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Tennis, il pagellone del 2024: da Sinner e Paolini, alla risalita di Berrettini, passando per Djokovic e Alcaraz

Dal votone di Sinner a quelli degli altri azzurri come Paolini, Berrettini e Musetti, passando per le delusioni dell'anno e quelli degli incostanti Alcaraz e Djokovic

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Matteo Morace

Matteo Morace

Live Sport Specialist

La multimedialità quale approccio personale e professionale. Ama raccontare lo sport focalizzando ogni attenzione sul tempo reale: la verità della dirette non sono opinioni ma fatti

L’anno 2024 è ormai alle spalle e cogliamo dunque l’occasione per dare un voto ai dieci protagonisti della stagione tennistica, compresi i tanti italiani che hanno reso indimenticabile quest’anno per il tennis azzurro.

Jannik Sinner: voto 10

Che dire di Jannik Sinner? La fine del 2023 ci aveva fatto ben sperare per un 2024 pieno di soddisfazioni, ma lui ha superato anche le più rosee aspettative conquistando ben due titoli dello slam, vincendo le ATP Finals facendole sembrare un torneo amatoriale al quale si è iscritto un professionista in incognito, portandosi a casa 8 titoli in totale, dominando la stagione ATP con 73 vittorie e solo 6 sconfitte e chiudendo la stagione con il bis in Coppa Davis e la vetta del ranking in cassaforte ancora a lungo grazie a un margine sul secondo di quasi 4000 punti.

La cosa più incredibile in un certo senso è però la sensazione che il meglio debba ancora venire, che Jannik sulle superfici diverse dal cemento abbia ancora margini di crescita, che – avendone visti i progressi di questi anni e apprezzato la voglia di migliorarsi costantemente – siamo ben fiduciosi raggiungerà. Insomma, consapevoli che Sinner potrebbe stupirci ancora, la lode ce la teniamo per il futuro. Anche perché confermarsi è sempre più difficile.

Jasmine Paolini: voto 9,5

Senza dubbio la sorpresa dell’anno. A 28 anni Jasmine Paolini ha vissuto una stagione che nessuno si sarebbe mai aspettato, se non forse il suo allenatore Renzo Furlan, tra i pochi a intravederne l’incredibile talento rimasto a lungo in sordina. Perché il suo anno è stato incredibile e costante, a partire dal trionfo di febbraio al WTA 1000 di Dubai, passando per le finali slam al Roland Garros e a Wimbledon, fino ai trionfi in doppio, tra cui la prima medaglia d’oro del tennis italiano alle Olimpiadi, con Sara Errani e la vittoria in Billie Jean King Cup.

Per il 10 sarebbe forse servita la vittoria ai Championships sfuggita davvero per un pelo. Ma di rimpianti per questa stagione Jas non ne deve e non ne può avere, perché se il tennis italiano femminile è tornato ai fasti dei tempi di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani il merito è gran parte suo.

Matteo Berrettini: voto 7,5

Difficile dare un voto a Matteo Berrettini. Da un giocatore del suo calibro ci si aspetta sempre, e giustamente, più della 34esima posizione in cui ha chiuso l’anno. Ma ripartire dopo due anni in cui ha giocato a singhiozzi causa i tantissimi problemi fisici che lo hanno colpito non è certamente facile e lui ci è riuscito, conquistando ben tre titoli ATP (suo record personale), vincendo la sua ambitissima Coppa Davis dopo essere stato costretto a saltare l’edizione passata e ponendo le basi per un 2025 in cui è doveroso non porsi limiti. Insomma, in questo 7,5 c’è anche la tanta fiducia che Matteo ci ha dato per il futuro.

Lorenzo Musetti: voto 7,5

Dopo una stagione non certo entusiasmante, Lorenzo Musetti è tornato a mettere in mostra, anche se non sempre, il suo tennis sfavillante, riscoprendosi a sorpresa anche un erbivoro con la semifinale a Wimbledon e non solo. E poi c’è quella medaglia di bronzo alle Olimpiadi, la prima in singolare per il tennis italiano da quella conquistata 100 anni fa da Umberto de Morpurgo, che a tanti ha fatto dimenticare l’assenza dell’attesissimo Sinner. In più ha confermato di potersela giocare con praticamente tutti (Alcaraz e Jannik rimangono forse gli unici ancora irraggiungibili), mettendo in difficoltà ancora una volta Novak Djokovic e battendo due volte Zverev.

Il problema rimane un po’ l’aspetto mentale, che ogni tanto sembra un po’ frenarlo impedendogli di riuscire a mettere in serie risultati positivi con continuità, appunto forse l’unica caratteristica che gli manca per fare il salto definitivo. Ma il 2024 è stata la risposta migliore che potesse dare a quelli che lo davano già come bollito (un giocatore che ora ha 22 anni…).

Carlos Alcaraz: voto 8,5

Non ci fosse stato Sinner a fare da contraltare forse il voto di Carlos Alcaraz sarebbe stato ancora più alto. Due slam, conquistati grazie alla prima affermazione al Roland Garros e alla conferma a Wimbledon, altri due titoli e la medaglia d’argento alle Olimpiadi. In più è stato l’unico a battere sempre Jannik nei tornei ufficiali. Insomma, il 2024 di Alcaraz è certamente da incorniciare, ma c’è un però bello grande.

La disparità con Jannik nella continuità di rendimento quest’anno è stata troppo evidente. Tanti scivoloni qua e là e la sensazione che spesso si perda in un bicchier d’acqua. Ma d’altronde ha solo 21 anni e un bagaglio tecnico certamente complicato da gestire, per questo motivo le attenuanti sono tante e se prima abbiamo detto che Sinner ha portato un po’ ad abbassargli il voto, è anche giusto dire specificare che due anni fa Jannik non era minimamente vicino al livello di Carlos. Insomma, ci ha abituato talmente bene che vederlo uscire precocemente dai tornei è un vero dispiacere.

Novak Djokovic: voto 7

Il 2024 è stata la sua peggior stagione da quella dell’infortunio del 2017, con nemmeno un titolo ATP vinto. Spesso e volentieri è apparso un po’ un lontano parente del Novak Djokovic che eravamo abituati a vedere, più per la poca cattiveria che ha mostrato in campo che per il tennis espresso.

Eppure è riuscito a rimpinguare ugualmente il suo palmares con l’unico trofeo che gli mancava: quella medaglia d’oro alle Olimpiadi a lungo sfuggitagli e vinta al termine di una delle partite senza dubbio più belle e avvincenti di tutto il 2024 contro Alcaraz. Alla fine il suo obiettivo l’ha raggiunto e si merita un voto di tutto rispetto, anche perché è apparso comunque l’unico a poter davvero impensierire Carlos e Sinner quando conta.

Rafael Nadal: voto 14

Ovviamente questo non è il voto all’azzoppata stagione di Nadal, ne tantomeno alla cerimonia d’addio tributatagli a Malaga. Questo è il voto alla carriera che dalla sua carriera prende il numero che più di tutti ne descrive la grandezza e il perché sia considerato il o uno dei più forti di tutti i tempi. 14 sono i titoli vinti da lui solo al Roland Garros. Un numero spropositato, impensabile prima che lui lo realizzasse, che fa ancora più impressione tenendo conto che prima dell’avvento dei big3, il giocatore che aveva conquistato più titoli slam, ovvero Pete Sampras, ne aveva vinti 14 (caso vuole che nessuno di questi trionfi sia arrivato al French Open).

Sapere che non vedremo più Rafa eseguire i suoi rituali in campo, ribaltare partite che sembravano ormai perse e mostrare tutto il suo talento, che andava ben oltre l’incredibile forza fisica e atleticità e un dritto spaventoso, è certamente triste, ma a Nadal non si può che dire grazie, grazie grazie grazie per tutto. E un grazie personale per avermi fatto appassionare a questo sport quando ero solo un bambino di 10 anni e tu con la tua canotta verde e i tuoi pantaloncini a pinocchietto (di cui sono sicuro ormai ti vergognerai, come qualunque bambino cresciuto negli anni 2000 e vestito dalle proprie madri in virtù della comodità) vincevi il primo dei tuoi 14 Roland Garros.

Aryna Sabalenka: voto 9

Il leggero calo di Swiatek ha premiato come nuova n°1 di fine anno Aryna Sabalenka, la più costante del circuito femminile e, ormai da due stagioni, la giocatrice da battere sul cemento, superficie sulla quale ha raccolto tutti i suoi titoli del 2024, ovvero l’Australian Open, lo US Open e i WTA 1000 di Cincinnati e Wuhan. Contrariamente a Sinner, la n°1 femminile non è però mai apparsa così dominante e infallibile e la sensazione è che il suo regno potrebbe anche non durare a lungo, ma molto dipenderà anche dalle sue avversarie.

Iga Swiatek: voto 7

Dopo un buon inizio di stagione con due WTA 1000 sul cemento e tre titoli consecutivi tra Madrid e Roland Garros, Iga Swiatek sembra essersi completamente sciolta dopo aver mancato la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi che molti davano per scontato. A parte il solito French Open da lei vinto, negli altri slam ha deluso le aspettative, confermandosi ancora poco avvezza all’erba di Wimbledon (terzo turno) e ridimensionata sul cemento, superficie sulla quale ha raggiunto un solo quarto slam nelle ultime due stagioni. La sensazione è che più che la sospensione per la sfortunata vicenda del doping, a costarle la vetta della classifica sia stata la sua incapacità di performare come sa anche sulle altre superfici.

Daniil Medvedev: voto 5,5

Daniil Medvedev è un po’ la delusione della stagione nel circuito maschile insieme a Stefanos Tsitsipas (voto 4,5), tornato a giocare ai suoi livelli solamente al Masters 1000 di Montecarlo, e Holger Rune (voto 4), scivolato sempre più giù in classifica e incapace di ribadire quanto fatto vedere nel 2022. E pensare che la stagione era anche iniziata anche bene con l’Australian Open sfuggito per un solo set e la finale al Masters 1000 di Indian Wells. Ma da lì in poi praticamente il nulla a eccezione della semifinale a Wimbledon.

Troppi scivoloni, troppe sconfitte (21 su 67 partite giocate) e la sensazione ormai di non appartenere più al gruppetto degli ingiocabili, cosa che certamente gli crea un po’ di frustrazione, che lui non manca di far vedere a ogni occasione, con scene che – per quanto spesso ilari – sono più adatte al circo che a un campo da tennis.

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