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Szczesny: "Mi serviva una sfida più grande della Juve, ecco come è andata col Barcellona"

Szczesny a 360 gradi: dalle cause che hanno portato all'addio alla Juventus alla scelta di ritirarsi, fino al sì al Barcellona e alle critiche per il suo vizio del fumo

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Un’estate sulle montagne russe. La giostra della vita ha riservata un epilogo inaspettato a Wojciech Szczesny. Dall’addio alla Juventus alla scelta di appendere i guanti al chiodo tra lo stupore generale, salvo poi tornare a indossarli per difendere addirittura la porta del Barcellona. “Mi serviva una sfida più grande. Per la mia last dance sogno la Champions” confessa.

Dal buen retiro di Marbella al Barça: l’ultima sfida di Tek

Di fatto scaricato dalla Juventus, Szczesny aveva optato per una scelta drastica: il ritiro, a ‘soli’ 34. Mentre si godeva il sole di Marbella da ex portiere, ecco l’improvvisa chiamata del Barcellona, che aveva necessità di sostituire l’infortunato Ter Stegen con un collega di pari valore ed esperienza. Si può mai rifiutare la corte blaugrana? Impossibile dire no.

In una lunga intervista rilasciata a ‘Sport’, l’estremo difensore polacco racconta come ha vissuto la chiamata del club catalano: “Una storia curiosa, perché ero già felicemente in pensione e mai avrei pensato di ricevere un’offerta dal Barcellona. Ora sono molto motivato: voglio raggiungere al più presto il livello che questo club richiede”.

Szczesny, l’addio alla Juventus e la scelta di ritirarsi

L’ex Arsenal rivela il motivo per cui la sua avventura alla Juventus è finita. “La società mi ha detto che ero troppo caro e che aveva problemi finanziari. Per me rappresentare la Juve è stato un privilegio incredibile e per rispetto al club abbiamo trovato una soluzione”. Szczesny: “Sarei potuto rimanere e ricevere comunque lo stipendio, ma credo nei rapporti personali”.

E aggiunge: “Quando ho deciso di rompere con loro, non potevo ripartire da una squadra ‘normale’. Avevo bisogno di una sfida più grande della Juventus: ecco perché ho preferito tornare a casa e stare con la mia famiglia. E, proprio quando mi sentivo a mio agio, è apparso il Barça. All’inizio ho chiesto tempo per pensarci – rivela – ma nella mia testa sapevo che avrei dovuto accettare”.

La last dance di Szczesny e il sogno Champions

Prima di essere contattato dal Barcellona, Szczesny ha ricevuto una chiamata esplorativa da parte del connazionale Lewandowski. “È stato dopo la partita del Villarreal. Non era una proposta, era qualcosa di informale e non gli ho nemmeno dato una risposta. Non sembrava vero. Ero a casa a cucinare…”.

Poi sono arrivate quelle di Deco e Flick: “Se dici no al Barça significa che non hai né le palle né il coraggio per una sfida come questa”. L’obiettivo è chiaro: “Avere un ‘ultimo ballo’ vincendo la Champions League sarebbe un sogno”.

Il vizio del fumo, le critiche e la risposta del portiere

Neppure il tempo di approdare in Spagna e giù con le critiche per il suo vizio del fumo. Critiche che, però, non lo scalfiscono, come spiegato a Mundo Deportivo: “Sono cose che non cambio nella mia vita e non deve importare a nessuno se fumo, perché non incide sul mio rendimento dal momento sul campo lavoro il doppio”. Tek è così, non usa giri di parole: “Non fumo davanti ai bambini perché non voglio avere una cattiva influenza su di loro. Ma capita che qualcuno mi scatti una foto di nascosto dietro gli alberi e io non riesco a vederli. Cerco di nasconderlo e di non mostrarlo alla gente: voglio essere giudicato come portiere e non per altre cose che non interessano a nessuno”.

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