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Tennis, Jannik Sinner al grande rientro: Pechino e Shanghai, l'assalto alla Davis e il 4 del ranking

L’Italia all’assalto della Coppa Davis alle Finals di Malaga dal 21 al 26 novembre. Sinner vuole esserci e prepara il gran ritorno con la "campagna" cinese: prima Pechino e poi Shanghai

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

L’Italia all’assalto della Coppa Davis alle Finals di Malaga: dal 21 al 26 novembre. Azzurri teste di serie numero 2, affronteremo Olanda o Gran Bretagna. Sarà un affondo che probabilmente vedrà in prima linea anche Jannik Sinner.

Anche la sua assenza nell’ultima settimana bolognese ha fatto discutere: in questo caso è stata una scelta del giocatore, che ha preferito riposare anziché aggregarsi dopo le fatiche degli US Open (i detrattori hanno fatto notare che Djokovic, seppur arrivato fino in fondo al torneo slam e con 14 primavere in più sulle gambe, ha comunque giocato e vinto con la Serbia).

Volandri però ha smorzato subito le polemiche spiegando come il giocatore abbia dimostrato nei giorni scorsi l’attaccamento alla maglia azzurra, sentendosi spesso e volentieri con il capitano e con i compagni e incitandoli nell’immancabile chat di squadra, facendo capire di aver seguito con grande attenzione (seppur a distanza) il percorso fatto dai vari Sonego, Musetti, Arnaldi, Bolelli e Vavassori.

Non era nel box come Berrettini ma c’era comunque

Non era nel box come ha fatto Matteo Berrettini, ma s’è comunque fatto sentire sfruttando i moderni mezzi di comunicazione a disposizione. E a Malaga, quando si giocherà dopo l’appuntamento torinese delle Nitto ATP Finals, Sinner vuole esserci: rinunciare al numero 7 del mondo sarebbe impensabile, qualora decidesse di voler far parte della comitiva, per questo Volandri ha voluto sempre tenere il filo diretto con Jannik.

Un caso diverso rispetto a quello che ha avuto per protagonista Fognini, seppur per qualcuno necessiti a sua volta di un messaggio di scuse da parte dell’altoatesino, reo di non aver risposto alla chiamata del capitano nel momento del bisogno.

Jannik, uno di poche parole

Tutti parlano di lui, ma non aspettatevi che lui faccia altrettanto: Jannik Sinner è un ragazzo di poche parole, e ora che là fuori infuria la tempesta (tutta colpa del rifiuto a prendere parte agli impegni di Davis Cup) è abbastanza normale che abbia deciso di starsene buono per i fatti suoi, concentrato su ciò che l’ultimo scampolo di 2023 gli potrà offrire in dote.

E se la qualificazione alle Nitto ATP Finals di Torino è pressoché scontata (gli mancano una manciata di punti appena per avere l’aritmetica certezza di essere della partita), la marcia d’avvicinamento sarà comunque importante, con il ritorno dopo 4 anni della trasferta in terra asiatica, interrotta a causa della pandemia.

A Pechino mancherà soltanto Djokovic

Pechino e Shanghai rappresentano due tappe rilevanti, anche perché l’entry list dei due tornei è di quelle che non lasciano spazio a troppe interpretazioni: a Pechino mancherà soltanto Djokovic dei primi 10 giocatori al mondo, e probabilmente lo stesso copione si ripeterà a Shanghai la settimana successiva.

Questo perché Nole ha detto di volersi gestire in vista degli ultimi appuntamenti europei, evidentemente già sazio dopo il 24esimo titolo slam messo in bacheca a Flushing Meadows. Cosa che Sinner non può dire, per ovvie ragioni.

Una rinuncia non determinante

La sconfitta contro Zverev agli ottavi degli US Open ha lasciato una cicatrice profonda, tanto da convincere l’allievo di Stefano Vagnozzi a rinunciare alla chiamata del capitano Volandri per la Davis. Non è stata una scelta presa a cuor leggero, ma certamente gli ha inimicato buona parte dell’opinione pubblica, soprattutto la “politica” applicata allo sport: anche il presidente del CONI Giovanni Malagò ha “bacchettato” l’altoatesino, rispettando la scelta ma ribadendone la totale contrarietà.

Questo finisce per mettere sulle spalle del giocatore un ulteriore carico di pressione: Sinner ha rinunciato alla nazionale (che peraltro è in balia delle onde) per riposare in vista degli ultimi due mesi di stagione e, qualora non fossero arrivati risultati soddisfacenti, il vespaio di polemiche l’avrebbe sicuramente coinvolto.

Futuro a media scadenza: Vienna e Parigi-Bercy

Non è una situazione facile da gestire: Jannik è ormai un personaggio pubblico a 360 gradi, conteso da sponsor e aziende che non vedono l’ora di sfruttarne il volto pulito da eterno bambino e quei capelli rossi tanto particolari.

Aver detto no a Volandri potrebbe avergli dato l’opportunità di tirare il fiato, ma di sicuro l’ha reso meno empatico e simpatico agli occhi della gente. Che chiaramente ora farà più fatica a perdonargli eventuali defaillance.

Pechino e Shanghai rappresentano il futuro prossimo, ma quello più a lunga scadenza fa rima con Vienna e Parigi-Bercy. Sono probabilmente i quattro tornei ai quali Sinner prenderà parte prima di presentarsi a Torino in quello che una volta veniva chiamato il Masters, il “torneo dei maestri”.

Jannik ha parlato di dettagli e piccole cose

La lunga trasferta nordamericana ha lasciato in eredità sensazioni contrastanti: il trionfo a Toronto l’ha consacrato nel gotha dei migliori tennisti in circolazione, primo Masters 1000 messo in bacheca.

L’eliminazione precoce a Cincinnati contro Lajovic (figlia della stanchezza) e quella un po’ meno attesa negli ottavi a Flushing Meadows contro Zverev hanno fatto risuonare più di un campanello d’allarme.

Jannik ha parlato di “dettagli”, di aver perso per quelle “piccole cose” che nel tennis moderno fanno la differenza. In realtà le percentuali basse al servizio, al netto dei miglioramenti mostrati nel corso della convivenza con Vagnozzi (ormai è un anno e mezzo che i due fanno coppia), hanno rappresentato un tallone d’Achille che alla lunga s’è rivelato determinante.

La questione fisica

Chiaro poi che la questione fisica è tornata preminente dopo la decisione di rinunciare alla Davis: la fatica nel giocare a New York, con l’umidità che spesso diventa una costante ben più fastidiosa del caldo in sé per sé, ha fatto riaffiorare la sensazione di un giocatore che non riesce ad avere quella soglia del recupero che altri ragazzi della sua età (oltre ad Alcaraz si potrebbe parlare di Shelton o Rune) riescono ad avere.

Su questo aspetto Sinner sa di dover lavorare tanto, e la pausa di fine stagione potrebbe contribuire a consegnarlo in una nuova veste in vista della trasferta in terra australiana di gennaio, appuntamento al quale l’altoatesino punta ad arrivare con la voglia di imprimere una svolta decisa alla sua storia con gli slam.

Pochi punti da difendere

Prima di pensare agli Australian Open, però, un pensierino Jannik proverà a farlo anche per il ranking ATP: scivolato di nuovo in settima posizione, è evidente però quanto ormai il vero obiettivo sia quello di avanzare fino alla quarta, distante appena 245 punti.

E in autunno la classifica potrebbe dargli una grossa mano, dal momento che di punti da difendere non ce ne saranno poi molti: 90 per la semifinale di Sofia, altrettanti per i quarti di Vienna, 10 per l’eliminazione al primo turno a Parigi-Bercy.

Chiudere al quarto posto del ranking

Chiudere l’anno dietro la triade formata da Djokovic, Alcaraz e Medvedev rappresenterebbe la definitiva consacrazione, connessa allo status di vera alternativa alla tripartizione che regna sul pianeta della racchetta.

Per farlo servirà quella continuità che nel corso dell’estate è un po’ venuta meno, seppur al netto di attenuanti che non mancano. Ma adesso Sinner ha perso un po’ di quel credito con la gente che aveva contratto anche quando le cose non sempre giravano per il verso giusto: la quarta rinuncia in Davis (le precedenti nelle finali 2019, nel play-off 2020 e nelle finali 2022) rischia di rivelarsi più di una semplice scelta. Probabilmente sbagliata, anche se nessuno avrà mai la controprova.

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