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Sinner, il caso del brasiliano Zanellato riaccende la polemica sul sistema antidoping. Wada al varco, farà ricorso?

Il caso del tennista brasiliano giudicato innocente per non avere colpa o negligenza dopo essere stato trovato positivo al boldenone riaccende i riflettori sul tema del doping nel mondo del tennis

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Tutti i casi di doping sono uno diverso dall’altro. Nel corso degli ultimi mesi, quelli che hanno visto la situazione di Jannik Sinner e la sua battaglia contro la Wada esplodere, il ritornello sulla differenza tra i vari casi è stato uno dei più “suonati”. Ora a riaccendere i fari sul delicato sistema antidoping c’è il caso che riguarda il brasiliano Nicolas Zanellato.

Il caso di Nicolas Zanellato

Che qualcosa non funzioni alla perfezione nel mondo del tennis quando si parla di doping è evidente dalle notizie che continuano a uscire. L’ultimo caso è quello che riguarda il giocatore brasiliano Nicolas Zanellato. La sua “odissea” comincia il 12 agosto quando il giocatore numero 656 del ranking Atp viene sospeso in maniera preventiva dopo essere stato trovato positivo a un controllo antidoping a un torneo Challenger in Colombia. La sostanza vietata è il boldenone.

Qualche giorno più tardi, di preciso il 20 agosto, il giocatore decide di presentare ricorso contro la sua sospensione all’ITIA ma la sua richiesta viene rigettata in quanto in quel momento il tribunale ritiene che le prove fornite dal giocatore in sua difesa non siano sufficienti. In particolare il giocatore indica come possibile fonte di contaminazione della carne mangiata in un ristorante al di fuori dell’organizzazione del torneo.

La battaglia del brasiliano

Dal momento della sua sospensione e poi dopo che l’ITIA ha rigettato il suo ricorso è cominciata la battaglia del giocatore brasiliano che ha provato a dimostrare che il campione contaminato derivava dal consumo di carne. Il giocatore ha cominciato a fornire tutte le prove necessarie per dimostrare la sua innocenza, una lunga battaglia che si è risolta soltanto negli ultimi due giorni quando l’Itia ha chiarito la sua punizione dichiarando come aveva fatto anche per il caso Sinnerno fault no negligence” e quindi dandogli la possibilità di tornare a giocare.

Il caso Sinner e il sistema antidoping

Il caso del tennista brasiliano dimostra una delle tante falle del sistema dell’antidoping. Zanellato è incappato nella stessa vicenda che ha visto coinvolta la britannica Tara Moore, fermata per la stessa sostanza e dopo aver consumato carne in Colombia, ma le ci sono voluti quasi due anni per dimostrare la sua innocenza. Già due anni fa la stessa ITIA aveva allertato i tennisti a fare grande attenzione nel consumare carne in centro e Sud America.

Ma tanate domande vengono a galla anche in questo momento. Perché l’ITIA in un primo momento ha deciso di rigettare la richiesta di eliminare la sospensione preventiva chiesta da Zanellato nonostante sapesse del possibile rischio di contaminazione? A distanza di qualche mese però il giocatore è stato totalmente scagionato. E ora viene da domandarsi cosa succederà ora? Ci sarà un ricorso da parte della Wada?

Come detto nel corso degli ultimi mesi, quasi a ripetizione, ogni caso di doping è diverso dall’altro. Quello di Zanellato ha davvero pochi punti di contatto con quello di Jannik Sinner se non la decisione finale dell’ITIA di “no fault neglicence” che di fatto scagiona in maniera totale entrambi i giocatori. Per il resto invece le difficoltà sono sostanziali, a partire dalle quantità rilevate dalle analisi. Da un lato pochi picogrammi di clostebol nelle analisi dell’italiano, dall’altro una quantità decisamente superiore in quelle del brasiliano, una differenza dovuta a una contaminazione accidentale nel primo caso, mentre a un’ingestione di una sostanza contaminata nel secondo.

Cosa farà ora la Wada

Ma allo stesso tempo ci si può domandare cosa farà ora la Wada? Seguirà la linea dura applicata nel caso di Jannik Sinner e deciderà di ricorrere al TAS oppure accetterà la sentenza emessa dall’ITIA? Anche se nel caso di Zanellato si tratta di una contaminazione volontaria, si potrebbe obiettare che i rischi sul consumo di carne in Sud America e in Colombia in particolare erano ben noti, e dunque a suo modo anche il brasiliano è stato negligente. Difficile però che un caso del genere stuzzichi l’interessa della WADA, più preoccupata forse alla sua immagine che ai reali interessi del mondo del tennis e dello sport.

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