Ora che finalmente può muoversi, sia pur a fatica, non sta più fermo Stefano Tacconi. Ospitate televisive, promozioni del suo libro, viaggi: si sta riprendendo pian piano quella vita che gli stava scivolando via dal 2022, quando fu colpito da aneurisma cerebrale per una lunga odissea tra interventi chirurgici, ospedali e ricadute. Il peggio è alle spalle e l’ex portiere sta riflettendo su tante cose in questi mesi.
- La visita a Casa sollievo della sofferenza
- Il ruolo di testimonial per le attività sportive
- Tacconi e il derby
La visita a Casa sollievo della sofferenza
Per una questione di gratitudine ieri Tacconi era a San Giovanni Rotondo, alla Casa sollievo delle sofferenze dove hanno avuto a lungo cura di lui aiutandolo nel percorso riabilitativo e consentendogli di riprendere a camminare. Una promessa mantenuta da Tacconi che assieme alla moglie è venuto a ringraziare tutto il personale sanitario.
Il ruolo di testimonial per le attività sportive
Tacconi si è quasi commosso quando è entrato nel reparto che gli ha ricordato tutte le sofferenze che ha dovuto affrontare durante l’iter riabilitativo. Ha voluto rivedere il suo letto di degenza ed incontrare tutti gli operatori sanitari. “Sarà il nostro testimonial per le attività sportive e lo sport inclusivo nel corso del prossimo anno”, ha annunciato il sindaco di San Giovanni Rotondo Filippo Barbano, che ieri ha incontrato il campione, come rivela La Repubblica. Tacconi ha dato la sua ampia disponibilità.
Tacconi e il derby
Oggi però Tacconi ha un altro appuntamento imprescindibile, ovvero Juventus-Torino: «Oggi non mi perderei il derby per nessuna ragione al mondo – racconta a Il Giornale -. Mai mancato a un appuntamento con la stracittadina, neppure quando ero in ospedale, figuriamoci ora che sono guarito…Con la Juve di derby ne ho disputati tanti e il bilancio pende dalla nostra parte…Allora c’erano Platini, Scirea, Cabrini… Oggi la squadra di Motta ha un ottimo organico che può ancora migliorare. Vedremo…».
La malattia però non l’ha cambiato del tutto, ha smesso di bere e di fumare (“Macinavo centinaia di migliaia di chilometri, cenando fuori cinque sere su sette, assaggiando vini e degustando whisky torbati, fumando pacchetti e pacchetti di sigarette. E invece sono crollato. Proprio io, che credevo di essere immortale”) ma non ha cambiato carattere: «Ai nipotini racconterò che il nonno non è stato solo il portiere che ha preso il posto di Dino Zoff e vinto la Coppa Intercontinentale bloccando due rigori a Tokyo, ma anche l’uomo che, quando la malattia ha provato ad atterrarlo, ha parato il colpo, è sopravvissuto ed è riuscito a rimanere il solito stro…».
«Non sono uno che si contiene. Esagero sempre. Non indosso maschere. Le maschere pesano e richiedo manutenzioni continue». Morigeratezza e diplomazia non sono i suoi punti di forza. «Anche in questo ho segnato un record: potrei essere il calciatore juventino che, negli anni in cui Boniperti era presidente, ha collezionato il maggior numero di multe per dichiarazioni inopportune».