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Tennis, Djokovic a Madrid non gioca, ma vince il quinto Laureus Award. Su Sinner: "Sta crescendo in fretta"

Djokovic è a Madrid, ma non per giocare il Mutua Open: ha ricevuto il quinto Laureus Award. "Sinner e Alcaraz stanno crescendo in fretta, vorrei un ultimo match con Nadal".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

A Madrid c’è andato Novak Djokovic, ma perché c’era una buona ragione per farlo. Come ricevere per la quinta volta il Laureus Awards, il premio dedicato al miglior sportivo dell’anno passato, assegnato da una giuria di una settantina di leggende viventi di un po’ tutte le principali discipline (nella giuria ci sono tra gli altri Del Piero, Totti, Tomba e Agostini, mentre del mondo del tennis ne fanno parte Becker e la Seles). Un riconoscimento che nobilita ulteriormente quanto fatto nella stagione 2023, nella quale ha sfiorato per la seconda volta in carriera il grand slam, impedito solo dalla sconfitta a Wimbledon contro Alcaraz, e chiuso con la vittoria alle Nitto ATP Finals di Torino contro Jannik Sinner. Colui che presto potrebbe detronizzarlo.

Nole premiato da Tom Brady: “Incredibile essere ancora qui”

Perché a Madrid Sinner giocherà, a differenza di Nole. Che ha dato appuntamento a tutti a Roma, ultimo (e unico) torneo in preparazione alla campagna parigina del Roland Garros. Lo ha ribadito chiaramente dopo la premiazione del Laureus: A Roma voglio esserci, anche se giocherò il torneo in funzione di Parigi. Sarà una tappa importante nel percorso che dovrà portarmi ad affrontare nel miglior modo possibile il “blocco” di appuntamenti che comprende anche Wimbledon, il torneo olimpico di Parigi e gli US Open. La mia stagione 2024 si concentrerà tutta su questi obiettivi e voglio arrivarci nelle migliori condizioni possibili”.

Sul palco di Madrid, Djokovic è stato premiato da Tom Brady, suo amico nonché grande idolo sportivo. “Un onore essere qui accanto a Tom, pensando a tutto quello che ha fatto. Per me questo premio ha un valore speciale: la prima volta lo vinsi nel 2012, a 24 anni, e 12 anni dopo è incredibile essere ancora qui e a questo livello. Spero che non sia l’ultimo: voglio continuare ancora a giocare per un po’, anche perché mi sento bene, seppur la concorrenza non manchi”. Mentre parla guarda Rafa Nadal, seduto in prima fila, vincitore del Laureus nel 2011 e 2021. La vecchia guardia che non vuol passare il testimone.

Sinner, la rincorsa alla numero 1: maggio è decisivo

Eppure non è improbabile che nell’arco di qualche settimana la numero 1 di Nole possa finire nelle mani di Jannik Sinner. O magari di Carlos Alcaraz, che a Madrid alla premiazione dei Laureus c’era, stavolta nelle vesti di premiante (ha consegnato a Jude Bellingham il premio di rivelazione dell’anno, da lui vinto l’anno precedente).

Sinner è quello che ha le maggiori possibilità di farcela: potrebbe salire in vetta al ranking mondiale vincendo sia a Madrid che a Roma, indipendentemente da ciò che faranno Nole e Carlitos, anche se dovesse batterli entrambi in finale (Alcaraz semmai a Madrid, visto che non c’è il serbo). Oppure, più ragionevolmente, sfruttare i tanti punti da difendere che ha Djokovic al Roland Garros, dove soltanto con una vittoria Nole potrebbe concretamente sperare di non subire attacchi dalla concorrenza.

Sinner però ha messo le mani avanti: a Madrid andrà per “allenarsi” in vista di Roma e Parigi, senza velleità di vittoria, ma soltanto per testare il braccio e la tenuta fisica (oltre che l’ulteriore adattamento alla superficie) in vista degli appuntamenti di maggio e inizio giugno. Eppure l’occasione che si presenterà ai suoi occhi sarà decisamente ghiotta, tale da consentirgli di affrettare i tempi.

Nole, la next gen che avanza e un ultimo match con Nadal

Sempre a margine della cerimonia del Laureus (che magari tra un anno potrebbe vedere Sinner tra i principali atleti premiati), Djokovic ha speso delle parole per l’altoatesino: Lui e Alcaraz sono giovanissimi, ma stanno facendo cose straordinarie. È bellissimo vedere come crescano così rapidamente, superando barriere e bruciando le tappe”.

Poi ha ribadito di non avere tutta questa fretta nello scegliere il nuovo allenatore dopo la fine del rapporto con Goran Ivanisevic. “Avere un team di lavoro è sempre una buona cosa, ma forse in questa fase della mia carriera non è necessariamente una necessità. Sto riflettendo su cosa fare, ancora non ho preso una decisione”.

Infine, l’ultimo desiderio: Mi piacerebbe giocare almeno un’altra volta con Nadal. È stato il mio rivale più importante, è una leggenda del nostro sport, oltre che una bravissima persona per la quale nutro grande rispetto. Vorrei che potesse continuare a giocare ancora per uno o due anni, glielo auguro di tutto cuore”.

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