il razzismo e la violenza negli stadi.

Argomenti sempre più frequenti che non si limitano solo al territorio italiano, bensì a quello globale. In tal senso, la Lega Serie A, in particolar modo l’amministratore delegato Luigi De Siervo, ha proposto una possibile soluzione al problema che riguarderebbe una nuova modalità di accesso agli impianti.

La proposta della Serie A: le parole dell’ad De Siervo

Luigi De Siervo, non ha lasciato spazio a fraintendimenti. “Per combattere il razzismo e la violenza si è fatto e si fa molto, ma per raggiungere la vera individuabilità dei responsabilità serve il riconoscimento facciale per chi accede agli impianti”, ha dichiarato l’amministratore delegato della Lega Serie A.

Un’iniziativa a cui si pensa già da tempo e la testimonianza risale allo scorso 3 aprile, quando lo stesso De Siervo ha proposto l’idea nel corso della prima edizione dello “Sportcity Meeting”, svoltosi a Salsomaggiore Terme.

Scanner al volto: in America c’è già dal 2018

Il sistema di riconoscimento facciale tramite i dati biometrici è lo stesso che viene utilizzato negli aeroporti. Ma, già a partire dal 2018, una simile modalità, è stata estesa anche per l’accesso in determinati impianti sportivi.

Di fatto, ad averne testato l’efficacia è proprio l’America, con esattezza le squadre di baseball Yankees e Mets, che hanno riservato questo trattamento inizialmente solo a staff e giocatori, fino ad estenderlo nel 2021 per tutti i tifosi.

I problemi per introdurlo in Italia

Per il momento, quello di introdurre il riconoscimento facciale negli stadi, è solo un’ipotesi. Come riportato da “La Repubblica”, l’iniziativa verrà approfondita prima di passare alla valutazione del governo. Al momento, però, sono due i problemi che abbracciano la questione: la privacy e qualche dubbio da parte delle forze di polizia.

Riguardo la privacy, il progetto prevede che per tutti i tifosi che vorranno accedere allo stadio sarà fatta firmare una liberatoria per acconsentire al trattamento dei propri dati biometrici. Invece, tra i dubbi delle forze di polizia, c’è quello che un’identificazione immediata di un evento violento o razzista potrebbe inasprire ulteriormente gli animi dei tifosi, recando così ulteriori problemi, oltre che costringere gli agenti a un lavoro extra durante gli eventi sportivi.

Riconoscimento facciale: le reazioni dei tifosi

L’iniziativa di introdurre il riconoscimento facciale negli stadi ha suscitato qualche polemica da parte dei tifosi. Sul social “X”, infatti, sono tanti i supporters che hanno espresso il loro dissenso: “ma quali stadi? Forse lo Juventus Stadium. Alcuni non hanno nemmeno l’abilitazione alla CL. Di cosa parliamo?”.

Altri lamentano la condizione di alcuni impianti, facendo fatica a credere che questo sistema possa essere introdotto in essi: “in alcuni si dovrebbe pensare a rifare i servizi igienici” o anche “abbiamo stadi da terzo mondo”. Infine: “prima che in questo Paese si arrivi a questo tipo di azioni ci vorranno un paio di generazioni”.

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