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Atp Cincinnati, Alcaraz batte Purcell, ora Hurkacz in semifinale: ma Carlos sta girando male

Lo spagnolo supera l'australiano ai quarti e stacca il pass per il penultimo atto contro il polacco. Il numero 1 Atp chiude 2-1 in rimonta: 4-6, 6-3, 6-4. Però ancora non convince

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Carlos Alcaraz si qualifica per la semifinale di Cincinnati battendo ai quarti l’australiano Max Purcell per due set a uno. Lo spagnolo la chiude in rimonta: 4-6, 6-3, 6-4. A separarlo dalla finale dell’Ohio, ora, solo Hubert Hurkacz che ha liquidato Alexei Popyrin in 1h19′: 2-0 (6-1, 7-6).

C’è qualcosa che non va, in Alcaraz, a fronte di una vagonata di cose che funzionano. Non è il fisico a non funzionare a dovere, quello semmai è un giubbotto di salvataggio che fa da garanzia assoluta di poterne, in qualche modo, uscire sempre bene. Non è nemmeno il carattere, a dirla tutta: esce dalle situazioni da numero 1, si tira fuori dai guai con contezza.

Parte male. O si smarrisce a metà

Al di là della superficie, voglio dire: il cemento lo sta mettendo alla prova, finisce dentro qualche crisi, ne esce con spessore ma il feeling non è dei migliori. Tra Toronto e Cincinnati Carlos annaspa: in Canada s’è sgretolato, nell’Ohio s’è portato dietro un paio di fardelli.
Parte male o si smarrisce a metà, per esempio: l’approccio alla partita non è impattante, gli capita di dover rincorrere – come successo contro Purcell – oppure di farsi riprendere dopo la fuga – vedi i match contro Thompson e Paul. La costante è che, finora, ci ha rimesso sempre un set: nelle sfide da due su tre, se un match lo fai durare più di due ore e mezza significa che tanto passeggiata di salute non è stato.

Purcell in doppio è un’altra cosa

Max Purcell ha 25 anni e funziona meglio in doppio che in singolo. Vince in singolare il 33% circa dei match che gioca. Negli Slam non è mai andato oltre il secondo turno: in Francia, Roland Garros.
Poi ti avvicini ai numeri dei tornei in condivisione e cambia per intero la cifra stilistica: successi nel 53% delle partite disputate in coppia, il trionfo a Wimbledon nel 2022 con il connazionale australiano Matthew Ebden, l’etichetta dei favoriti – lui e il compagno di turno – non appena si avvicinano a un torneo.

Carlito non è sempre sul pezzo

Il bagaglio di Purcell – di un Purcell in grande forma, peraltro – nulla ha a che vedere con quello di Alcaraz.
Sebbene l’australiano arrivi dalle qualificazioni, nonostante abbia fatto fuori il baby fenomeno CasperRuud al secondo turno, poi l’intramontabile StenWawrinka al terzo. Li ha presi a pallate sfruttando quel che ha provato a far girare a suo vantaggio anche contro Carlos: il servizio.

Nulla di tutto ciò potrebbe giustificare un testa a testa con un Carlito sul pezzo. Ma Carlito sul pezzo non c’è ancora: continua a scherzare col fuoco, concedersi pause inattese, mettersi nella condizione di dover recuperare gli errori.

Continuare a essere un diesel

Stavolta il match ha dovuto riprenderlo con la stessa rincorsa che anche altre volte s’è resa necessaria. Il primo set lo butta via: una palla break a testa, Alcaraz la fallisce e Max no. Tutto qui: il 6-4 è manifesto che ritrae lo spagnolo sottotono, al minimo sindacale e l’australiano che gli tiene testa.

Non è un male in assoluto, per Alcaraz, continuare a essere diesel: è anche parte di una conformazione, di valori assoluti che crescono alla distanza. Il limite sta nel fatto che sprecare sempre energie in sovradosaggio, anche quando diventa opportuno stiparle, a lungo andare rischia di costargli un prezzo.

Alcaraz se ne va quando decide lui

Che stia diventando un’indole lo si capisce in fretta: entra nei meandri della sofferenza e ci sguazza alla grande, ha bisogno di uno schiaffo per reagire. Il secondo e il terzo set non sono mai in discussone: sebbene Purcell provi a starli a ruota, Carlos se ne va quando lo decide lui.

Secondo gioco del secondo set: una palla break, basta e avanza. La rimonta è scritta: si archivia in 6-3 con il numero 1 del ranking che si aggrappa al servizio e rende tutto lineare.

Il terzo set finisce 6-4 ma è paradossalmente più complicato di come lascia intendere il punteggio: Carlos brekka subito al primo gioco, spreca quattro palle break nel terzo e lo perde; poi si sfalda per 6’, il tempo di farsi brekkare a sua volta.

Infine cannibalizza gli ultimi due giochi. Strappa il servizio a Purcell per il 5-4, cancella la palla break dell’australiano appena prima di chiudere al settimo servizio del game.

Hubert Hurkacz e la statistica del tie break

Ora il polacco Hubert Hurkacz in semi, uno che sta crescendo gara dopo gara: ha lasciato un set a Kokkinakis all’esordio e uno a Coric nel secondo turno, poi Tsitsipas e Popyrin non lo hanno praticamente visto.

L’ultimo precedente tra i due riasale a Toronto: Carlos in rimonta. Ancora prima, Miami: sempre Alcaraz, stavolta in due set. Il dettaglio per scandagliare, però, è questo: due match e cinque set complessivi nei precedenti tra i due. Quattro di quei cinque set si sono consumati al tie break. La sensazione è che nemmeno stavolta, per Carlito, sarà un match rapido e indolore.

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