Nella fenomenologia di Ibra, andrà annoverato anche il suo ruolo in questo 71° Festival di Sanremo. Non è semplicemente l’istrionico campione dalla fantasia calcistica inarrivabile, immarcabile e statuario Ibrahimovic: Zlatan sa tenere il palco nonostante i limiti imposti dalle restrizioni anti Covid e trasmettere emozione con un racconto, con un duetto, con le sue interviste essenziali e le risposte ficcanti. Forse il suo futuro è qua, ma se così non fosse all’attaccante va riconosciuto il tentativo di affidare a parole e presenza una leggerezza che non accantona l’attualità e il ricordo. E di risollevare le sorti (già a tarda ora) di una serata serrata, dilatata, eccessiva.
L’incredibile racconto di Ibra
Dopo il momento dedicato a Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso tre anni fa, Ibra è tornato a Sanremo dopo un viaggio estenuante a suo dire e ha tradotto in un elemento della scaletta questo suo percorso autostradale.
Archiviato l’impegno in presenza (era in tribuna a seguire Milan-Udinese con i compagni infortunati e Paolo Maldini), lo svedese ha iniziato il suo Sanremo 2021 terza serata con un applauso e narrando il suo viaggio da Milano alla Liguria. Un incidente in autostrada è riuscito a fermarlo per tre ore: in ritardo sulla tabella di marcia, Ibra è sceso dall’auto e si è fatto dare un passaggio da un motociclista per 60 km. Per sapere solo alla fine del viaggio che:
“Era la prima volta che facevo l’autostrada”. Sceneggiatura da autentico cult movie.
Il motociclista tifoso porta a Sanremo 2021 Ibrahimovic
“C’era un incidente in autostrada, così dopo tre ore bloccati in fila ho detto all’autista di aprire la portiera che volevo uscire. Ho fermato un motociclista chiedendogli se poteva portarmi a Sanremo. Per fortuna era un milanista. Mi ha portato in moto per 60 km, per poi dirmi che era la prima volta che faceva l’autostrada”.
Poi è tornato a sorridere, a intrattenere, sempre a modo suo:
“Ieri ero a Milano, perché non siete venuti a fare il Festival a casa mia? Ci sarebbe stato spazio per tutti. Achille Lauro l’avremmo messo in garage a controllare le macchine così i ladri si sarebbero spaventati e non sarebbero entrati”.
L’incontro di Ibra con Sinisa Mihajlovic e Donato Grande
Intensi, divertenti e malinconici senza quasi il filtro della narrazione televisiva nel non nella mediazione del direttore artistico Amadeus, l’intervista doppia Ibra-Mihajlovic. La loro amicizia nata per una testata, la tagliente affermazione sulla Champions di Sinisa secondo il quale : “Ci sono giocatori che giocano a calcio, altri che vincono”. Una filosofia di vita. E una sfida, per Zlatan che ha risposto, sottovoce: “C’è tempo…”.
Nella loro conversazione c’è spazio per messaggi importanti, per la vita legati alla leucemia che ha affrontato fuori dal campo Sinisa:
“Quando ho sentito la notizia non avevo la forza di chiamarlo e parlare – ha spiegato Ibrahimovic -, invece era lui che dava energia a me dicendomi che stava bene e che era un piccolo momento. Mi dava speranza, quella che normalmente do io agli altri: gli ho detto ‘Se posso fare qualcosa ti aiuto in ogni modo’ e lui mi ha risposto ‘Mi serve un attaccante che segni’”.
Mihajlovic, che canta con Fiorello e Ibra “Io vagabondo” dei Nomadi, ha chiuso con il retroscena sulla trattativa che avrebbe dovuto portare a Bologna il campione che ha preferito rientrare a Milano.
Altrettanto significativo l’incontro sul palco dell’Ariston con Donato Grande, campione italiano di Powerchair football. L’attaccante della nazionale è riuscito a realizzare il suo sogno, facendo un paio di passaggi con Ibra che con l’ironia a cui ci ha abituati, in questa esperienza da mattatore, ha detto:
“Fai dei passaggi migliori rispetto ai calciatori che giocano nella mia squadra”.
Prima di avere modo di incontrare l’attaccante svedese, Grande aveva parlato della sua passione e dello stop allo sport. Un intervento, il suo, che ha rafforzato il messaggio di denuncia civile di Amadeus, il quale già in conferenza stampa aveva ribadito la sua personale insofferenza verso segnali di indifferenza e prepotenza nei riguardi di quanti non rispettano quanti vivono una condizione simile:
“Ho sempre avuto il sogno di fare gol, sono andato oltre i limiti e sono riuscito a giocare a calcio. Mi sono divertito e ho fatto divertire”.
Scambio di tiri e di maglie con autografo di Zlatan Ibrahimovic sulla casacca del Milan, squadra del cuore di Donato.
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