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La promessa del ciclismo Sara Piffer investita e uccisa a soli 19 anni, tragedia a Mezzocorona

La vittima si stava allenando quando una manovra azzardata ha causato l'incidente e la scomparsa della giovanissima ciclista, con lei anche il fratello

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Quanto avvenuto stamani verrà appurato dalle autorità competenti, ma la tragedia che si è consumata sulle strade del Trentino segna un ulteriore tributo di una vita, un nome da aggiungere all’elenco troppo lungo delle vittime della strada.

L’incidente mortale, che si è consumato attorno alle 11 di oggi venerdì 24 gennaio, ha causato la morte di Sara Piffer, 19 anni, giovane promessa del ciclismo trentino che si stava allenando sulla piana Rotaliana, fra Mezzocorona e Mezzolombardo in questa mattinata di fine gennaio.

La ricostruzione dell’incidente che ha ucciso Sara Piffer

Secondo la prima ricostruzione del Dolomiti, un’automobile ha investito Sara – a bordo della sua bici – frontalmente senza lasciarle alcuna possibilità di reazione. L’auto perveniva dalla direzione opposta e ha investito in pieno la ciclista nel corso di un sorpasso.

Il conducente del veicolo si è trovato davanti la bici con Sara alla guida sull’altra corsia, invasa dalla vettura nel corso della manovra: il mezzo è stato travolto, la ragazza sbalzata dalla bicicletta ed è poi caduta sull’asfalto dopo lo scontro, che viene descritto come violentissimo.

Un sorpasso su cui indaga, e che verrà valutato in ogni singolo dettaglio alla luce delle evidenze, dalla polizia locale piana Rotaliana Königsberg. E ristabilire, con la dovuta dovizia e profondità di indagine, quanto avvenuto soprattutto dopo l’analoga e drammatica perdita di Matteo Lorenzi, che aveva segnato il Giro d’Italia, legato a Sara da un percorso così simile, anche nella terribile fine loro toccata.

I soccorsi e i primi tentativi

A seguito dell’impatto dell’impressionante iperbole di pochi secondi, si è compresa immediatamente la gravità delle conseguenze fisiche su Sara. Piffer, inerme, è rimasta sull’asfalto priva di sensi. Immediato l’allarme e l’intervento dei soccorsi, che hanno confermato la gravità delle condizioni della ciclista che sono apparse – fin da subito – estremamente gravi. Gli operatori hanno allertato l’elisoccorso con a bordo l’equipe medica d’urgenza, nella speranza che si riuscisse a rianimare Sara e a trasferirla, poi, nel più vicino ospedale attrezzato.

Nel frattempo l’area è stata isolata e messa in sicurezza, mentre il personale sanitario ha avviato le manovre salvavita, anche con l’utilizzo del defibrillatore per tentare il possibile, nonostante l’evidente gravità della situazione clinica emersa.

Malgrado il loro tempestivo e ripetuto intervento, per Sara non si è riusciti a fare di più. Con lei presente il fratello Christian, anch’egli ciclista, il quale la accompagnava nella sessione mattutina di allenamento, e che si è miracolosamente salvato riportando alcune ferite.

Chi era Sara Piffer, promessa del ciclismo

La morte di Sara Piffer ha suscitato commozione, sconcerto e anche frustrazione perché oggi sulla strada è rimasta una ragazza, meravigliosa, innamorata dello sport e del ciclismo, di appena 19 anni. tanti i post di cordoglio, alla famiglia, degli amici e dei professionisti che hanno visto crescere sportivamente il talento immenso di Sara. Una ragazzina scomparsa oggi, come è successo a Michele Scarponi, al suo conterraneo Matteo poco tempo prima. A troppi ciclisti e cicliste.

Si era innamorata del ciclismo grazie alla gloriosa Us Montecorona di Palù di Giovo, società che già lo scorso anno aveva pagato un pesante tributo di sangue con la morte in un incidente a Civezzano del campione Matteo Lorenzi, 17 anni appena come testimoniano le cronache locali e ricordano in una lista che continua ad allungarsi.

Sara aveva trovato il modo di esprimere la sua passione per le due ruote. Aveva dimostrato di essere dotata di talento ed era riuscita a crescere come ciclista: aveva vestito la maglia del Velo Sport Mezzocorona, seguita dal papà Lorenzo (si legge sui siti trentini, che lo descrivono sempre al fianco della sua Sara), per poi passare alla categoria junior con il Lady Team Zuliani prima e con il Team Wilier Chiara Pierobon.

Da under 18 ha vestito la maglia azzurra ai Mondiali di Glasgow, chiuso al 18° posto. Era dotata, Sara. E aveva imparato anche a vincere tant’è che era diventata campionessa trentina per due anni consecutivi 2019 e nel 2020.

Nel 2024 era approdata alla categoria élite con il team Mendelspeck di Laives, portato in trionfo il 12 maggio scorso al Gp di Corridonia, nelle Marche e nella crono trentina di Verla/Maso Roncador aveva sfiorato il bersaglio classificandosi in seconda posizione. Oggi, durante una pedalata di allenamento, il suo tempo si è fermato senza appello, a causa dell’ennesimo incidente stradale rivelatosi fatale.

La promessa del ciclismo Sara Piffer investita e uccisa a soli 19 anni, tragedia a Mezzocorona Fonte: ANSA/Instagram

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