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Djokovic accende le polemiche contro Wimbledon per il no ai russi

Al centro delle polemiche per le sue posizioni no vax, Djokovic ha deciso di rompere il silenzio dopo l'esclusione di russi e bielorussi da Wimbledon

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Ha deciso che è di nuovo tempo di esporsi, di sancire con la propria opinione una linea – discutibile o meno. Così è Novak Djokovic e lo ha dimostrato quando l’Australia ha deciso, per via delle incongruenze legate alle sue dichiarazioni all’ingresso nel Paese sul Covid e la sua mancata vaccinazione, di espellerlo.

A Belgrado per il suo quinto match della stagione 2022 e dopo 3 ore e 21 minuti di gioco che lo ha visto uscire vincitore sul connazionale Laslo Djere, il serbo ha rotto il silenzio su quanto deciso in merito al no a russi e bielorussi di Wimbledon. Interrogato in conferenza stampa sulla questione anche Djokovic – dichiaratamente no vax – si è espresso in una direzione inequivocabile, su quanto deciso sulla partecipazione al torneo del Grande Slam di atleti di altissima levatura con passaporto russo o bielorusso.

Djokovic contro la guerra e la decisione di Wimbledon

“Sarò sempre il primo a condannare un conflitto di guerra”, ha esordito.

“Da figlio della guerra, conosco i tipi di traumi emotivi che lascia una cosa del genere. In Serbia sappiamo tutti cos’è successo nel 1999 e il numero di civili che hanno sofferto con tutte le guerre che ci sono state nei Balcani nella storia recente. Detto questo, non posso sostenere la decisione presa da Wimbledon, penso che sia pazzesco. Gli atleti non sono responsabili di questa guerra. Quando la politica interferisce nello sport, le cose non vanno bene”.

Ciò quanto affermato da Djokovic su questa vicenda, che ha diviso il mondo del tennis e che sta sollevando inevitabili interrogativi e conseguenti azioni che presto potrebbero assumere contorni diversi da quelli attuali.

Il mondo del tennis spaccato sul no a russi e bielorussi

La sua linea si sovrappone a quella espressa, attraverso due distinti comunicati, rispettivamente da ATP e WTA che pur avendo preso posizione rispetto all’aggressione russa hanno adottato una linea comunque di tutela nei confronti dei singoli tennisti.

“La discriminazione basata sulla nazionalità costituisce inoltre una violazione del nostro accordo con Wimbledon, che statuisce che ogni giocatore entra nel torneo sulla base esclusiva del ranking”, ha spiegatoga l’associazione dei tennisti professionisti, in vista dei prossimi tornei del Queen’s e dell’ATP 250 di Eastbourne e nella consapevolezza che la decisione univoca della Gran Bretagna e di Wimbledon conil comitato e le sue più alte rappresentanze costituisce u precedente imponente. Una scelta che ha ripercussioni sull’intero territorio britannico, ricordiamolo.

Il ritorno di Djokovic ad alti livelli dopo l’Australia

Sul suo ritorno ad alti livelli, invece, Nole si è mostrato cauto: “La pioggia ha reso molto difficile giocare qui perché le condizioni erano molto lente”, ha spiegato subito Djokovic dopo la vittoria per 2-6 7-6(6) 7-6(4) su Djere.

“Le palle erano bagnate ed era difficile dare spin e velocità; ero nervoso all’idea di giocare davanti al pubblico locale e non è mai facile giocare contro un connazionale come Djere. Non importa quanta esperienza tu abbia, sono arrivati insieme fattori che per me non sono stati facili da gestire. Ho avuto di nuovo problemi con il servizio, ma la cosa più positiva è che sono stato in grado di sopportare una battaglia molto lunga e difficile a livello fisico e mentale”.

La sua stagione che, come ricordato, è iniziata con la falsa partenza all’Australian Open, non si è ancora dispiegata: per entrare nel pieno deve giocare e anche a un livello adeguato, cosa che fino ad ora manca:

“Sono consapevole di non essere nemmeno vicino al mio livello migliore, ma non è la prima volta che mi succede. Mi manca la fiducia in me stesso e questo può solo cambiare giocando Ecco perché una vittoria come questa ha grandi risvolti a livello emotivo”.

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