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Scandalo per le rivelazioni hot di Weah, l'ex Milan ha tutti contro

Bufera in Liberia per un controverso passaggio della biografia del presidente in carica: le parole inopportune sulla moglie scatenano le critiche.

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È bufera in Liberia su George Weah. L’ex stella del Milan, Pallone d’Oro nel 1995, è finito al centro di uno scandalo per le rivelazioni contenute in un capitolo della biografia uscita il mese scorso: “George Weah: il sogno, la leggenda, la salita al potere”. Hanno fatto scalpore, in particolare, i riferimenti dell’ex attaccante alla moglie, la first lady Clar Marie Duncan, che hanno dato origine ad accese proteste da parte dei membri dell’opposizione.

L’autogol di Weah: “Mia moglie è una furia a letto”

Ma che ha detto Weah a proposito della consorte, cittadina statunitense e avvocato, sposata nel 1993? A illustrare la vicenda è un articolo firmato da Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera. Nel capitolo 13 della biografia, commissionata a Isaac Vah Tukpah allo scopo di accrescere la declinante popolarità di Weah in vista delle elezioni del 2023, che decideranno sulla sua conferma alla presidenza della Liberia, è contenuta una dichiarazione piccante dell’ex bomber: “Mia moglie è una furia a letto”.

Weah, opposizione all’attacco: “Denigra le donne”

Al di là della mancanza di eleganza, le parole di Weah fanno a pugni con la drammatica situazione delle donne in Liberia, paese in cui una delle piaghe principali – ne ha scritto The Economist in un dettagliato reportage – è rappresentata dagli stupri ai danni soprattutto di giovani e giovanissime. Non a caso, il principale attacco a Weah è arrivato dal leader dell’opposizione: Alexander Cummings. Grave l’accusa nei confronti del presidente in carica: “Mancanza di rispetto e denigrazione delle ragazze e delle donne”.

La difesa di Weah: colpa del biografo pasticcione

Accuse rispedite al mittente. La colpa del polverone, secondo Weah? Del biografo Isaac Vah Tukpah. Il cui comportamento, per la verità, ha scatenato sospetti. Una volta finito il libro, infatti, è diventato capo dello staff dello stesso Cummings e, soprattutto, ha cercato di lasciare il paese in modo non ortodosso, provando a scollinare in Sierra Leone e finendo con l’essere bloccato dai poliziotti liberiani. Insomma, un pasticcio dietro l’altro. Ma l’autogol dell’ex centravanti del Milan è innegabile. Una “furia” che potrebbe costargli la riconferma alla guida del paese.

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