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Sinner, Wilander trova un altro motivo di contestazione: "Lo vorrei più italiano che austriaco”

Wilander torna a parlare dello US Open dominato da Sinner, che vorrebbe più italiano che austriaco. L'ex n°1 ATP parla anche della mancanza di carisma in Jannik, caratteristica che l'altoatesino ha dimostrato di avere a più riprese

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Matteo Morace

Matteo Morace

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Il campione slam e commentatore televisivo Matts Wilander ha parlato sull’Equipe dello US Open da poco conclusosi con la netta vittoria in finale su Taylor Fritz di Jannik Sinner e dell’apparente mancanza di carisma dell’attuale n°1 del mondo, che lo svedese che in passato aveva ricoperto la vetta del ranking vorrebbe “un po’ più italiano piuttosto che austriaco”.

Wilander sullo US Open: “Sinner troppo superiore”

Matts Wilander è tornato a parlare dell’ultimo US Open, torneo che si è rivelato pieno di sorprese – come le eliminazioni precoci di Novak Djokovic e Carlos Alcaraz – e dominato da Jannik Sinner, che ha mostrato la propria superiorità sui colleghi. Queste le parole dello svedese ex n°1 al mondo: “Lo Us Open è stato meno divertente di come avremmo voluto anche perché Jannik Sinner era decisamente troppo superiore alla concorrenza. È capace di innalzare il suo tennis a livelli raramente raggiunti anche da Novak Djokovic nei suoi momenti migliori. Solo che con Novak non ci sorprendiamo più poiché sono quindici anni che si evolve in questi ambiti folli”.

Sul futuro del tennis Wilander non ha timori, ma sogna il terzo incomodo

L’ex tennista ha poi parlato anche del futuro del tennis, che vede in ottime mani, anche se si augura che arrivi qualche altro giocatore a “infastidire” Sinner e Alcaraz, ovvero i dominatori di questa stagione: “Non sono preoccupato per il futuro del tennis visto che il livello continua ad alzarsi. A condizione, però, che questo dominio schiacciante di Sinner e Alcaraz non duri due o tre anni. Non c’è niente di più noioso di una rivalità senza opposizione stilistica come quella che c’era tra me e Ivan Lendl. Becker-Edberg era già diverso perché c’era il serve-volley che ravvivava le partite. Aggiungerei quindi che idealmente sarebbe necessario un terzo elemento, un ragazzo che arrivi a sparigliare le carte di questo tennis a due teste. Che appartenga o meno alla stessa generazione, non importa. Un Daniil Medvedev o un Alexander Zverev, anche a 28 o 27 anni, possono ricoprire questo ruolo”.

Wilander su Sinner: “Il carisma? Arriverà. Lo vorrei più italiano che austriaco”

Wilander ha poi parlato anche del carisma di Sinner, uscendosene con un’affermazione destinata a far discutere sulle sue origini altoatesine, più volte motivo di dibattito anche in Italia in passato: “Sento lamentele sulla carenza di carisma di Jannik, ma arriverà con il tempo e con i risultati. Il suo carisma, al momento, è giocare il miglior tennis del mondo, nettamente il più completo. Perché Jimmy Connors aveva così tanto carisma mentre Goran Ivanisevic, all’inizio della sua carriera, ne era carente? Perché lo statunitense rispondeva sempre urlando, mentre al secondo bastava il suo enorme servizio per conquistare il punto. Ciò lascia poco tempo al carisma per svilupparsi e conquistare il pubblico. Io personalmente preferirei che Sinner fosse più italiano, con il temperamento caldo che ne consegue, piuttosto che austriaco e con questa immancabile freddezza, ma non è una cosa che dipende da noi. Tuttavia, credo trarrebbe beneficio dal giocare con una bandana piuttosto che con un berretto alla Jim Courier”.

Occhio a non confondere il carisma con l’essere estroversi

L’accusa a Sinner di scarso carisma sembra però non riscontrare fondamenti nella realtà. Di carisma Jannik ne ha mostrato eccome durante la sua ancora giovane carriera. Perché avere carisma significa anche saper reggere le pressioni interne ed esterne – e con il recente caso doping abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione delle capacità dell’altoatesino di non farsi schiacciare -, essere un punto di riferimento per gli altri – e se è tanto amato dai tifosi e soprattutto dai giovani che a lui si ispirano un motivo ci sarà – e saper ricoprire il ruolo di guida, che tutti nel movimento italiano gli riconoscono.

Forse più che al carisma Wilander fa riferimento al fatto che Sinner non sia un giocatore estroverso come altri e che non abbia mai atteggiamenti sopra le righe. Ma il proprio carisma Jannik lo dimostra con i fatti e ogni volta che rilascia una dichiarazione o fa un discorso dopo aver vinto un torneo – cosa alla quale ci stiamo abituando con molto piacere -, perché pesare le parole ed essere consapevoli del peso che le parole hanno è una dote fondamentale per chi – volente o nolente – si trova a essere una guida. E poche volte abbiamo assistito a campioni in grado di farci sentire così vicini a loro – nonostante gli incredibili traguardi la loro raggiunti – da trasmettere – soprattutto ai più giovani ma non solo – quella sicurezza anche negli aspetti di tutti i giorni. E questo vale anche per colleghi e rivali, come nel caso della Coppa Davis vinta la passata stagione, quando tutte le attenzioni erano riversate su Sinner, che si caricò sulle spalle la nazionale ma non vinse da solo e il doppio con Lorenzo Sonego, che giocò in maniera incredibile, è forse più che un segnale di tutto ciò.

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