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Scommesse, Izzo: dopo le motivazioni sulla condanna la Procura FIGC può riaprire il caso

Il difensore del Monza, Armando Izzo, è stato condannato a cinque anni per concorso esterno in associazione camorrista e frode sportiva: le motivazioni di quella sentenza potrebbero riaprire anche il processo sportivo

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Armando Izzo deve fare i conti sia con la giustizia ordinaria che con quella sportiva. Il giocatore del Monza infatti lo scorso maggio è stato condannato a cinque anni di reclusione dal Tribunale di Napoli per concorso esterno in associazione camorristica e forse sportiva. I fatti risalgono a quando il giocatore militava in serie B con la maglia dell’Avellino e la partita incriminata è quella tra Modena e Avellino del maggio del 2014.

Dalla giustizia ordinaria a quella sportiva: nuovi problemi per Izzo

I problemi con la giustizia ordinaria potrebbero non essere gli unici che Izzo dovrà affrontare nei prossimi mesi. Secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano, infatti, le motivazioni della sentenza avrebbero svelato che il processo sportivo del giocatore si è basato su una bugia perché il giocatore temeva delle ritorsioni da parte del clan Accurso che su quelle partite aveva scommesso somme ingenti.

Le motivazioni della sentenza: la Procura può riaprire il caso

In base alle nuove rivelazioni che arrivano dalla giustizia ordinaria anche la Procura della Figc potrebbe riprendere in mano il caso. Nelle motivazioni si legge tra l’altro in merito alle parole di Armando Izzo alla Figc: “Deposizione condizionata dal timore di eventuali ripercussioni in sede di giustizia sportiva sicché la domina dell’attendibilità dovrà tener presente tale aspetto”.

Nel 2021 Izzo viene interrogato in aula sulla stessa questione e la versione fornita in questa circostanza contrasta con gli elementi in possesso della giustizia sportiva. Alcuni dettagli non combaciano come l’incontro con Accurso avvenuto in un ristorante. Alla Figc aveva rivelato di non essere stato sicuro se avesse giocato quella partita, invece in aula il giocatore ha poi rivelato di aver simulato dei problemi muscolari.

Una bugia che lo stesso giocatore ha ammesso nel corso della sua deposizione in aula: “Sapevo che c’era di mezzo un processo sportivo e quindi sapevo che dicendo la verità lì mi avrebbero tagliato la testa, non avrei più giocato a calcio”.

Figc: la Procura ora chiede gli atti

Ora la palla passa di nuovo in mano alla Procura Federale della Figc che ha già chiesto gli atti per valutare se c’è la possibilità di processare il giocatore una seconda volta, per questa fattispecie però sono necessari fatti nuovi che al momento del primo procedimento non erano a disposizione, la Procura può anche contestare al giocatore la falsa testimonianza, ma su entrambe le cose ci sarebbe il problema della prescrizione.

Izzo da sempre si dichiara innocente in questo procedimento. Il giocatore del Monza, in questo momento infortunato (tornerà in campo solo dal 2024), ha sempre rifiutato le accuse di aver combinato gli incontri.

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