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Tennis, il mito di Djokovic cresce: paga le spese al giovane talento serbo Medjedovic. Galeotto un vocale sullo smartphone      

Campione assoluto in campo e fuori, Novak Djokovic ha sostenuto le spese del giovane promessa serba Hamad Medjedovic, che ha raccontato come il n°1 ATP lo abbia aiutato a crescere

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Nel vederlo sempre così battagliero in campo, a nessuno verrebbe in mente che Novak Djokovic, fuori, sia l’esatto opposto di come appare quando tiene una racchetta in mano. Un ragazzo che ha dimostrato di avere una tempra indissolubile, ma anche, e soprattutto, un cuore grande.

Chiedere ad Hamad Medjedovic, giovane tennista serbo classe 2003, che in un’intervista ha raccontato quanto il numero uno al mondo lo abbia aiutato negli ultimi mesi per provare a emergere nel mondo ATP.

Tanto che a distanza di un anno la crescita mostrata dal giovane originario di Novi Pazar è sotto gli occhi di tutti: da numero 255 è salito fino alla posizione 102 del ranking, con la 100 distante ormai una manciata di punti appena. E tutto questo, a sentire il diretto interessato, anche e soprattutto grazie allo straordinario sostegno offertogli da Nole, che oltre a non aver mai lesinato alcun consiglio a livello di gioco, si è preso talmente tanto a cuore la questione da aver sostenuto Hamad anche (e soprattutto) a livello finanziario.

Un anno pagato da Nole

Riuscire a emergere nel mondo del tennis professionistico significa anche investire somme considerevoli su se stessi. La questione non è nuova: già qualche settimana fa Djokovic aveva criticato fortemente i vertici ATP, sostenendo che se uno sport come il tennis consentiva a meno di 400 atleti sparsi in tutto il mondo di poter giocare senza dover fare altri lavori (cioè garantendo loro lo status di professionisti) tutto ciò era da considerare alla stregua di un fallimento per tutto il movimento.

Il caso di Medjedovic in qualche modo dà credito a quelle parole: proprio come Nole, anche Hamad ha dovuto fare i conti con una situazione economica tale da precludergli più di una porta nel corso della sua giovanissima carriera.

Tutto è partito nel 2021

Ma è stato il papà Eldin a raccontare quanto è avvenuto nel 2021, quando Djokovic si prese “a cuore” la questione del figlio, al punto da sostenere economicamente tutte le spese per lo staff e per i viaggi sostenute nel corso dell’anno.

Quando Nole mi disse che avrebbe pensato a tutto lui non volevo crederci. Insomma, già il fatto che avesse voluto Hamad con sé agli allenamenti, dandogli un’opportunità più unica che rara, per me era qualcosa di incredibile. Era come se Messi o Cristiano Ronaldo avessero chiamato un ragazzino alle prime armi dicendogli: ehi, viene ad allenarti con noi. Ma non era nulla in confronto a quello che avrebbe fatto dopo per noi. Nel 2021 tutte le spese per allenatori, fisioterapisti, biglietti aerei e hotel le ha sostenute Djokovic in persona. Mi disse: Edo, io sono contento di aiutarvi. Non lo faccio per soldi: ho una carriera che mi consente di guadagnare bene, e il mio compito adesso è di sostenere ragazzi come Hamad che meritano di avere una possibilità. E sai che cosa faremo? Quando lui sarà diventato un giocatore importante e avrà a sua volta dei soldi da poter investire, farà lo stesso con altri ragazzi. È questo che fanno le persone: aiutano i più piccoli ad alimentare i loro sogni

Chi è Hamad Medjedovic

Quando Medjedovic ha cominciato ad allenarsi con Djokovic, il grande tennis per lui era un mondo sconosciuto. Nell’ultimo anno e mezzo però le cose sono cambiate: con quello conquistato a Manacor a inizio settembre, nell’accademia dove Rafael Nadal ospita i giovani talenti del domani, Hamad ha vinto il settimo torneo in carriera, di cui tre Futures e quattro Challenger.

Ad Astana tre settimane fa si è spinto dove mai era arrivato prima, cioè in una semifinale di un torneo ATP 250, battuto soltanto al tiebreak da Sebastian Korda, ma dopo aver sconfitto il connazionale Laslo Djere al primo turno e Jiri Lehecka nei quarti di finale (rispettivamente numero 34 e 29 al mondo).

L’operazione di sbarco nei primi 100 giocatori al mondo è stata rallentata dalle sconfitte nei primi turni di qualificazione di Anversa (con il belga Blockx, numero 646 al mondo…) e Basilea (contro il libanese Hassan, numero 163, la cui vittoria nelle qualificazioni di Stoccolma su Andrea Vavassori scatenò l’attacco social degli haters nei confronti del tennista italiano), ma il 2023 è comunque un anno da ricordare per il giovane tennista serbo, che ha avuto modo di entrare per la prima volta in un tabellone principale di un torneo dello slam (Roland Garros e Wimbledon), oltre ad avergli portato in bacheca tre titoli Challenger (Szekesfeharvar, Mathausen e Manacor).

Quel vocale nello smartphone

Nulla però che valga più dell’amicizia, della stima e dell’affetto mostrate dal n°1 ATP Djokovic:

Ci credereste se vi dicessi che dopo un torneo vinto, aprendo il mio smartphone, il primo messaggio di congratulazioni che ho ricevuto era di Nole? Un vocale di un minuto e mezzo, nel quale mi faceva i complimenti e mi spronava a fare ancora meglio. Per me uno così è davvero un mito: c’è sempre quando se ne avverte il bisogno, che sia per un consiglio o per una parola di conforto. E mi sento fortunato ad avere accanto a me un esempio così grande

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