Continua a tener banco il “caso Sinner“, che ha visto il tennista italiano risultare positivo al Clostebol, uno steroide vietato dalle norme antidoping, nei test effettuati il 10 e il 18 marzo a Indian Wells. L’indagine condotta dall’International Tennis Integrity Agency (ITIA) ha assolto l’atleta, confermando che si è trattato di un’“assunzione inconsapevole”.
La stessa sentenza ha chiarito che il 13 febbraio scorso, uno dei massaggiatori di Sinner ha applicato del Trofodermin, uno spray utilizzato per trattare ferite che contiene proprio il clostebol, su Giacomo Naldi per curarsi una ferita. In difesa del giovane campione si sono espressi sia il suo coach, Darren Cahill, sia Sandro Donati, noto allenatore e autore di libri sul fenomeno del doping, che ha sottolineato la buona fede del tennista.
- Cahill: "Ecco come sono andate le cose"
- Cahill: "Sinner non merita tutto questo"
- Donati: "Sinner? Contaminazione infinitesimale"
Cahill: “Ecco come sono andate le cose”
Il coach di Jannik Sinner, Darren Cahill, ha rilasciato un’intervista a ESPN in cui ha raccontato i dettagli della vicenda che ha coinvolto il giovane tennista italiano. “A marzo, durante il torneo di Indian Wells, Giacomo Naldi, fisioterapista di Sinner, si è ferito alla mano mentre utilizzava uno strumento per rimuovere i calli dai piedi. Il taglio al mignolo era piuttosto serio. In quel momento, nella stessa stanza, c’era anche Umberto Ferrara, preparatore atletico di Jannik. Quando Sinner ha visto la ferita, ha chiesto a Naldi se avesse applicato qualche crema o trattamento. Naldi rispose di no, ed era la verità in quel momento. Solo in seguito, Naldi ha ricevuto da Ferrara lo spray Trofodermin e ha continuato ad applicarlo sulla ferita per tutta la settimana, senza che noi ne fossimo a conoscenza. Attraverso i trattamenti, lo spray è stato trasmesso a Sinner. Questo è, in sintesi, ciò che è accaduto. Jannik non ha avuto alcun ruolo attivo nella vicenda”.
Cahill ha poi aggiunto: “Non abbiamo scoperto nulla fino a dopo il torneo di Miami. A quel punto, ci siamo resi conto che il Clostebol era presente nello spray utilizzato. Insieme a Naldi, abbiamo ricostruito gli eventi e Sinner si è rivolto prontamente al tribunale indipendente nominato da Sport Resolutions per annullare la sospensione. Abbiamo organizzato una riunione di emergenza con tutto il team, dove abbiamo raccontato tutto ciò che era successo. Jannik è un professionista esemplare, un fermo sostenitore dell’antidoping. Il tribunale ha accettato la nostra versione, riconoscendo che non era responsabile, permettendogli così di continuare a giocare. L’ITIA ha poi condotto ulteriori verifiche, confermando i fatti”.
Cahill: “Sinner non merita tutto questo”
Il coach australiano ha continuato spiegando: “La verità è emersa e Jannik non ha avuto colpe né ha mostrato negligenza. Spero possa lasciarsi alle spalle questa situazione, continuare a giocare e migliorare. Non farebbe mai nulla di intenzionale. Si è semplicemente trovato in una situazione sfortunata, che lo ha logorato fisicamente e mentalmente. Ha persino avuto una tonsillite che gli ha impedito di partecipare alle Olimpiadi. È stato un periodo difficile per tutti noi, ma soprattutto per Jannik, che ha dovuto scendere in campo e competere nonostante tutto. Mi tolgo il cappello davanti a lui, perché è riuscito a ottenere risultati importanti nonostante tutto. Però ci sono stati giorni in cui era evidente che, sia fisicamente che emotivamente, fosse messo a dura prova in campo.”
Con lo US Open alle porte, Cahill ha sottolineato che la bufera non può avere conseguenze negative sul team di Sinner: “Al momento, agli US Open ci siamo solo io e l’allenatore Vagnozzi a supportarlo.” Infine, Cahill ha voluto rassicurare tutti sulla serietà con cui affrontano il tema antidoping: “Tutti leggiamo l’elenco aggiornato delle sostanze proibite e siamo istruiti sulle regole. Speriamo che tutti siano sempre al passo con quello che c’è da sapere sull’antidoping. È una lista lunga e non si può sapere tutto, ma il buon senso ha un ruolo importante. Jannik ha fatto tutto il possibile per proteggersi da situazioni come questa, e non merita ciò che gli è successo.”
Donati: “Sinner? Contaminazione infinitesimale”
Anche l’allenatore di campioni dell’atletica, Sandro Donati, ha espresso il suo parere sulla questione antidoping in un’intervista a La Repubblica. Donati ha riflettuto sull’efficacia del sistema antidoping: “Negli anni ho cercato di comprendere il senso di un sistema antidoping che si concentra sul singolo atleta, ma non affronta le deviazioni delle istituzioni sportive, che hanno contribuito a far proliferare il doping con una negligenza calcolata.” Sulla gestione attuale del sistema antidoping, Donati ha osservato: “Non può essere affidato a un’istituzione sportiva che, in effetti, deve giudicare se stessa.”
Riguardo al caso di Jannik Sinner, Donati ha aggiunto: “Il Clostebol è una sostanza che può contaminare in vari modi. Un laboratorio antidoping mi ha riferito di aver rilevato la positività in un atleta che aveva semplicemente stretto la mano a qualcuno che aveva usato una pomata contenente clostebol. Nel caso di Jannik, si tratta di una contaminazione infinitesimale. Lui è stato scagionato, ma mi chiedo se in altri casi ci sarebbe stata la stessa comprensione.”