Un giorno speciale, per il ct Roberto Mancini e il suo gemello Gianluca Vialli. Non si tratta solo di raggiungere una quota importante, 58 anni e un presente alla guida di una Nazionale campione d’Europa ma fuori dal Mondiale, ma si infilare la sequenza di quella carriera da attaccante esemplare al quale – per carattere e per personalità – forse è stato negato tanto, troppo rispetto alle sue qualità tecniche.
Il suo è però un racconto di emozione, che affida a delle dichiarazioni rappresentative di questa stagione rilasciate a Che tempo che fa durante il suo intervento con l’amico e capo delegazione Gianluca Vialli e dopo la presentazione del suo film sullo scudetto con la Samp.
- Mancini a Che tempo che fa: l'Italia deve esserci sempre ai Mondiali
- Vialli-Mancini, i gemelli del gol nella mitica Sampdoria
- Vialli e la malattia: la sua lotta quotidiana
Mancini a Che tempo che fa: l’Italia deve esserci sempre ai Mondiali
Mancini sta guardando il Mondiale in Qatar da casa, lontano dal teatro di questa Coppa del Mondo senza nascondere l’amarezza del momento:
“Il fatto di non esserci qualificati – ha sottolineato – ci dispiace molto e spero che questo non accada mai più perché l’Italia al Mondiale deve starci sempre. E’ vero che questo è un Mondiale particolare, ma è pur sempre un Mondiale ed è meglio esserci…”.
Poi il ricordo sugli Europei vinti lo scorso anno:
“E’ stata un’emozione unica, arrivata in un momento difficile. Non è stato casuale vincere a Wembley dopo 30 anni, con Luca e altri giocatori della Sampdoria che era stata sconfitta nella finale di Champions dal Barcellona. Si è chiuso un cerchio: quella vittoria racchiudeva qualcosa di importante anche per i tifosi della Samp. A Genova avevamo vissuto anni speciali, in una squadra speciale e a Gianluca voglio più bene adesso di quando eravamo più giovani”.
Roberto Mancini
Vialli-Mancini, i gemelli del gol nella mitica Sampdoria
Vialli, l’altro gemello del gol nella Sampdoria più vincente di sempre, si è ricongiunto in un abbraccio che va oltre il simbolico a Mancio nella Nazionale che ha conquistato Wembley ma che non ha trovato l’alchimia perfetta contro le avversarie in un percorso di qualificazione alla sua portata. Ora sono stati riuniti anche nel docu-film di Marco Ponti, “La bella stagione”, che racconta la Samp dei tempi d’oro e l’amicizia tra i due doriani.
Non ci sono solo immagini dell’anno dello scudetto, ma anche ricordi recenti come l’abbraccio dopo la vittoria dell’Europeo.
“Non è solo il diario di una stagione sportiva, quella del tricolore – ha spiegato -, ma è un docu-film che vuole trasmettere i valori alla base di quella cultura che ci portò a vincere. L’abbraccio dopo la vittoria dell’Europeo? C’era dentro tutto: l’aspetto sportivo, la gioia per un nuovo traguardo raggiunto, ma anche la paura che aveva condizionato entrambi per via delle mie condizioni di salute. Quelle lacrime sono per tutto questo. Ed è stato più bello degli abbracci di quando io gli passavo la palla e lui faceva gol. Un momento bellissimo di condivisione con Roberto: c’erano dentro amicizia, amore e lacrime piene di tante cose. Alla Sampdoria la nostra è stata una storia eccezionale in un club straordinario. Ed è bello essere ancora insieme e amici”.
Mancini abbraccia Vialli
Vialli e la malattia: la sua lotta quotidiana
Il capo delegazione della Nazionale ha espresso a più riprese le sue paure, scaturite dalla lotta al tumore al pancreas che lo ha colpito e contro con cui combatte ormai da tempo: ha deciso di rompere il silenzio e di condividere un percorso complicato, ostile, spesso segnato dal dubbio sulla potenza della malattia. L’ex centravanti, senza remore, ha spiegato a Alessandro Cattelan, in una recente intervista:
“Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire”.
Sensazioni, prove ed esperienze che Vialli ha messo nel suo libro, rivelando il suo personalissimo rapporto con il cancro e la sua fame di vita, nella strana convivenza con questa malattia.