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Tennis, Ivanisevic e la rottura con Djokovic: "Stanchi l'uno dell'altro, abbiamo parlato dopo il ko con Nardi"

Goran Ivanisevic, ex tecnico di Djokovic, tira la volata all'ex capitano di Davis della Serbia Nenad Zimonjic. "Nessuno potrebbe comprenderlo e aiutarlo meglio di lui",

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Tutti guardano a Sinner, a quel che saprà combinare sulla terra rossa, ma c’è un altro fronte “caldo” nel mondo ATP capace di catalizzare attenzioni e creare dibattito. È quello legato al nome del nuovo allenatore di Novak Djokovic, ammesso che un nuovo allenatore ci sarà dopo il divorzio (burrascoso?) consumato nei giorni scorsi con Goran Ivanisevic. Rumors e indizi si sprecano, ma per ora il numero uno del mondo non ha dato in pasto a giornalisti e appassionati molto materiale sul quale poter lavorare. Tanto che le ipotesi più fantasiose si sprecano, anche se forse un po’ di chiarezza l’ha fatta proprio Ivanisevic.

Ivanisevic fa chiarezza sul divorzio da Djokovic

In un’intervista rilasciata a Sasa Ozmo di Sport Klub (uno dei giornalisti più vicini a Nole in tutta la carriera), Ivanisevic ha ammesso: “È stato un lungo viaggio, è stato un onore stare accanto a Nole, ma eravamo stanchi l’uno dell’altro. È stato emozionante, un grande onore e una grande responsabilità. Sono orgoglioso. È stato un viaggio bello ma anche turbolento, a causa di tutto quello che è successo. Gli infortuni, poi tutto quello che è accaduto con il Covid, quando non ci era permesso di entrare in determinati paesi e Nole visto come un cattivo dal mondo, ma lui è una istituzione, il più grande tennista e uno dei più grandi atleti di tutti i tempi, e ha reagito da campione, come nessun altro. Sarò eternamente grato a Novak, mi ha offerto un’opportunità unica e nessuno potrà mai portarci via i risultati che abbiamo raggiunto” .

Questo per addolcire la pillola che sta per arrivare. Ecco l’affondo: “Sono stati davvero cinque anni difficili e intensi. Siamo arrivati a un certo livello di saturazione. Poi, in fondo, io mi sono stancato di lui e lui si è stancato di me. In ogni caso, sentivo di non poterlo più aiutare. Wimbledon 2023 ha rappresentato un duro colpo: quella sconfitta ha colpito anche me come allenatore. Ovviamente vanno fatti i complimenti a Carlos Alcaraz, ma la partita sarebbe potuta cambiare con uno o due punti. In America poi la finale di Cincinnati è stata incredibile, e dopo c’è stata la vittoria agli US Open, ma è lì che ho avuto la sensazione che tutto fosse vicino alla fine. Era solo questione di stabilire quando”.

La sconfitta di Novak con Nardi e l’incontro con Goran

A far crollare tutto il castello di sabbia, il clamoroso ko a Indian Wells contro Luca Nardi: “Ci siamo seduti insieme il giorno dopo la sconfitta contro Nardi e abbiamo parlato. Sono davvero felice di averlo fatto di persona. Dopo tutte le cose affrontate insieme dopo cinque anni, era l’unico modo giusto per chiudere. Non sarebbe stato corretto farlo tramite un messaggio o una telefonata. Abbiamo riso e parlato. Io gli ho detto come mi sentivo e lui ha fatto altrettanto”.

“Le persone descrivevano la nostra relazione come turbolenta, ma non è vero”, ha aggiunto Ivanisevic. “Novak è così: si è sempre comportato allo stesso modo con me, Marian Vajda o Boris Becker. Il suo modo di comunicare in campo durante una partita non mi ha mai disturbato. Non sentivo la metà delle sue urla” . Quindi sulla sconfitta in semifinale agli Australian Open contro Sinner: “Non è successo niente di tragico, non è che abbia perso al primo turno, ha perso contro un ragazzo più giovane che era più bravo, ben preparato a tutto, non so cosa sia successo a Djokovic in quella partita. Sinner è troppo bravo per non entrare in partita quasi al 100%, anche al 100% nulla è garantito. In quella partita non era il vero Novak, e contro Sinner non te lo puoi permettere”.

Zimonjic è l’uomo giusto: parola di Goran

L’ex tecnico di Djokovic ha fatto capire che una corsia privilegiata nella scelta del suo ex assistito sembra farsi largo da tempo, peraltro confermata dalle immagini arrivate in questi giorni da Monte Carlo. “Non so dire per quanto tempo ancora Novak vorrà andare avanti a giocare, ma la persona giusta per lui è sicuramente Nenad Zimonjic.

I due si conoscono bene, sono stati prima compagni di doppio e poi anche protagonista con la selezione serba (Zimonjic è stato capitano di Davis in passato), e hanno entrambi grande competenza tennistica. In questo momento Nole non ha bisogno di una persona nuova, perché dopo dieci giorni di lavoro impazzirebbe. Lui conosce già tutto, ma l’approccio di “Ziki” (il soprannome di Zimonjic) potrebbe aiutarlo. Anche perché conosce benissimo la mentalità di Nole e potrebbe rappresentare l’incastro giusto al momento giusto”.

Non a caso Djokovic l’ha voluto con se in questi giorni a Monte Carlo, dove sta meticolosamente preparando il debutto sulla terra rossa europea, allenandosi assieme a Holger Rune.

L’augurio di Ivanisevic: “Spero che Nole vinca l’oro olimpico”

Ivanisevic non ha aggiunto nulla sui rumors che vorrebbero all’origine della rottura con Nole una presunta lite avvenuta a Indian Wells, a margine della sconfitta subita contro Sinner. Dal vincitore di Wimbledon 2001 (unico a farlo entrando un tabellone con una wild card) nessuna parola al veleno, ma solo al miele per il suo ex assistito. “Credo che Novak troverà ancora le motivazioni per competere con i migliori, ne sono sicuro.

Cosa gli auguro? Intanto di vincere l’oro olimpico a Parigi, perché è qualcosa che vuole e che sente di dovere al proprio paese, anche se in realtà non deve proprio niente a nessuno. Di sicuro però so che ci tiene più che a vincere altri slam, e allora spero che l’oro olimpico possa finire al suo collo, perché sarebbe il coronamento perfetto di una carriera unica e inimitabile”.

Ipotesi al femminile: mamma Murray, Martinez e Mauresmo

Dal momento che l’annuncio di Zimonjic come nuovo coach di Djokovic tarda ad arrivare, soprattutto all’estero c’è chi avanza nuove possibili soluzioni. E curiosamente ne cita tre tutte al femminile: si va da Judy Murray, mamma di Andy (uno dei suoi più grandi rivali nel decennio scorso), capitana di Fed Cup della Gran Bretagna nel decennio scorso, a Conchita Martinez, ex numero uno al mondo, premiata tre anni fa come Coach of the Year dalla WTA per i grandi progressi mostrati da Garbine Muguruza (che sotto la sua direzione arrivò alla numero uno mondiale) e che vanta anche due prestigiosi incarichi come capitano di Davis e di Fed Cup della Spagna.

L’ultima opzione porta dritta ad Amelie Mauresmo, per due anni coach di Murray tra il 2014 e il 2016, oggi passata momentaneamente dietro la scrivania nel ruolo di direttore tecnico del Roland Garros. Soluzioni un po’ estemporanee, ma che nelle intenzioni di chi le ha avanzate testimoniano la volontà di Djokovic di circondarsi di figure che in qualche modo possano guardarlo alla sua stessa altezza, e dunque non di persone che in qualche modo cercano “gloria e visibilità” proprio perché chiamati da uno dei giocatori più dominanti della storia del tennis.

Soluzioni che Ivanisevic non è sembrato minimamente prendere in considerazione: “Un balcanico può allenare chiunque, ma un balcanico può essere allenato solo da uno con la sua stessa cultura”. Chiaro il messaggio, no?

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