A Supertennis, il coach si Sinner Riccardo Piatti ha svelato gli obiettivi del prossimo anno per il tennista altoatesino: “A inizio 2021 pensavo che un obbiettivo potesse essere di qualificarsi per il masters (Nitto ATP Finals) e per riuscirci doveva riuscire a giocare tra le 50 e le 60 partite o anche di più. Per il 2022 il discorso è analogo: giocare ancora 55/60 partite, puntando a qualificarsi per le Finals. Se lui riesce a fare quel numero di match, considerato il livello di tornei cui partecipa, è in automatico tra i primi 8 del mondo”.
Per Piatti, Sinner ha imparato davvero tanto nel 2021: “Jannik ha giocato 13 tornei del tutto nuovi per lui. In posti dove non era mai stato. Più la Coppa Davis. Questo ha un valore enorme per il prossimo anno, perché saranno situazioni che lui saprà già gestire. Quando arriverà a Wimbledon, almeno saprà già dove sono gli spogliatoi (ride). Sa già come funziona l’organizzazione. Quando arriverà a Madrid saprà già che si gioca in altura e che cosa significa. Nel 2021 ha perso con Popyrin perché non era ovvio per lui che in altura si deve giocare in un modo simile a quello dei tornei indoor, anche se ci si trova sulla terra battuta. Lui a Madrid ha giocato come ha giocato a Barcellona, anche quella una prima volta per lui.
Barcellona e Madrid sono due tornei sulla terra battuta e in Spagna ma le condizioni sono diversissime e richiedono due modi diversi di giocare. E’ per questo che aver giocato 13 tornei del tutto nuovi è stato un fattore molto importante e molto utile. E se ti dico che queste prime volte sono arrivate a Miami, Barcellona, Madrid, al Queen’s Club, a Wimbledon, Atlanta, Montreal, Cincinnati, Indian Wells, Parigi Bercy e alle Nitto ATP Finals è facile capire che peso possa aver avuto la novità quest’anno e quanto sarà diverso il 2022 sulla base di questa esperienza”.
Sull’aspetto più significativo della stagione di Sinner, Piatti non ha dubbi: “La cosa più importante per me è stata constatare che quando lui perde una partita “brutta”, poi reagisce sempre bene. Ci mette un attimo a digerirla ma reagisce bene. Il periodo più brutto lo ha avuto proprio agli Australian Open: là ha perso da Shapovalov, poi da Bedene a Montpellier. Però poi ci sono stati i quarti a Marsiglia, i quarti a Dubai e la finale a Miami. Al Queen’s e a Wimbledon ha perso male, ad Atlanta pure; però poi, sempre ad Atlanta, ha vinto il doppio e poi ha fatto centro a Washington. Un altro esempio: perde male da Tiafoe ad Anversa (una sconfitta importante, che gli è servita tanto), perde da Alcaraz a Bercy, perde da Murray a Stoccolma e poi alle Nitto ATP Finals coglie subito la grande chance che aveva di chiudere tra i primi 10 battendo Hurkacz 6-2 6-2. Avesse perso quella partita avrebbe finito n.11, cosa che gli avrebbe fatto ‘girare le palle’. Dunque reagisce sempre bene. Ci impiega una o due settimane ma poi reagisce”.