La pazzesca sconfitta della Roma in Norvegia per 6-1 contro il Bodo Glimt segna un record negativo anche per José Mourinho: lo Special One mai aveva subito 6 reti nella sua carriera, in 1007 partite da allenatore.
Dopo la gara, lo Special One si è assunto la colpa della disfatta ma allo stesso ha evidenziato i limiti della rosa: “La responsabilità è mia, sono io che ho deciso di giocare con questa squadra – ha spiegato a Sky il tecnico portoghese -. L’ho fatto con buone intenzioni, di dare l’opportunità di giocare a gente che lavora tanto e non gioca tanto. Con la rosa che abbiamo noi, con tutte le partite che abbiamo da giocare, volevo far riposare gente che gioca sempre”.
“Abbiamo perso contro una squadra con più qualità, la loro squadra rispetto a quella nostra che ha iniziato la gara è più forte”, è il chiaro messaggio che Mourinho ha lanciato.
Poi lo Special One ha ribadito il concetto: “Se si potesse giocare sempre con gli stessi lo farei, ma è un grande rischio perché abbiamo una differenza significativa tra un gruppo di giocatori e un altro gruppo. Io ho deciso, in una fase a gironi, di fare questi cambi. Sapevo i limiti dei miei giocatori, non è niente di nuovo, però ovviamente mi aspettavo una risposta migliore. Resta mia la responsabilità”.
Sul rischio di ferite dopo una tale batosta: “Ferite ne lascia sempre, che vuol dire? Però ho parlato già con i giocatori nello spogliatoio, sono stato onesto con tutti loro e magari non posso esserlo con voi, cerco di parlare nell’intimità di una bella famiglia, molto forte a livello di empatia e di amicizia. Non l’ho mai nascosto, sapevo di avere una squadra con tanti limiti. Una cosa è la squadra dei 12-13 giocatori, un’altra cosa sono gli altri. Ora nessuno mi chiederà più perché giocano sempre gli stessi“, ha continuato il portoghese.
Poi un messaggio ai Friedkin: “Sono cose che ho detto già in privato, anche prima del 6-1. Non è questo risultato che mi fa dire qualcosa che ho detto internamente, che non ho mai voluto dire pubblicamente, e che cercherò di continuare a dire il più privatamente possibile”.