Chi lo critica farebbe bene a goderselo, altro che a contestarlo. Perché Tadej Pogacar è una meravigliosa cartolina per il mondo del ciclismo, specialmente quello che a Isola 2000 mette una volta di più il sigillo su una corsa che ha controllato da dominatore praticamente sin dalle prime tappe in territorio italiano. Un filo diretto che parte dal Giro e prosegue con la doppietta (ormai) in canna, tanto che davvero il partito di coloro che lo vorrebbero anche alla Vuelta per puntare a un clamoroso tris comincia a diventare sempre più numeroso. E sarebbe qualcosa che difficilmente potrebbe rivedersi a queste latitudini.
Lo spettacolo con Pogacar è sempre garantito
Più che la Vuelta, nei pensieri di Pogacar c’era Isola 2000. Salita che conosceva a menadito, e che ha domato senza grossi pensieri. Vingegaard ed Evenepoel non potevano proprio pensare di stare alla sua ruota: alla fine pagano 1’42” a testa, arrivando col loro passo ma senza dannarsi nemmeno troppo l’anima. Perché quando la maglia gialla ha deciso di salutare la compagnia, con poco meno di 9 chilometri di ascesa all’arrivo, entrambi hanno preferito desistere: Vingegaard non ha risposto, Remco ha tentato ma subito dopo è andato fuori giri, tanto da impiegare qualche centinaia di metri per riprendere la ruota di Vingo.
Pogacar a quel punto ha cominciato il suo show: Matteo Jorgenson, fuggitivo della prima ora, in poco meno di 7 chilometri s’è visto rosicchiare tutti i 2’ di vantaggio che aveva sullo sloveno, che l’ha saltato come una motocicletta ai -2 dall’arrivo andando poi a conquistare il prestigioso traguardo alpino. E se qualcuno si domandasse ancora perché l’abbia fatto, la risposta è presto servita: in palio c’erano punti pesanti per la classifica della maglia a pois, che vede adesso Carapaz in testa grazie ai tanti punti conquistati grazie all’ennesima fuga di giornata. Pogacar insegue a 18 lunghezze, ma domani nell’ultima frazione di montagna c’è da credere che farà di tutto per riprendersi anche la maglia di leader degli scalatori.
Ciccone, giornata no: la top ten ora è a rischio
La superiorità mostrata dal capitano della UAE è stata lampante, sebbene la prima tappa alpina abbia avuto tanti protagonisti. Detto di Carapaz e Jorgenson, lode anche per Simon Yates, giunto terzo al traguardo a 40 secondi da Tadej.
Giornata no invece per Giulio Ciccone, che ha preso quasi 5’ dalla maglia gialla e che in classifica generale è scivolato in decima posizione, superato da Gee e Jorgenson. Un finale di Tour senza acuti per l’abruzzese, che potrebbe aver risparmiato la gamba per domani, quando l’arrivo sul Col de la Couillole sancirà la definitiva estensione del dominio “bulgaro” di Pogacar. Ma la sensazione è piuttosto di un Ciccone in debito d’ossigeno, incapace di tenere le ruote dei migliori. Anche se poi alla fine, tolto Pogi, il mondo non pare frequentato da alieni.