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Settebello squalificato per minacce e spintoni agli arbitri (tra cui una donna): decisive le scuse di Campagna

Lo scandalo arbitrale al torneo olimpico di pallanuoto e il retroscena sulla punizione all'Italia: la Federnuoto non farà ricorso ma "auspica l'utilizzo di tecnologie adeguate".

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Il giorno dopo la squalifica di sei mesi comminata dall’Aquatics Integrity Unit della World Aquatics al Settebello, la Nazionale italiana di pallanuoto, per i fatti avvenuti in occasione di Italia-Ungheria alle ultime Olimpiadi di Parigi, spuntano retroscena, dettagli e indiscrezioni che in qualche modo “spiegano” la sanzione rimediata dagli Azzurri. Che rimane una beffa, visto che è stata determinata dalla reazione a un torto arbitrale riconosciuto dalla stessa World Aquatics. Ma che adesso trova qualche legittimazione in più.

Pallanuoto, lo scandalo arbitrale in Italia-Ungheria

La Nazionale azzurra è stata squalificata per sei mesi e multata di 50mila dollari: altri 50mila sono sospesi, “congelati”, e potrebbero essere condonati in caso di mancate violazioni del Codice di Integrità fino al 17 ottobre 2026. Tutto è nato dopo la clamorosa espulsione per brutalità di Condemi, che ha condizionato il match dei quarti di finale alle Olimpiadi contro l’Ungheria. Una svista, accertata dalla stessa World Aquatics, che però ha respinto tutti i ricorsi comminati dalla Federazione italiana per la ripetizione della partita.

Il retroscena sulla protesta del Settebello: arbitri aggrediti

Proprio al termine della stessa si sarebbero verificati i fattacci che hanno portato alla squalifica, riportati dal Corriere della Sera. I membri della Nazionale italiana avrebbero incrociato gli arbitri nel parcheggio e li avrebbero “circondati e aggrediti verbalmente e fisicamente”, come scrivono gli stessi giudici. Tra i più scatenati Campagna, il Ct, che avrebbe inveito e minacciato contro di loro. Particolarmente gravi le parole rivolte a Miskovic, l’arbitro montenegrino che aveva deciso l’espulsione di Condemi: “Cosa ne sai di pallanuoto tu che sei del Montenegro. La tua carriera è finita”.

Gli spintoni a una direttrice di gara e il telefonino sottratto

Non sarebbe finita, invece, l’aggressione denunciata dagli arbitri. Alcuni membri della squadra, infatti, avrebbero seguito i direttori di gara mentre si rifugiavano in sede, bloccando chi provava a chiudere le porte. Particolare sconcertante: tra gli aggrediti ci sarebbe stata anche una direttrice di gara, che avrebbe ricevuto pure degli spintoni. A un altro arbitro, invece, sarebbe stato sottratto il telefono con cui cercava di documentare quello che stava accadendo, filmando l’episodio.

Federnuoto, niente ricorso: la lettera di scuse di Campagna

La Federnuoto ha deciso di non fare ricorso. Attraverso una nota, tuttavia, “ribadisce la necessità che la giuria abbia a disposizione strumenti tecnici di alto livello professionale, onde evitare la possibilità che si ripetano errori tanto clamorosi quanto lesivi per l’immagine della pallanuoto”. Ad “addolcire” la squalifica, inoltre, sarebbe stata una lettera di scuse scritta di suo pugno, e a nome di tutta la Nazionale, dallo stesso Sandro Campagna. Non si fosse scusata, con tutta probabilità, l’Italia non avrebbe dovuto rinunciare soltanto alla World Cup 2025.

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