Mettiamola così: dopo un quarto di finale e una semifinale, la “regola” (seppur non scritta) indicherebbe che ad attendere Jannik Sinner sui campi del Country Club ci sia una finale. L’augurio che gli appassionati italiani (e non solo) si fanno, e che sperano possa vedere la luce tra una settimana quando si assegnerà il terzo titolo stagionale del circuito Masters 1000, il primo sulla terra, anticamera di una stagione che per Sinner potrebbe diventare meravigliosamente bella con la preannunciata scalata alla numero uno del ranking mondiale.
- Il bilancio storico di Jannik a Montecarlo
- I numeri sul rosso: nel 2022 la stagione migliore
- Perché l'attuale Sinner non è paragonabile a quello del 2023
- La terra cerca un nuovo padrone: se non ora, quando?
Il bilancio storico di Jannik a Montecarlo
La strada di Jannik ripartirà da un bye al primo turno, per poi incrociare uno tra Seb Korda e Davidovich Fokina. Sarà quello il match numero 11 disputato in carriera nel Principato, che poi per Sinner è anche il torneo di casa (ha la residenza proprio a Monte Carlo).
Le tre apparizioni sui campi monegaschi raccontano di 7 vittorie e 3 sconfitte: la prima con Djokovic quando ancora a dividerli c’erano 21 posizioni (e non una come adesso), la seconda con Zverev nel 2022 (ai quarti), la terza con Rune lo scorso anno in una semifinale che peraltro rappresentò il picco massimo della stagione sul rosso dell’allievo di Vagnozzi e Cahill, che vinse 6-1 il primo set per cedere poi con un doppio 7-5.
Il computo totale racconta di 14 set vinti (più uno interrotto con Schwartzman quando era avanti 3-0) e 9 persi, con la vittoria più prestigiosa ottenuta contro Rublev negli ottavi 2022 (all’epoca il russo era numero 8 del mondo, Sinner 12).
I numeri sul rosso: nel 2022 la stagione migliore
Secondo la vulgata, la terra è storicamente la superficie che meno si addice alle caratteristiche di Sinner. Che invero ha una percentuale di vittorie migliore sul rosso che non sull’erba (66% contro 58%), dove però a fare la differenza sono i match disputati (103 contro 24), tali da non offrire un campione così esaustivo.
Lo scorso anno il bilancio sulla terra fu di 8 vittorie e 3 sconfitte e gli costò una posizione le ranking (entrò da numero 8 a Montecarlo per poi ritrovarsi alla 9 alla fine del Roland Garros). Andò decisamente meglio l’anno precedente, quando le vittorie furono 15 a fonte di 4 sconfitte, anche se limitatamente alla stagione primaverile il dato reale parlò di 11 vittorie (le ultime 4 corrispondono alle 4 partite vinte a Umago nel luglio 2022, unico torneo ATP conquistato sul rosso).
Resta quella l’annata migliore sulla terra mai mandata a referto da Sinner, che nel 2021 fece registrare numeri tutto sommato normali per essere un top 20 mondiale (10 vittorie e 6 sconfitte), che diedero seguito alle 7 vittorie e 3 sconfitte della strana stagione autunnale del 2020.
Perché l’attuale Sinner non è paragonabile a quello del 2023
Cosa è mancato a Sinner nel 2023 rispetto alla versione 2022? È una domanda che non ha una risposta univoca, ma che può dar adito a tante interpretazioni. Le stesse che adesso si pongono pensando al fatto che la campagna 2024 comincerà certamente sotto una luce differente, complice la striscia di 22 vittorie nelle ultime 23 partite disputando.
È evidente come la dimensione del giocatore sia di ben altra levatura rispetto a quella che un anno fa poteva apparire agli occhi degli appassionati. Sinner oggi è un giocatore più maturo e più sicuro di sé, capace di spingersi oltre i propri limiti, con un grado di resistenza notevolmente superiore e con colpi e variazioni che ne fanno il prospetto (forse) più completo di questo preciso momento storico.
La terra cerca un nuovo padrone: se non ora, quando?
Tutti questi sono elementi che anche sulla terra possono determinare le fortune di Jannik, che peraltro sembra approcciarsi a questa stagione sul rosso in un momento in cui la terra deve individuare il suo nuovo re, con Nadal che rischia di essere ormai confinato nel libro dei ricordi, Djokovic mai così in difficoltà da 6-7 anni a questa parte e Alcaraz che non fa certo della continuità la sua dote migliore.
È vero, ci sono anche Medvedev, Zverev, Rublev, Rune, Ruud, Tsitsipas e altri possibili outsider, ma nessuno che possa paragonarsi oggi al rango dei primi tre del mondo (per tanti motivi). Insomma, questo sembra essere davvero il momento buono per provare a dare un’altra drenata e far tornare i conti. E puntare tutto sul rosso, in campo e con chi tiene in mano la racchetta.