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Supercoppa in Arabia Saudita, Abodi: "È il nostro contributo per democrazia e rispetto". Bufera sul ministro

Il ministro Abodi risponde a uno studente sulla Supercoppa in Arabia Saudita e parla di missione civile per il calcio italiano: sui social si scatena il putiferio.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Non si placano le polemiche sulla Supercoppa italiana in Arabia Saudita. L’allargamento del torneo a quattro squadre sembra aver moltiplicato pure le critiche. La questione è sempre la stessa: perché andare a giocare in un paese al centro delle discussioni per il mancato rispetto dei diritti umani, per la mancanza di democrazia e in cui sono in vigore usanze e costumi tanto diversi dal nostro riguardo a sessualità, religione e sicurezza?

Supercoppa in Arabia, proteste (e dietrofront) in Italia

Diverse tifoserie hanno preso posizione. Striscioni contro la “Supercoppa del business” sono stati esposti a Firenze e a Napoli. Un tecnico – Sarri – ha tuonato contro il torneo, anche se più per ragioni sportive che ideologiche. E un presidente, De Laurentiis, aveva invitato a cambiare sede al torneo, salvo poi farsi riprendere in costume tradizionale arabo durante una visita di cortesia nella sede di un importante club saudita. Insomma, le “voci contro” non sono mai mancate. E qualcuno ha chiesto conto al ministro dello Sport, Andrea Abodi, della scelta di andare a giocare in Arabia Saudita. Possibile che per un pugno di milioni, l’Italia del calcio si sia svenduta anche questa volta?

La domanda di uno studente ad Abodi sulla Supercoppa

Come riporta Calcio e Finanza, il ministro ha risposto alla domanda di uno studente dell’Iis Federico Caffé di Roma durante la manifestazione Sportabilità: “Cosa ne pensa dei tornei di calcio che vengono giocati nei paesi arabi in cui non vengono rispettati i diritti umani?”. Interrogativo a cui Abodi ha dato una risposta a metà tra il diplomatico e il politichese: “Prendo spunto da questa Supercoppa italiana di calcio per dire che non è soltanto la ricerca di un montepremi, ma il contributo anche all’obiettivo, che va perseguito, della democrazia e dell’affermazione del rispetto in tutte le sue forme“.

Il ministro: “A Riad per contribuire ad alfabetizzazione civile”

Insomma, per Abodi le squadre italiane andrebbero in Arabia, lautamente pagate, anche e soprattutto per rispondere a un’autentica missione civile: “Lo sport è sempre stato uno straordinario strumento di diplomazia, ed è stato anche uno strumento capace di sfidare i potenti e i prepotenti nella sua storia. Quindi se da un lato ci può essere la preoccupazione di andare in luoghi dove la democrazia, i diritti umani, non vengono pienamente rispettati, io penso che noi dobbiamo saper cogliere l’altro aspetto: la capacità di illuminare quei luoghi, responsabilizzarli e contribuire all’alfabetizzazione civile”.

L’ammissione di Abodi: “Ho faticato a spiegarlo a mio figlio”

Anche il ministro, però, ha avuto difficoltà a spiegare al figlio di 13 anni il significato più profondo di questa “missione”, o presunta tale. “Credo che lo sport e il calcio in particolare questa possibilità la possano offrire. Quindi, per quanto posso avere anch’io le stesse riserve che hai tu, e detto tra noi, mio figlio di 13 anni, ieri sera mi ha detto: ‘Ma papà, ma perché andiamo lì?‘. E io ho cercato di spiegarlo, non è facile. Credo che da un lato abbiate ragione voi, dall’altro però quello che noi dobbiamo cercare di raggiungere come obiettivo è quello di non isolare, di illuminare, di partecipare, sollecitare, sensibilizzare e velocizzare il cambiamento”.

In Arabia non solo per soldi? Il ministro Abodi nella bufera

Ce n’è abbastanza, insomma, per una bella bufera social su Abodi ma più in generale sul calcio italiano e sulle ipocrisie dietro cui spesso si nasconde. “Dove l’hanno pescato uno così”, si chiede un utente su X. “Alfabetizzazione civile: ad esempio P come patteggiamento?”, domanda ironicamente uno che evidentemente non tifa Juve. “Dì che andiamo per soldi e basta”, l’invito di un altro navigatore. “Dichiarazione leggermente offensiva nei confronti degli arabi”, fa notare un utente. “Scemo io che pensavo che era per soldi”, chiosa con sarcasmo un altro tifoso.

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