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Virtus, Iffe Lundberg s'è preso la sua rivincita: da reietto con Scariolo a uomo dei finali con Banchi

L'ennesimo canestro clutch rifilato al Bayern, dopo quello già segnato a Belgrado, ha definitivamente riconsegnato il danese al suo ruolo di guida della Virtus Bologna.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Quello che risolve problemi di solito si fa chiamare mister Wolf. A Bologna però hanno pensato bene di affidarsi a un altro esperto del settore: mister Lundberg, per gli amici mister Iffe, quello che a cavallo del nuovo anno ha riservato il medesimo trattamento al Partizan e al Bayern. Perché recita bene uno striscione esposto alla Segafredo Arena nell’ennesima notte da sogno della campagna continentale di stagione della Virtus: “Meno Effe, Più Iffe”, rivolto ai cugini (oggi) poveri della Fortitudo, relegati in A2 e costretti a mostrare buon viso a cattivo gioco dopo l’ennesima perla stagionale delle Vu nere. Griffata Iffe, naturalmente.

Iffe, l’uomo dei palloni decisivi

Se c’è un simbolo della rinascita sportiva della Virtus, Lundberg è forse il perfetto uomo copertina. Da reietto a incensato, da uomo con la valigia pronta sull’uscio di casa a pedina fondamentale, specie nei finali punto a punto. Tanto che da qualche ora s’è meritato l’appellativo di “Mister Clutch”, l’uomo che nei finali di partita ci mette la faccia, muovendo la retina quando il pallone nelle mani pesa come un macigno.

E le due vittorie contro Partizan e Bayern rischiano davvero di aver spedito in orbita Bologna, che si gode la seconda piazza europea e la firma in calce del danese, che un segnale forte l’aveva mandato già a metà novembre, quando decise di vestire i panni del supereroe e battere l’Olimpia Milano nel primo derby continentale di stagione. Soprattutto è evidente quanta fiducia Banchi riponga nel ragazzo di Copenaghen, al quale non ha esitato di affidare i palloni che hanno fatto la differenza.

La rottura con Scariolo, la rinascita con Banchi

La Virtus, è bene ricordarlo, poco più di tre mesi fa era senza allenatore. O meglio, un tecnico ce l’aveva, ma non più allineato con i piani dirigenziali: Sergio Scariolo ha preferito alzare la voce in conferenza stampa (due volte, la prima a fine giugno, la seconda a metà settembre) e sbandierare al mondo intero la sua insofferenza, di cui faceva parte anche Lundberg. Che nelle grazie del tecnico bresciano non c’era finito prima, e non ci sarebbe finito poi, tanto che fino a inizio ottobre la sua permanenza a Basket City era tutt’altro che scontata.

Il 13 settembre, giorno della conferenza stampa al vetriolo di Scariolo, Iffe venne ufficialmente messo fuori rosa. Due settimane più tardi, dopo qualche giorno “in prova” col nuovo allenatore (cioè Banchi), il danese venne reintegrato. E da allora tutto ha cambiato sapore, o se preferite orizzonte: 8.0 punti, 3.1 rimbalzi e 2.3 assist a partita in LBA, 7.9 punti, 1.6 rimbalzi e 1.9 assist in Eurolega. Dove però le cifre dicono tutto e non dicono niente, perché quello che più conta è l’aver dimostrato di essere presente quando la posta s’è fatta alta. E delle 13 vittorie (su 18 gare) di Bologna, almeno 4 portano indelebilmente la sua firma, inclusa quella sul Barcellona.

Numeri da urlo, ma ora col contratto come la mettiamo?…

Adesso che è scoppiata nuovamente la passione tra Iffe e il popolo virtussino, sognare diventa un esercizio abbastanza scontato. Nella rinascita sportiva di Lundberg c’è molto di Luca Banchi, che invero la bacchetta magica l’ha usata non soltanto con il danese, ma in generale con diverse pedine di casa Virtus (vedi Belinelli e Cordinier).

Iffe è il secondo giocatore più costoso a libro paga dopo Shengelia, ma per una stagione almeno non lo aveva dimostrato. Arrivato dal CSKA Mosca dopo lo scoppio del conflitto ucraino-russo, può dire di aver davvero dato sfoggio del suo talento soltanto in questa prima metà di stagione, salendo di tono col passare delle partite. E le prestazioni offerte paradossalmente rischiano di mandare in frantumi il proposito avanzato dalla proprietà bolognese, che un paio di mesi fa s’era presentata alla porta di Gabriel per chiedergli di prolungare il contratto di altri 12 mesi, “spalmando” il compenso previsto fino al prossimo giugno.

Ai tifosi, però, tutto questo oggi poco interessa: loro pensano a godersi l’Iffe più clutch che si sia mai visto dalle parti di Bologna. Uno dei pochi talenti sui quali anche un santone come Scariolo si sarà dovuto ricredere.

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