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Un caso alla Bosman? Tutto quello che c’è da sapere sui debiti della Reggina

Il club calabrese ha ottenuto l’accettazione di un piano di ristrutturazione che ha visto l’abbattimento di quasi 15 milioni di passività. E dovrebbe essere riuscito a iscriversi alla prossima Serie B

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Matteo Occhiuto

Matteo Occhiuto

Giornalista e telecronista

Un caso alla Bosman? Tutto quello che c’è da sapere sui debiti della Reggina Fonte: Shutterstock

Il caso Reggina – ormai ufficialmente noto così – è destinato a far scuola. La storia dei debiti del club amaranto ha popolato le cronache (extra)sportive italiane degli ultimi tempi.

Perché se in Serie A c’è stata la vicenda Juventus a tenere banco, ad agitare la Serie B sono stati i 23 milioni di euro di debiti maturati negli ultimi due anni dalla società dello Stretto, a oggi di proprietà di Felice Saladini.

Un contenzioso che ha radici profonde, che prendono il via addirittura oltre 18 mesi fa.

La gestione Luca Gallo

Tornata in Serie B nell’estate del 2020, quella successiva ondata di coronavirus, la Reggina vive con relativa tranquillità la stagione del rientro in cadetteria e anche metà della successiva annata.

I problemi, però, sorgono a febbraio dello scorso anno, nel cuore del campionato 2021-22.

A metà del mese, infatti, sono previsti i pagamenti delle ritenute Irpef, obbligo federale non procrastinabile. A soli due giorni dalla deadline, Luca Gallo , allora patron e amministratore unico del club, accusa un grave malore.

Il club, che non ha un sostituto con capacità di firma, buca le scadenze federali legate al versamento delle ritenute Irpef per le mensilità di marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre 2021 ed il versamento dei contributi Inps relativi alle mensilità di giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre 2021, oltre chiaramente al pagamento degli stipendi di novembre e dicembre.

La Reggina viene deferita (prenderà poi due punti di penalizzazione) ma è solo l’alba di una vicenda ricca di problemi. A un mese dal malore, Gallo ricompare e indice una conferenza stampa, in cui annuncia l’esistenza di un corposo debito: si parla di circa 13 milioni, di cui ben dieci nei confronti dell’erario.

Gallo sottolinea la fattibilità di porre un rimedio alla situazione ma quarantatré giorni dopo, il patron della Reggina viene messo in stato d’arresto dalla Guardia di Finanza di Roma, con l’accusa di riciclaggio e omesso versamento dell’Iva.

Le indagini delle fiamme gialle non riguardano la squadra calabrese, che, però, sembra con le spalle al muro: manca qualcuno che paghi le spese necessarie per ultimare la stagione e iscriversi alla Serie B 2022-23.

A muoversi sono in tanti, persino il Direttore Sportivo Massimo Taibi.

Alla fine, a salvare il club, a soli cinque giorni dalla data ultima per ottemperare la procedura d’iscrizione è Felice Saladini, già attivo nel mondo del calcio. L’imprenditore di Lamezia Terme acquisisce la Reggina a zero, facendosi carico delle spese necessarie per evitare la sparizione degli amaranto.

L’arrivo di Felice Saladini e il piano per i debiti

La Reggina sembra, finalmente, trovare serenità. Saladini iscrive senza problemi la squadra, scegliendo poi l’ex Prefetto di Lodi, Marcello Cardona, come Presidente della società.

L’estate trascorre serenamente, anzi il tifo amaranto si esalta con l’arrivo di Pippo Inzaghi in panchina a certificare ritrovate ambizioni. Anche l’inizio del campionato 2022-23 è positivo: i calabresi lottano con il Frosinone per il primo posto, al Granillo il sogno è quello del ritorno in Serie A.

Fuori dal campo sembrano dimenticati anche i problemi, con Saladini che, a metà dicembre, annuncia il deposito al Tribunale di Reggio Calabria di un accordo di ristrutturazione del debito relativo alle stagioni precedenti.

Questo è stato possibile sfruttando il Decreto Salva Aziende, entrato in vigore a fine marzo 2022, in soccorso di tutte le imprese messe in difficoltà dalla pandemia. Nello specifico, in tale normativa è stato modificato il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, permettendo la presentazione di piani di rateizzazioni delle moli debitorie.

Di fatto, però, da quel momento la Reggina entra in una condizione giudiziaria di liquidazione fallimentare, con la gestione economica condizionata dal parere del Tribunale. Agli amaranto, di fatto, viene anche impedito di operare sul calciomercato: sono concesse solo le spese ordinarie, cioè il pagamento di stipendi e trasferte.

Perché la Reggina è stata penalizzata

Questo comporta delle nuove problematiche con le scadenze sulle ritenute Irpef, sulla falsariga di quanto avvenuto esattamente un anno prima.

Allora, tuttavia, era stato il malore occorso all’ex patron a non permettere il pagamento; stavolta, invece, è il Tribunale a imporre un veto: il saldo non viene effettuato, il club è di nuovo deferito.

La stessa cosa avverrà un mese dopo, stavolta riguardo le pendenze per le ritenute Inps: doppia penalizzazione in classifica, la Reggina prenderà un -7 che, poi, si trasformerà in un -5 in appello.

La Reggina si difende, offre al mondo del calcio la visione amaranto: il club di Saladini, per bocca del suo Presidente Cardona, vorrebbe pagare quanto dovuto, ma il veto del Tribunale è insindacabile.

La Figc, tuttavia, la pensa diversamente e, nelle motivazioni della penalizzazione, rimarca come sia stato un errore della Reggina non comprendere spese come i contributi federali nell’accordo depositato al Tribunale.

I dettagli del piano di rateizzazione della Reggina

Come detto, la Reggina aveva una mole debitoria di circa 23 milioni di euro: quindici nei confronti del Fisco, tre verso i fornitori, due verso i dipendenti e i restanti due suddivisi fra ex tesserati (l’incentivo all’esodo) e pendenze non meglio specificate.

A questi, peraltro, vanno aggiunte le pendenze non pagate a febbraio e marzo: la cifra totale, dunque, è lievitata fino ad andare oltre i 25 milioni.

Il piano presentato ha fatto sì che vi fosse uno stralcio del 95% del debito fiscale, abbattendo la cifra da riconoscere allo Stato dai 15 milioni dovuti a 757mila euro.

Nove delle aziende creditrici hanno accettato un ribasso del denaro da ricevere (fra il 30% e il 50%). Dei 25 milioni originari, dunque, la Reggina è riuscita a rimodulare un pagamento totale di circa 8 milioni.

Va sottolineato come il Tribunale abbia dato l’okay al piano nonostante il parere negativo dell’Agenzia dell’Entrate (e di diversi creditori). Perché?

Perché senza concordato la Reggina sarebbe, con ogni probabilità, fallita. Qualora fosse successo, la liquidazione giudiziale avrebbe portato ai creditori una stima di circa quattro milioni di euro, a fronte invece degli otto che porterà in dote l’accordo stipulato e omologato lo scorso 12 giugno.

Una forbice decisamente ampia, specie considerando – come è stato fatto – la recente esperienza fallimentare della Reggina (già sparita dal calcio nel 2015), che è stata presa come esempio negativo, visto la dispersione del patrimonio (titolo sportivo, marchio, giocatori, ecc) che quella società sportiva aveva.

Le polemiche: Gravina, Abodi, il Perugia e il Brescia

L’approvazione del concordato della Reggina ha suscitato diverse reazioni – praticamente tutte negative – da parte del mondo del calcio.

In primis, a infuocare il dibattito sono state Perugia e Brescia, retrocesse in questo campionato dalla B alla C.

Entrambi i club hanno sottolineato come lo stralcio dei contributi che ha visto coinvolta la Reggina sia un atto che ha mirato il regolare svolgimento del campionato.

Secondo lombardi e umbri, gli amaranto hanno alterato il torneo, usufruendo del vantaggio economico di non pagare delle scadenze federali.

Un parere, peraltro, condiviso sia da Gabriele Gravina, Presidente della Figc, che da Andrea Abodi, ex Presidente della Lega B e Ministro dello Sport.

Entrambi hanno rilasciato dichiarazioni abbastanza inequivocabili, con Abodi che ha avallato le proteste di Brescia e Perugia. «Non è un caso – ha sottolineato il Ministro – che qualcuno sia andato in Lega Pro o non sia stato ammesso ai playoff avendo pagato tutto e tutti e non avendo comprato giocatori, mentre la Reggina ha fatto acquisti e se la sia cavata con il 5% di debiti fiscali. È un provvedimento che rispetto ma non condivido. Siamo fuori dal perimetro che intendevo quando parlavo di equa competizione, questa non lo è».

La Reggina ha risposto, difendendo le proprie ragioni e sottolineando come si sia avvalsa di un Decreto di Stato. Una norma, quella del Salva Aziende, che è stata immediatamente modificata.

Da adesso in avanti, infatti, negli accordi di ristrutturazione dei debiti non sarà più possibile obbligare il fisco ad uno stralcio dei debiti tributari con pagamento di una percentuale irrisoria.

Le soglie saranno fissate, a seconda delle situazioni, nel trenta o quaranta percento del debito, comprensiva di sanzioni ed interessi: il testo del nuovo DL è stato approvato cinque giorni dopo l’approvazione del concordato degli amaranto.

Un po’ come fu per la Legge Bosman, insomma, la Reggina ha finito per creare un caso che ha fatto giurisprudenza.

L’iscrizione completata last-minute

Otto giorni dopo l’approvazione del piano di ristrutturazione del debito, la Reggina ha poi dovuto completare, come tutti i club, le pratiche per l’iscrizione al prossimo campionato. Una Serie B che già si presenta con molte polemiche ai nastri di partenza.

Gli amaranto dovrebbero avercela fatta, anche se davvero all’ultimo secondo. Se, infatti, la domanda e la fideiussione erano pronte da diversi giorni, i bonifici necessari a saldare le pendenze finali (gli stipendi dei tesserati) sono partiti soltanto nella tarda serata del 20 giugno, termine ultimo per inviare tutti gli incartamenti.

Toccherà alla Co.Vi.So.C. e alla Commissione Criteri Infrastrutturali e Sportivi-Organizzativi giudicare le documentazioni giunte, con il responso che arriverà il prossimo 30 giugno. Solo allora si saprà se la Reggina sarà riuscita nell’impresa di chiudere una pagina nera della propria storia societaria, che potrebbe conoscere una nuova svolta nei prossimi giorni.

Gli amaranto, infatti, sarebbero oggetto di trattativa fra il patron Saladini e un paio di cordate pronte a investire nel club, finalmente privo di tutte le beghe economiche del passato.

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