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Tennis Australian Open, la favola di Sunit Nagal: l'indiano ricusato dalla sua federazione (che ha battuto Bublik)

L'incredibile storia di Sunit Nagal, al quale la federazione indiana ha tolto ogni sussidio dopo la rinuncia ad affrontare il Pakistan in Davis Cup

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Qui non c’è pericolo di abuso: parlare di favola è il minimo sindacale quando si vuol provare spiegare la storia di Sunit Nagal. Che a Melbourne, nel giro di una settimana, ha completamente cambiato il proprio destino, riuscendo a portare a termine un’impresa umana e sportiva destinata a essere raccontata per chissà quanto tempo. È la prova che lo sport sa essere anche magico, capace di sconvolgere equilibri che sembravano destinati a restare immutati per sempre.

Il gran rifiuto e le tremende conseguenze

Sunit Nagal non è la versione Wish di Rafael Nadal (come qualcuno ha ironicamente scritto sui social: in fondo basterebbe cambiare una lettera…), ma un ragazzo indiano che s’è dovuto costruire da solo. E che la federazione locale ha deciso di mettere alla sbarra, complice la sua volontà di non rispondere alla chiamata del capitano di Davis Cup in occasione della trasferta in Pakistan, contro cioè i rivali storici dell’India.

Il motivo? Nagal s’è rifiutato di andare in un paese che ritiene essere terrorista, e del quale non è voluto essere complice (ufficialmente non è andato perché non voleva giocare sull’erba, ma è sembrata la classica scusa buttata lì ad arte). L’AITA, cioè la federazione indiana, non gliel’ha mandate a dire: esclusione dalla squadra, interruzione degli emolumenti dedicati ai giocatori professionisti, pressione sugli sponsor affinché stracciassero i contratti in essere. E tutti si sono allineati al pensiero della federazione, di fatto lasciando Nagal in braghe di tela.

La partita della vita: il conto non è più in rosso

La vittoria ottenuta in tre set contro Bublik, numero 27 del mondo, è la risposta data a tutti coloro che non hanno voluto credere nelle potenzialità del ragazzo nato il 16 agosto 1997 nel Distretto di Jhajjar. Ed è quella che probabilmente è destinata a cambiargli per sempre la carriera: la qualificazione al secondo turno degli Australian Open gli ha permesso di mettere in tasca un assegno di almeno 100.000 euro, che andrà a rimpolpare un conto corrente sul quale al momento della partenza per Melbourne c’era un migliaio di euro scarsi.

Questo perché Nagal ha dovuto spendere tutti i soldi guadagnati in carriera per continuare a tenere in vita il suo sogno: coaching staff, fisioterapista, viaggi e quant’altro, tutto a libro paga sul proprio conto personale.

Adesso però le cose potrebbero cambiare, perché una storia come la sua è destinata a non restare nascosta tanto a lungo. E soprattutto perché quell’assegno firmato dagli organizzatori potrebbe anche aumentare sensibilmente, se è vero che nel secondo turno Nagal è atteso da un match che sulla carta lo vede partire addirittura favorito contro il cinese Shang Juncheng, numero 140 ATP, ovvero tre posizioni dietro l’indiano (che nel frattempo è salito al best ranking al numero 118, e poi si vedrà).

Un talento precoce che può riportare l’India sulla scena

Sunit un modo per farsi conoscere l’aveva già individuato qualche anno fa, a Wimbledon, quando vinse il torneo di doppio Juniores in coppia con il vietnamita Ly Hoang Nam (era il 2015). In quella stagione s’era preso il lusso di battere in singolare gente del calibro di Berrettini, Tiafoe, Hurkacz e Shapovalov. Il passaggio nei pro fu altrettanto folgorante, con tantissimi tornei Futures e Challenger finiti nel suo palmares personale.

Una crescita costante lo porta a entrare nei primi 200 giocatori al mondo nel 2019 e sul finire del 2020, dopo lo stop per via della pandemia, raggiunge il secondo turno agli US Open, battuto da Dominic Thiem (che poi vincerà quell’edizione dello slam). Un infortunio all’anca lo obbliga a fermarsi e per due anni almeno Nagal faticherà tanto a ritrovare il giusto ritmo.

Quando lo scorso aprile vince il Roma Open, tradizionale appuntamento Challenger che precede gli Internazionali d’Italia, per lui la luce torna ad accendersi. Vince un altro Challenger a Tampere, in Finlandia, a luglio, ma fa notizia quando mette al corrente il mondo intero circa la sua situazione economica (non si vergogna di dire di essere rimasto con 900 euro sul conto), sia quando decide di non recarsi in Pakistan a giocare la Davis. Lo abbandonano tutti, ma lui ricomincia la stagione trovando risorse che non sapeva di avere.

L’avanzata a Melbourne: come ti cambio una carriera

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: dopo il ko. con Vavassori nel Challenger di Canberra, a Melbourne si guadagna la carta per accedere al tabellone principale del torneo senza lasciare un set nei tre turni di qualificazione. E poi fa altrettanto con Bublik, liquidato in tre set (6-2 6-4 7-5).

Con Juncheng ha l’occasione per avanzare per la prima volta al terzo turno di un torneo dello slam, ma soprattutto per dimostrare al mondo che le favole esistono per davvero. Le lacrime mostrate in mondovisione dopo il trionfo su Bublik sono le più vere che un tennista potrebbe mai versare: magari non saranno le ultime, ma dicono tanto sulla storia di Sunit Nagal. Che da stanotte ha tanti tifosi in più sparsi in tutto il mondo.

Australian Open: il tabellone completo

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