Nel corso degli anni il regolamento che disciplina le sostituzioni nel calcio è stato oggetto di diverse modifiche, scopriamo quali e come si è arrivati alle attuali cinque sostituzioni, adottate praticamente in ogni competizione ufficiale.
- Che cos'è una sostituzione?
- Come si effettua u cambio di giocatore?
- Quanti cambi a partita si possono fare?
- La storia delle sostituzioni nel calcio
Che cos’è una sostituzione?
Nel calcio moderno, le sostituzioni sono un elemento fondamentale. Un mossa tattica, o forzata da un accadimento in campo che, per esempio, può essere un affaticamento o un infortunio, che permette di togliere un giocatore dal campo e, appunto, sostituirlo con uno differente, “pescato” dalla panchina. Ovviamente, i giocatori a cui è permesso entrare sul terreno di gioco devono essere tesserati con la squadra e il loro nome deve comparire nella distinta dei convocati per il match.
Come si effettua u cambio di giocatore?
Le sostituzioni possono essere effettuate soltanto seguendo un determinato e preciso iter. La squadra che vuole cambiare deve avvisare l’arbitro che, durante una interruzione di gioco per un fallo, una rimessa laterale o dal fondo, autorizza il cambio. I numeri dei giocatori coinvolti vengono esposti su una lavagna luminosa. Il calciatore chiamato ad abbandonare il campo (a meno che non sia già fuori) deve uscire dal rettangolo di gioco dal punto a lui più prossimo.
Questa regola, in realtà, si rispetta solo in caso ci sia necessità di non perdere troppo tempo. Di solito, infatti, il cambio avviene all’altezza dell’intersezione tra la linea di centrocampo e il lato lungo del campo, in prossimità delle panchine, da dove entra sempre il nuovo calciatore. Una volta uscito il compagno, il giocatore subentrante potrà ricevere l’autorizzazione dell’arbitro e andare a prendere il proprio posto in campo.
L’arbitro non può intervenire in caso venissero erroneamente effettuate più sostituzioni di quelle consentite, ma deve farlo quando dovesse verificarsi un ingresso in campo non autorizzato. In questo remoto frangente, il direttore di gara interrompe il gioco (rispettando comunque, una eventuale situazione di vantaggio per la squadra in possesso di palla), ammonisce l’autore dell’irregolarità e fa ripartire il match dal punto in cui è stata interrotta l’azione con una punizione indiretta a favore della squadra avversaria.
Quanti cambi a partita si possono fare?
Dettato da “forze di causa maggiore”, con la pandemia da Covid-19 del 2020 e un calendario 2019-2020 compresso al massimo al momento della ripresa, con casi positività e partite rinviate, l’ultimo aggiornamento in ordine di tempo sulle sostituzioni ha portato ufficialmente agli attuali cinque cambi a gara per ciascuna squadra in tutte le maggiori competizioni a livello nazionale, europeo e mondiale.
Fino al 2020, le possibili sostituzioni a disposizione di ogni allenatore erano soltanto tre. Con il passaggio ai cinque cambi, i mister hanno a disposizione maggiori possibilità per cambiare il corso di una partita. Sostituire ben cinque giocatori significa, infatti, ridisegnare metà squadra. Una possibilità non da poco, che permette di regalare minutaggio a un numero maggiore di giocatori e concedere riposo a quelli impiegati con più regolarità.
Come facile intuire, questa impostazione ha restituito un peso specifico maggiore alle sostituzioni e alle riserve a disposizione per ogni match. Al tempo stesso, però, è facile intuire come i cinque cambi possano allargare sensibilmente il divario di forza tra i grandi club e le cosiddette piccole, non sempre attrezzate per portare in panchina tanti giocatori di valore equiparabile a quello dei titolari. Avere una panchina di alto livello non è più solo un lusso, ma una priorità strategica fondamentale.
Cinque cambi, non una novità
Quella dei cinque cambi non è, comunque, una novità assoluta per il calcio. Dalla stagione 2017-2018, infatti, questa possibilità era stata introdotta in via sperimentale e con buoni risultati in Lega Pro e nei campionati dilettantistici. Insomma, la pandemia, con i suoi infiniti rinvii e recuperi, non ha fatto altro che accelerare i tempi per l’introduzione di una regola che probabilmente sarebbe divenuta realtà in ogni caso.
Il regolamento sulle sostituzioni redatto dalla FIGC
Nata come deroga per rispondere al momento emergenziale dettato dalla pandemia da Covid-19, l’estensione da tre a cinque cambi è diventata ufficiale dalla stagione 2022-2023, con l’IFAB (International Football Association Board, l’organismo indipendente che decide sul regolamento del calcio) a rendere la norma definitiva il 13 giugno 2022.
Prima di quella data, la nuova regola poteva essere adottata, o meno, a discrezione della federazione organizzatrice di ogni competizione. Campionati come la LaLiga spagnola, la Bundesliga tedesca, la Ligue 1 francese e la stessa Serie A mantennero i cinque cambi fin dalla loro istituzione provvisoria. La Premier League inglese, invece, una volta chiusa l’emergenza pandemica tornò solo per un anno ai tre cambi, prima da adeguarsi definitivamente ai cinque.
In Italia, come riportato dal regolamento stilato dalla FIGC, ogni squadra potrà effettuale cinque sostituzioni a gara, da utilizzare sfruttando i soliti tre slot previsti nei tempi regolamentari, oltre a quello previsto durante l’intervallo tra la prima e la seconda frazione di gioco. Nel comunicato ufficiale della Federazione italiana giuoco calcio approvato dal consiglio federale viene deliberato di consentire l’effettuazione di un massimo di cinque sostituzioni per ciascuna squadra nelle gare delle competizioni organizzate dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A e di prevedere che ogni squadra possa effettuare le suddette sostituzioni utilizzando al massimo tre interruzioni della gara, oltre all’intervallo previsto tra i due tempi di gioco. Nel documento è precisato, inoltre che, laddove le due squadre effettuino una sostituzione nello stesso momento, questa verrà considerata un’interruzione della gara utilizzata per le sostituzioni da entrambe le squadre.
Sei cambi a partita?
Inoltre, il regolamento provvisorio prevedeva per le gare di Coppa Italia che si fossero protratte oltre i tempi regolamentari e, quindi, con la disputa dei tempi supplementari, di usufruire di un ulteriore ultimo slot aggiuntivo, da sfruttare solo ed esclusivamente nel corso dei due tempi addizionali. Slot, ma non cambio, come invece avveniva già nelle competizioni europee.
Questo punto, evidentemente non chiarissimo, portò la Roma a un grave errore nell’edizione 2020-2021 della Coppa Italia. I giallorossi, infatti, persero la gara con lo Spezia sul campo, ma anche a tavolino 3-0 per aver effettuato la sesta sostituzione nei supplementari, cosa non permessa, ma evidentemente non recepita dallo staff giallorosso.
Anche per evitare questi problemi, ma soprattutto per allinearsi con il regolamento europeo, dalla stagione successiva è possibile effettuare una sostituzione in più, quindi la sesta di una partita, durante i supplementari. Inoltre, è possibile effettuare un cambio ulteriore, in caso un giocatore accusi un problema alla testa che possa provocare complicanze gravi, come una commozione cerebrale.
La storia delle sostituzioni nel calcio
Ma il calcio non è sempre stato come quello che conosciamo oggi. Scorrendo gli annali, infatti, si scopre come le sostituzioni siano una regola introdotta relativamente tardi. Prima delle fasi per la qualificazione alla Coppa del Mondo disputatasi in Svizzera nel 1954, le modifiche alla formazione non erano permesse. Le uniche possibilità a disposizione di un allenatore erano quelle di effettuare una sostituzione dei giocatori titolari prima del calcio d’inizio del match. La prima sostituzione di un titolare con un “panchinaro” avvenne durante la partita Germania-Saarland disputatasi l’11 ottobre 1953: Horst Eckel entrò in campo al posto dell’infortunato Richard Gottinger.
In Italia, la prima sostituzione ufficiale fu possibile, ma solo per il portiere, dalla stagione 1965-’66. Prima di allora, il giocatore infortunato restava in campo e si posizionava sulla fascia sinistra, denominata “posizione dello zoppo”. La regola venne allargata ai giocatori di movimento nel 1968, con il cosiddetto “tredicesimo uomo” in panchina, il “quattordicesimo” arrivò nel 1973-‘74. A Messico ’70, era possibile effettuare due cambi e portare in panchina fino a cinque calciatori.
Le cose cambiarono nel 1981, con i calciatori sostituiti che non avevano più la possibilità di rientrare sul terreno di gioco e panchine allungate a cinque elementi. Occorre, invece, attendere addirittura il 1994 per vedere il numero di cambi salire a tre. Per un anno, uno di questi rimase appannaggio del portiere, poi, nel 1995, si arrivò alle tre sostituzioni senza distinzione di ruoli, come da regolamento in vigore fino al 2020.