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US Open, Berrettini e il retroscena su Sinner: poi rivela le sue nuove ambizioni

Berrettini ha raccontato cos'è cambiato dalla prima apparizione allo US Open e spiegato quali sono le sue ambizioni per questa edizioni. Matteo ha poi rivelato di aver notato qualcosa di strano in Sinner negli ultimi mesi

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Matteo Morace

Matteo Morace

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La multimedialità quale approccio personale e professionale. Ama raccontare lo sport focalizzando ogni attenzione sul tempo reale: la verità della dirette non sono opinioni ma fatti

Durante il media day precedente l’inizio dello US Open, Matteo Berrettini ha rilasciato un’interessante intervista a SuperTennis – emittente televisiva della FITP -, durante la quale ha fatto un parallelo tra i suoi slam newyorkesi del passato, a partire dalla prima partecipazione nel 2017, per poi parlare delle sue ambizioni per il torneo che inizierà lunedì 26 agosto. Il classe 1996 ha poi anche parlato di Jannik Sinner, rivelando di aver notato in lui uno sguardo differente negli ultimi mesi, proprio da quando gli era stata notificata la positività al clostebol.

Cos’è cambiato dalla prima volta allo US Open

Quella di quest’anno sarà l’ottava presenza di Matteo Berrettini allo US Open, con la prima che risale al 2017, quando si arrese al secondo turno delle qualificazioni. Un’era tennistica fa e un giocatore completamento diverso da quello poi capace di spingersi addirittura in finale a Wimbledon e conquistare 10 titoli ATP. Proprio a partire dai ricordi di quel 2017, The Hammer ha raccontato cos’è cambiato da quell’edizione e quali sono le sue aspettative per lo slam che prenderà il via lunedì 26 agosto.

Queste le sue parole: “Dalla mia prima presenza allo US Open sono certamente cambiati gli obiettivi, le aspettative e il mio approccio. Nel 2017 ero arrivato qui pensando che sarebbe stato bello qualificarsi. Poi dopo sono cambiate un po’ di cose e la qualificazione non era più sufficiente. I primi e secondi turni non erano più abbastanza. Bisognava guardare sempre più avanti, cambiando quindi la concezione di tutto. Penso di essere cresciuto come persona e sportivamente mi sento maturato sotto molti aspetti, però la gioia con cui affronto il torneo è la stessa di sempre. Mi presento a questo US Open con un obiettivo ovviamente diverso rispetto a quello di quello di qualche anno fa, non sono testa di serie e non ho disputato tante partite quest’anno. Sono sempre le stesse cose, però desidero tanto far bene, giocare bene. Sono felice delle mie recenti prestazioni e mi sento in forma”.

Il tabellone: “Una partita alla volta”

Berrettini ha poi parlato del tabellone, che in caso di vittoria al primo turno lo vedrebbe subito opposto all’ostico Taylor Fritz, il miglior statunitense nel circuito per ranking: “Certamente ho dato un’occhiata al tabellone ma penso alla prima partita. Penso alle difficoltà di giocare una partita 3 su 5 sul cemento, è un anno che non ne disputo. Wimbledon è completamente differente nel suo insieme. L’ho detto a inizio anno e continuo a ribadirlo. Questo è un anno di ricostruzione”.

“Penserò a giocare il mio miglior tennis, a divertirmi, a emozionarmi come sempre fatto questo torneo. Poi vedremo che succederà. Arrivo con ambizioni e sensazioni diverse. L’obiettivo è leggermente cambiato da quello che magari potevo avere due anni fa quando arrivavo da top 10 e con risultati e più match giocati sul cemento. Sono consapevole dell mio livello e che è fondamentale pensare a una partita alla volta. Prima c’è Ramos-Vinolas, un giocatore di grande esperienza, che sa giocare le partite, poi vedremo cosa succederà. So che posso arrivare in fondo, ma prima bisogna vincere il primo match”.

Su Sinner: “Avevo visto qualcosa di diverso nei suoi occhi”

Matteo ha poi parlato del suo amico e collega Sinner, finito nell’occhio del ciclone per il caso doping scoppiato – chiuso a livello giudiziario – nell’ultima settima. A proposito Berrettini ha svelato di aver visto qualcosa di differente nel n°1 del mondo negli ultimi mesi, un qualcosa che faceva intendere che sotto sotto aveva delle preoccupazioni: “Credo siano stati dei mesi complicatissimi per lui. Io non gli ho detto nulla perché comunque nei mesi precedenti mi sembrava un po’ diverso, però poi siamo sempre amici nemici nel tour, senti che non vuoi andare a disturbare il lavoro degli altri. Avevo notato qualcosa di diverso nei suoi occhi quando giocava. Forse meno gioia, poi è uscito tutto questo e ho capito che c’era qualcosa sotto”.

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