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Tour de France, 9a tappa: Turgis doma la tappa degli sterrati. Pogacar dà spettacolo e tutti rispondono

Groenewegen, fresco campione nazionale, ha saputo interpretare nel miglior modo possibile uno sprint lanciato lunghissimo dal treno Alpecin

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Aspettavano tutti van der Poel, si sono dovuti “accontentare” (e comunque non è un male per i francesi) di godersi l’assolo di Anthony Turgis. Che sul traguardo di Troyes beffa Pidcock, Gee e Aranburu: volata di sostanza del transalpino, che tre anni fa fece secondo alla Sanremo dietro a Jasper Stuyven, che invero ha provato ad anticipare tutti anche stavolta, ma al quale è andato di traverso un… chilometro di troppo. Merito del gruppetto degli inseguitori del quale facevano parte anche Lutsenko e Healy, che pure non hanno trovato la forza per andare a sprintare per la vittoria di tappa. Con Turgis bravissimo a calare le carte giuste al momento giusto.

Pogacar ci prova sempre: Vingegaard e Remco rispondono

Il francese aveva messo nel mirino una frazione che si presentava piena di incognite: 14 settori di sterrato, manco fosse una Strade Bianche (che Pogacar conosce bene, visto che l’ha vinta 4 mesi fa con un assolo di 80 km…), tale da mettere alla prova ogni singolo corridore. Che col caldo e la polvere ha dovuto adeguarsi in fretta al copione: tappa durissima, seppur senza grosse altimetrie, perché ogni volta che si lasciava l’asfalto la bagarre cominciava all’istante.

E soprattutto Pogacar ha contribuito a rendere la corsa dura: pur senza mai riuscire per davvero a staccare i suoi rivali più prossimi in classifica, lo sloveno ha obbligato i vari Vingegaard, Evenepoel e Roglic a remare per riuscire a salvare la pelle ed evitare di perdere contatto. Vingegaard che ha dovuto fare i conti anche con un problema meccanico, preferendo prendere la bici di Tratnik per evitare di perdere troppo tempo a sostituire il mezzo (poco dopo anche Evenepoel è stato rallentato da un problema meccanico).

Il danese è arrivato al traguardo con il mezzo del compagno di squadra perché la capacità di Pogi di mandare la bici sullo sterrato ha messo tutti alla prova, e il rischio di sostituirla anche successivamente sarebbe stato troppo elevato. Evenepoel aveva tentato di uscire dal gruppo ai -78, ma subito è stato ripreso dagli uomini UAE e Visma. Alla fine distacchi immutati nella generale alla vigilia del primo giorno di riposo, preludio a una seconda settimana dove le montagne torneranno a farla da padrone.

Van der Poel delude, Bettiol mai della partita

Se fosse andata in porto la rasoiata di Stuyven, uscito dai fuggitivi quando mancavano 14 km all’arrivo, sarebbe stata una degna chiusura di una tappa davvero spettacolare. In barba a quel che dice qualche direttore sportivo (Lefevere ha criticato gli organizzatori: ma ce ne fossero di tappe così belle e incerte!), la lotta è stata la vera padrona di casa in una domenica dove nessuno s’è potuto risparmiare.

L’uomo più atteso, Mathieu van der Poel, ha ribadito una volta di più di non essere in grandi condizioni: ha esitato un attimo prima di lanciarsi all’inseguimento della prima fuga di giornata, poi però non ha avuto le gambe per andare a riprendere la testa della corsa e alla fine s’è fatto riassorbire dal gruppetto in cui c’erano anche Girmay, Matthews e Rui Costa.

Per gli italiani, che continuano il lunghissimo digiuno di vittorie di tappa (siamo a 93: quota 100 è a un passo…), giornata senza gloria: Bettiol ha chiuso a 9’ da Turgis, nonostante questa sembrava una tappa per lui. Ciccone e Formolo gli unici che sono stati in grado di restare aggrappati alle ruote del gruppo della maglia gialla.

Distacchi immutati: solo Remco sotto il minuto

Domani, come detto, giornata di riposo: quando si ripartirà martedì sarà ancora una buona chance per i velocisti, soprattutto per quel Philipsen che deve ancora sbloccarsi dopo i tre secondi posti ottenuti nelle quattro volate fatte (la prima l’ha visto escluso per via della caduta del treno Alpecin Deceuninck).

Ma già mercoledì con l’arrivo a Le Lioran si comincerà a fare sul serio per quel che riguarda la lotta al vertice della generale: Pogacar dopo poco più di un terzo di Tour conta 33 secondi su Evenepoel, 1’15” su Vingegaard e 1’36” su Roglic, con Ayuso quinto assoluto a 2’16” e Almeida sesto a 2’17” (entrambi sono compagni di squadra di Pogi).

Le altre maglie: quella a pois è saldamente sulle spalle di Jonas Abrahamsen (33 punti contro i 20 di Tadej), quella verde dei punti è nettamente di proprietà di Girmay, che ha più di 100 punti di vantaggio su Philipsen (233 a 128 punti), mentre quella bianca di miglior Under 25 difficilmente scivolerà via dalle spalle di Evenepoel.

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