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Sci Alpino, prima notte tranquilla per Sofia Goggia. La ricostruzione della caduta e i piani per il futuro

Prima notte tranquilla per Sofia Goggia dopo l'operazione alla tibia fratturata nella caduta di Temù, causata da una banale inforcata. Il retroscena e gli scenari.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Una notte tranquilla, un risveglio un po’ così, la voglia di rimettersi subito in pista (metaforicamente, ma tant’è) e cominciare a programmare l’ennesima risalita dalle forche caudine dell’infermeria. Sofia Goggia aveva perso l’abitudine a certe sensazioni, ma lo spirito guerriero è rimasto immutato: dovrà rialzarsi ancora una volta, pensando che l’appuntamento con la storia (Milano-Cortina) dista ancora 700 giorni abbondanti, con in mezzo una stagione che dovrà servirle per riannodare i fili e prendere la mira. Nulla che non abbia mai vissuto in passato, ma ogni volta è sempre come la prima.

Il risveglio e subito la “fisioterapia passiva”

La prima notte di degenza all’ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio è filata via liscia senza troppi problemi. Chiaro che la placca inserita con 7 viti nella tibia della gamba destra un po’ di dolore lo provoca: la scelta di intervenire con delle viti più “piccole”, propedeutica alle necessità di un’atleta che utilizza scarponi che vanno a “battere” proprio all’altezza della tibia, non ha certo diminuito il dolore.

Già oggi Sofia comincerà la cosiddetta fisioterapia “passiva”: movimenti indotti da uno specialista tesi a evitare di perdere eccessivamente il tono muscolare, così da abituare lentamente la gamba destra alla nuova situazione e farla arrivare più predisposta al recupero quando ci sarà da forzare nuovamente con i carichi di lavoro. Il paziente di fatto non partecipa attivamente al gesto atletico, ma i suoi muscoli comunque verranno ugualmente sollecitati.

La ricostruzione della caduta: nessuno ha visto cosa è sucecsso

Il Corriere della Sera, da sempre molto attento alle vicende che riguardano la fuoriclasse bergamasca, ha provato a ricostruire quanto successo nella mattinata di lunedì a Temù, sulle alpi bresciane, dove Goggia si stava allenando sulle porte di gigante in vista dell’appuntamento del fine settimane ad Andorra, a Soldeu (Sofia era peraltro reduce dal brillante quinto posto ottenuto a Plan de Corones martedì scorso).

Secondo il quotidiano, l’incidente occorso alla campionessa azzurra non è stato frutto di una manovra imprudente, né tantomeno di una manovra al limite: Sofia avrebbe agganciato una porta con la gamba destra, con lo sci che è rimasto impigliato tra i due pali e l’avrebbe fatta carambolare in modo innaturale sul terreno ghiacciato. È una ricostruzione che si basa sulle sensazioni raccolte dai primi soccorritori: in quel tratto di pista, nessuno ha assistito alla caduta, poiché neppure il suo allenatore Luca Agazzi aveva la visuale libera, probabilmente per via di un dosso che gli avrebbe impedito di seguire Sofia su quella specifica porta verso destra.

Un recupero senza frenesia: tra un anno i mondiali a Saalbach

A complicare un po’ le cose, come spiegato dal medico FISI Andrea Panzeri, ci si è messo il fatto che la frattura sia stata scomposta, e non composta come in un primo momento più d’uno aveva sperato. Rispetto ai recuperi prodigiosi del passato, stavolta è probabile che Goggia tornerà alle competizioni mostrando un po’ più cautela: la stagione 2024-25 prevede i mondiali di Saalbach, che inizieranno tra un anno esatto, e quello sarà il primo appuntamento da segnare in rosso sul calendario. Tempo per recuperare stavolta ce n’è, dal momento che almeno fino a giugno non se ne parlerà di tornare sugli sci. E soprattutto, rispetto agli infortuni passati, non c’è tutta quella frenesia nel dover forzare i tempi (vedi il caso di Pechino 2022, con il recupero monstre in soli 23 giorni e l’argento miracoloso in discesa).

Obiettivi a lunga scadenza: Milano-Cortina e i mondiali di Crans 2027

Quando tornerà a gareggiare, presumibilmente alla fine del 2024, Sofia avrà appena compiuto 32 anni, un’età nella quale anche il corpo chiede di andarci piano con gli sforzi, pronto però a rispondere in modo appropriato se stimolato nei tempi giusti. Dopotutto Sofi è una campionessa che sa di non avere limiti: se Milano-Cortina è l’ultima Olimpiade della sua carriera (improbabile che si spinga fino all’edizione francese del 2030), magari altre stagioni ad alto livello se le vorrà ancora concedere, puntando anche ai mondiali 2027 a Crans Montana, pista dove ha ottenuto 4 delle 24 vittorie in carriera.

Anche per riprendersi quella coppa di specialità che probabilmente quest’anno finirà in mani altrui (Venier o Gut-Behrami hanno 4 gare, salvo annullamenti, per recuperare 89 e 141 punti), ma che altrimenti avrebbe fatto ancora bella mostra di sé a Bergamo Alta. Un altro motivo per tornare più forte e arrabbiata di prima.

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